Federica Venturelli continua a crescere. L’abbiamo vista vincere nel cross, poi in pista, su strada e nelle crono. Quest’anno ha superato la maturità e alla fine della stagione riceverà il kit del UAE Adq Development Team in cui correrà per la prossima stagione. Il talento c’è e non si discute, ma dove può arrivare questa diciottenne che sembra sempre protesa verso la perfezione? Lo abbiamo chiesto a Daniele Fiorin, milanese classe 1971, in passato tecnico federale del settore giovanile e ora direttore tecnico del Vigorelli, che della cremonese è il mentore da quando era poco più di una bambina.
Da quanto la conosci?
E’ arrivata da me per caso alla fine dei giovanissimi. Avevo il papà amico su Facebook e dato che ero tecnico nazionale, mi chiedeva pareri sull’allenamento o la posizione. Mi mandava dei video affinché gli dessi consiglio su come metterla in bicicletta. Però un giorno lessi un post in cui diceva che probabilmente Federica avrebbe smesso di correre. Gli scrissi per chiedergli cosa fosse successo e mi spiegò che era per motivi familiari. La mamma e la nonna non ne volevano sapere che lei passasse esordiente e iniziasse ad allenarsi in strada.
Come le convincesti?
Viviamo lontani, loro sono di San Bassano, a 150 metri da Marta Cavalli, io invece vivo a Seveso. Però gli dissi che piuttosto di farla smettere, avrebbe potuto fare un po’ di ciclocross e poi a febbraio avrebbero preso una decisione. Così Federica fece la stagione del cross, dimostrando subito di avere dei numeri. A gennaio vinse l’italiano esordenti di primo anno a Roma e da lì non ci siamo più fermati. Ha fatto i quattro anni da esordiente e gli allievi da noi come Cicli Fiorin.
Perché il passaggio alla Gauss?
Perché grazie a un abbinamento, avevo già portato lì mia figlia e Beatrice Caudera. Era una squadra giusta per crescere, ma l’anno scorso Sara e Beatrice sono passate in UAE perché sono più grandi e a quel punto la situazione era un po’ troppo tranquilla per un talentino come Federica. Per questo ho preferito portarla alla Valcar-Travel&Service continuando ad allenarla, in modo che potesse avere delle situazioni di gara in un gruppo competitivo, dove potesse crescere ancora.
L’hai definita “un talentino”…
In realtà è un vero talento, togliamo il diminutivo. Io credo da sempre nella multidisciplina, così Federica è cresciuta alternando ogni settimana allenamenti diversi, a seconda delle necessità. Siamo andati avanti così e i risultati si stanno vedendo. Ogni tanto ha qualche problemino di salute, è un po’ cagionevole perché pretende molto da se stessa. In bicicletta ma soprattutto a scuola e quindi si stressa anche oltre il necessario.
Dove può arrivare?
Può arrivare veramente in alto, perché non ha ancora fatto grossi carichi di lavoro. Abbiamo sempre lavorato bene, ma in modo specifico, senza fare quantità. La mia idea è quella di lavorare sulle qualità neuromuscolari dei ragazzi in giovane età e non sulla resistenza, altrimenti rischi di appiattire le loro qualità e di “bruciarli”. Per questo Federica ha ancora notevoli margini. Nel momento in cui comincerà a inserire dei carichi di lavoro, anche se di fondo, e se manterranno le sue qualità, potrà crescere davvero tanto.
In qualche modo ha avuto il vantaggio della precocità?
Federica è sempre stata precoce, nel senso che già da esordiente di primo anno era alta così, intorno a 1,80. Però non abbiamo mai lavorato sulla quantità, per cui ha davvero tanto margine.
Verrà un momento in cui dovrà scegliere dove specializzarsi?
Secondo me sì. A lei piace molto il cross, siamo cresciuti così, ma le ho consigliato di non fare una stagione invernale troppo impegnativa. Ha bisogno di tirare un po’ il fiato. Siamo cresciuti attuando una doppia periodizzazione: durante la stagione della strada, gli altri corrono e noi ad agosto invece ci fermiamo. Poi abbiamo il secondo stacco di 15-20 giorni a fine periodo del cross. Le ho chiesto di rallentare, ma la tirano tutti per la maglia e alla fine non vuole deludere nessuno.
Che rapporto ha con la preparazione?
Con i miei atleti, ho una chat su Whatsapp dove io metto gli allenamenti e loro giornalmente mi dovrebbero mandare i file, le sensazioni e valori come peso e pulsazioni. Come un diario, diciamo. E lei è una di quelle che immancabilmente la mattina, alle 7, che sia a scuola oppure a casa, manda un messaggio super dettagliato. Se ha preso degli integratori, tutto nei minimi particolari.
E’ sempre così determinata?
Caratterialmente non molla una virgola da nessuna parte, è una guerriera. Ha finito le superiori perché era avanti di un anno, ma in pagella ha tutti dieci. Nella sua chat ci sono anche Bragato e Villa, perché Federica è un patrimonio della Federazione, quindi è giusto che ci sia un confronto anche con loro e che tutti sappiano cosa sta facendo.
Fisicamente ricorda un po’ Vittoria Guazzini: quale potrebbe essere il suo terreno?
Siamo intorno ai 68-70 chili, volendo può calare anche lì. Ha iniziato da quest’anno un discorso nutrizionale, per i problemi di salute che aveva sotto forma di intolleranze che le causavano delle infiammazioni. Diciamo che anche sotto questo aspetto è tutta da costruire, come quantità dell’allenamento e nutrizione è ancora al livello di un’allieva. Non voglio mettermi nei panni dei tecnici della nazionale, ma secondo me rischiamo di vederla in pista a Parigi nel quartetto. Soprattutto se comincia a lavorarci seriamente.
La scelta della UAE Development?
Lo scorso anno è andata lì mia figlia e mi avevano chiesto anche Federica. Lei aveva già tante altre offerte, anche all’estero, anche WorldTour direttamente. Però il mio consiglio è stato quello di crescere gradualmente. Avrà bisogno di un primo periodo di adattamento, non essendo abituata a fare determinati carichi di lavoro, per cui magari all’inizio potrebbe pagare qualcosa e lì non le faranno pressioni.
Vorresti seguirla anche il prossimo anno?
Io da una parte mi fermerei qua, nel senso che sono abituato da sempre a lavorare con le categorie giovanili e sopra non ci ho mai voluto mettere il naso. Dall’altra mi piacerebbe non allenarla in prima persona, ma collaborare con chi la prenderà in mano, dato che la conosco da così tanto. Questo però non dipende da me né da lei: dipenderà dalla squadra.