Sivakov entra zoppicando attraverso la porta di ferro oltre la quale tutta la carovana del Tour of the Alps sta facendo il tampone. Sono passati praticamente tutti, rimanevano soltanto lui e Moscon. Gianni è appena uscito con il sorriso del vincitore e si è fermato subito fuori per fare due parole sulla Doyenne, la Liegi-Bastogne-Liegi. Il russo ha fatto appena in tempo a congratularsi, poi vedendolo scendere dalla bici si è capito il dolore. La caduta nella discesa di Frinig lo ha colpito duramente, anche se sarebbe potuta andare peggio. C’è ora da chiedersi se un buon massaggio e una notte di sonno lo rimetteranno nelle condizioni per giocarsi domani la tappa più impegnativa. Quando entra nel locale, ci concentriamo sul vincitore.
«A Innsbruck ho ritrovato il feeling con la vittoria – dice Gianni – sarebbe sembrato impossibile fino a qualche mese fa. E’ bello accorgersi di come tutto giri bene quando si innesca il meccanismo vincente. E’ il momento di cogliere il massimo, restando con i piedi per terra. A forza di rincorrere il salto di qualità si è visto come è andato a finire negli ultimi anni. Se hai qualità, vengono fuori da sole. Basta assecondarle».
Un fatto di istinto
Anche questa volta sul traguardo si è fermato ad aspettare i compagni, al termine di una tappa che ha scavato solchi profondi nella classifica e nelle gambe.
«Era una tappa che si prestava alle fughe da lontano – dice – con la certezza che soltanto dei buoni corridori avrebbero potuto prendere il largo. La salita dura in partenza non permetteva altre soluzioni. Si poteva attaccare subito o restare coperti e provarci in finale. Poi è chiaro che in gara segui l’istinto. Abbiamo fatto la prima salita a ritmo molto alto, mi sono inserito nella fuga ed è andata bene. Quando poi ho sentito che il gruppo rinveniva, ho visto sull’ultima salita l’occasione per fare la differenza e ho iniziato il forcing».
Dopo il passo Resia, il gruppo di è inoltrato lungo la Val Venosta Passaggio davanti al campanile romanico del XIV secolo, sommerso nel lago a Curon
Freddezza Fabbro
Alla sua ruota si è portato Fabbro e la sensazione è stata che avendo carta bianca, il friulano avrebbe potuto tentare l’allungo o di dargli il cambio. Quando lo abbiamo raggiunto dopo il traguardo, sorridente e di ottimo umore, Matteo ha spiegato che in quel momento la tentazione era proprio quella di andare via.
«Esatto – ha sorriso – mi è venuto in mente di partire secco, poi ho pensato che da dietro stava risalendo Grosschartner, che mancavano tanti chilometri e che comunque Moscon era più veloce. Per cui siamo contenti di come sia andata e c’è mancato poco che Felix riuscisse a passare Gianni. La condizione è in crescita e abbiamo davanti giorni per riprovarci».
Professor Pozzovivo
Questo posto è una miniera di incontri, passano tutti i corridori. Tra Pozzovivo e Puccio si svolge un simpatico siparietto, parlando di tamponi, in cui il puntiglioso lucano mette gustamente a posto le cose. «Non esistono falsi positivi – sta dicendo – se il tampone è stato positivo, anche se per poco, vuol dire che il virus c’è. Semmai ci può essere un falso negativo. Si sentono sempre queste cose, ogni tanto ho l’esigenza di fare qualche precisazione».
Domenico è di quelli che sabato voleranno in Belgio. E proprio al riguardo, osservando Moscon e la sua gamba stellare, viene il pensiero che potrebbe essere lui l’italiano per la Doyenne.
Suggestione Liegi
«Sicuramente la Liegi è una corsa bellissima – dice Gianni – ma si è visto all’Amstel che la Ineos Grenadiers avrà uno squadrone. Quindi per ora penso a finire questo blocco di lavoro, poi andrò alla Doyenne come minimo per essere di aiuto alla squadra. In corse come quella, partono in 180 e tutti vorrebbero vincere, ma solo uno ci riesce. Adesso pensiamo a domani. Avremo salite lunghe con pendenze importanti. Tanti vorranno andare in fuga e si andrà subito a tutta. E noi dovremo capire come sta Pavel, prima di poter impostare qualsiasi tattica».
Sivakov arriva sofferente dopo la caduta, ma ha tenuto il gruppo All’arrivo Fabbro stanco ma soddisfatto: ha lavorato bene per la squadra
Sivakov arriva sofferente dopo la caduta, ma ha tenuto il gruppo All’arrivo Fabbro stanco ma soddisfatto: ha lavorato bene per la squadra
E Sivakov infatti passa proprio in questo momento. Solleva a stento la gamba, sale sulla bici e conferma con le parole le smorfie del volto. Stasera il brindisi sarà più sobrio di quello di Innsbruck. La montagna invita alla discrezione e la caduta di un compagno così importante porta sempre un velo di incertezza. La Doyenne in fondo alla settimana strizza però l’occhio…