Nella spedizione italiana agli europei su pista di Apeldoorn c’era anche Matteo Fiorin, che ha partecipato allo scratch. Una presenza che, a prescindere dal risultato, ha avuto un certo peso specifico perché parliamo di un corridore appena approdato alla categoria U23. Appena approdato alla MBH Bank-Colpack-Ballan, il corridore di Desio ha vissuto quest’esperienza quasi come un regalo di Natale fuori tempo.
«E’ stata una settimana davvero diversa dalle altre – racconta Fiorin – un’esperienza particolare e che mi ha lasciato tanto. Mai lo scorso anno avrei pensato d’iniziare così il 2024, ma con tanti azzurri impossibilitati a partecipare perché in Australia, si è aperta una porta anche per me».
Come sei arrivato ad Apeldoorn?
L’avvicinamento non è stato dei migliori, prima di Natale ho avuto problemi di salute che mi hanno costretto a qualche giorno di stop. Nelle due settimane precedenti la rassegna continentale ho lavorato bene, ma la forma raggiunta non era quella ottimale. Comunque ero pronto per fare la mia figura.
Che impressione ti ha fatto gareggiare fra i grandi?
Inizialmente non nego di aver sentito un po’ la pressione, ero in mezzo a tutti quei corridori che normalmente guardavo in televisione. Poi ho cercato di concentrarmi su me stesso, sulla gara e non ci ho più pensato. In fin dei conti, sono sempre avversari, come quelli che affrontavo prima, da junior.
La gara com’è stata?
Particolare, diversa da come pensavo sarebbe andata e da come solitamente si svolgono gli scratch. Normalmente i primi giri sono di assestamento, si sta alla corda e si prende velocità, invece sin dall’inizio non c’è mai stato ritmo costante, si sono subito susseguiti gli scatti. A metà corsa c’è stata l’azione decisiva e il gruppo si è praticamente spezzato in due, io non sono stato reattivo in quel momento per attaccarmi al treno giusto e la cosa era possibile. Per questo ho chiuso con molti rimpianti.
Con che ambizioni eri partito?
A dispetto della mia giovane età, volevo giocarmi le mie carte. Tra l’altro prima della partenza Villa mi aveva suggerito di mettere un rapporto 63-64×16, ma io ho optato di comune accordo per il 66×16 proprio perché volevo giocarmi le mie carte allo sprint, anche considerando i rapporti che usavo l’anno scorso. Una scelta che alla fine si è rivelata vana.
Che cosa ti ha detto Villa dopo la gara?
Io ero molto abbattuto, lui prima della corsa mi aveva detto di stare tranquillo, che comunque fosse andata sarebbe stata esperienza da mettere da parte. Alla fine mi ha consolato ribadendo che ero lì per imparare, poi abbiamo analizzato la gara per capire dove avevo sbagliato. Corse del genere servono a questo.
Lo scratch è tra le tue discipline preferite?
Non direi, anche come è andata la gara di Apeldoorn conferma che per certi versi è un terno al lotto, devi essere anche fortunato per poter emergere. Preferisco una gara come l’eliminazione, dove si deve sfruttare la strategia e soprattutto emergono i veri valori.
Molti successi li hai però ottenuti nella madison, dove con Sierra hai mostrato di avere notevole amalgama, qualità che Villa ritiene appartenere a poche coppie…
Con David ci conosciamo fin quasi da bambini. Ci siamo poi ritrovati insieme in nazionale e Salvoldi ci ha unito. Abbiamo subito trovato il feeling giusto, alla prima gara internazionale a Gand abbiamo subito vinto… Ci siamo presi belle soddisfazioni perché siamo un connubio perfetto, che compendia diverse caratteristiche sia personali che ciclistiche, ma in bici siamo entrambi “cattivi”, io più veloce e lui più resistente. Noi vogliamo andare avanti insieme, questo è sicuro.
A che punto sei ora?
Direi buono, stiamo affrontando il primo ritiro con la Colpack per affrontare a fine mese le prime gare della stagione. La prima parte sarà un po’ a singhiozzo anche perché ho la maturità che mi aspetta, infatti credo che salterò le prove di Nations Cup anche perché ho solo i punti per partecipare allo scratch.
Su strada sei considerato uno sprinter puro, ma questa etichetta ti sta bene?
Fino a un certo punto. Sicuramente lo sprint è la mia caratteristica migliore, ma voglio dimostrare di saper temere anche sugli strappi brevi. Cambiando categoria cambiano la preparazione e anche le gare, saranno più lunghe e complesse. Mi dovrò abituare, ma con l’allenamento e la dedizione voglio arrivarci, voglio far vedere che posso essere un velocista più complesso.
Considerando anche gli impegni scolastici, che cosa ti proponi?
In questo primo anno di aiutare i compagni in primis, di entrare appieno nel gruppo, ma se capita l’occasione giusta non mi tirerò certo indietro…