Vingegaard firma una super primavera e avvisa Roglic

13.03.2024
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Vingegaard se ne è andato da San Benedetto portando con sé la settima vittoria stagionale e il tridente di Nettuno, con cui viene premiato il re dei Due Mari. Scherzando a corsa finita, l’ha definito uno dei premi più belli e singolari da aggiungere alla sua collezione, perché lo lega al precedente lavoro al banco del pesce. La prossima sfida del danese sarà il Giro dei Paesi Baschi, vinto l’anno scorso su Landa e Izagirre.

Da solo sul Petrano, spingendo quel tanto che bastava per guadagnare sugli inseguitori
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Prima il Tour

Nei giorni della Tirreno-Adriatico hanno provato tutti a fargli dire che verrà a correre il Giro, ma due aspetti sono stati palesi: la sua grande educazione nel rispondere sempre in modo affabile e l’intenzione di restare legato al Tour per tutto il tempo che sentirà di poterlo vincere. Nel giorno finale della Tirreno, lo stesso in cui Jorgenson vinceva la Parigi-Nizza, Vingegaard è parso allegro e più spiritoso del solito.

«E’ un giorno fantastico per la nostra squadra – ha detto – con Matteo che vince alla Parigi-Nizza e io qui. Immagino che non potrebbe andare meglio per noi. Siamo arrivati molto pronti a questi appuntamenti. Abbiamo fatto una buona base durante l’inverno e poi siamo appena scesi dal ritiro in altura, dove abbiamo fatto un sacco di duro lavoro. Ho visto quanto ha lavorato Matteo lassù, quindi ero sicuro che avesse un livello altissimo e che fosse in grado di fare qualcosa di veramente buono in Francia. Questo mi dà molta fiducia. Si è detto che senza Van Aert e Roglic al Tour potremmo essere meno forti, ma vedere i compagni vincere dà fiducia e convinzione che possiamo lottare di nuovo per la vittoria. Mi piace correre in Italia. Mi piacciono i posti, le strade, il tifo e i tifosi. Non escludo che un giorno io venga al Giro, ma finché potrò vincere il Tour, il mio obiettivo sarà quello».

Il trofeo della Tirreno-Adriatico è un singolare omaggio al campione che da ragazzo lavorò al mercato del pesce
Il trofeo della Tirreno è il singolare omaggio al campione che da ragazzo lavorò al mercato del pesce

Roglic, un rivale

La sfida del Tour sarà come al solito roboante e di altissimo livello. Non è sfuggito, anche perché lo ha fatto notare lo stesso Vingegaard, che la sua squadra si ritroverà senza Van Aert e Van Hooydonck, che lo scorso anno fecero la loro parte, e senza Roglic, che è diventato un avversario. Il primo confronto fra i due è ormai alle porte. Si sfideranno ai Paesi Baschi, che Primoz ha vinto nel 2018 e nel 2021, mentre Jonas ne è appunto il vincitore uscente.

«E’ sarà un po’ strano, credo – dice – perché ho corso nella sua stessa squadra negli ultimi cinque anni, quindi correre contro di lui sarà una sensazione davvero particolare. Però dovrò sforzarmi di considerarlo un avversario come chiunque altro. Come Remco, come Ayuso, come Pogacar. Immagino che una volta capito questo, non cambierà molto».

La Visma-Lease a Bike si è mostrata molto solida, con uomini come Attila Valter e Uijtdebroeks che non faranno il Tour
La Visma-Lease a Bike si è mostrata molto solida, con uomini come Attila Valter e Uijtdebroeks che non faranno il Tour

Colonna Jorgenson

L’arrivo di Jorgenson e la sua capacità di esprimersi a un livello così alto in qualche maniera lo solleva. Quando si arriva alla fine di un ciclo come quello di Roglic, occorre ricrearsi subito dei punti di appoggio e l’americano ha tutti i requisiti per diventarlo.

«Sono stato in stanza con lui a Tenerife per tre settimane – spiega Vingegaard – ed è un ragazzo davvero eccezionale. E’ calmo e molto professionale, non è difficile stare con lui. Penso che si adatti molto bene alla nostra squadra in ogni aspetto, per gli allenamenti e l’alimentazione. Ha fatto un grande passo quest’inverno e penso che tutti possano rendersene conto. Non che prima fosse un cattivo corridore, perché ricordo che l’anno scorso alla Parigi-Nizza, nell’ultima tappa facevo fatica a seguirlo. E quando ho saputo che lo avevano ingaggiato, ho detto subito che era un ottimo acquisto e lui lo ha già dimostrato».

Una foto su Instagram di Matteo Jorgenson: «Mostrando al grande capo il trofeo che ho vinto»
Una foto su Instagram di Matteo Jorgenson: «Mostrando al grande capo il trofeo che ho vinto»

Gestendo lo sforzo

Lo vogliamo al Giro e lo vogliamo assolutamente alle classiche. Nei giorni precedenti Vingegaard ha dovuto smarcarsi anche da domande sulla Liegi: sono corse che gli piacciono, ma si resta fedeli alle scelte fatte con i necessari elementi nelle mani.

«Stessa cosa per le Olimpiadi – dice Vingegaard – sarei anche pronto a farle. Ma quando guardo le possibilità e la quantità di corridori che possiamo portare, capisco che per me sarebbe molto difficile fare la selezione, su un percorso che mi si addice davvero poco. Penso che in Danimarca abbiamo tanti corridori di qualità che meritano più di me di andare alle Olimpiadi. Quindi si può dire che sarei felice di andare, ma dubito che lo farò. Diverso invece il discorso dei mondiali di Zurigo, che in teoria sono molto più adatti. Quella è un’opzione che dobbiamo ancora studiare, perché non abbiamo ancora deciso quale sarà il mio programma dopo il Tour. La Tirreno mi ha dato buone sensazioni, ma non posso dire di essere andato davvero a fondo nello sforzo. Monte Petrano è stato una scalata molto dura, ma non sempre è necessario andare al massimo. Adesso torno a casa con il mio trofeo e fino ai Paesi Baschi non andrò nuovamente in altura, starò al livello del mare».

Fa un sorriso per il riferimento alla Corsa dei Due Mari e poi prima di andarsene si presta a piccoli video per gli uomini di RCS Sport. Con sette vittorie collezionate in undici giorni di corsa, si capisce bene che l’umore sia lieve. E il bello è che la stagione vera non è ancora cominciata.