Il ritorno di Tiberi: la base, le nuove bici, la prima corsa

11.06.2023
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Antonio Tiberi è tornato in gara. Lo ha fatto l’altroieri al GP des Kantons Aargau, antipasto del Tour de Suisse, che comincia giusto oggi. Erano passati 102 giorni dalla sua ultima gara, la tappa finale del UAE Tour, tra l’altro concluso con un ottimo settimo posto nella generale tra campioni di primissimo piano.

Questo rientro ha segnato il termine di una lunga vicenda: il fattaccio del gatto, lo stop della Trek-Segafredo, la rottura del contratto con la squadra americana, la firma con la Bahrain-Victorious. Ma in tutto ciò c’è l’atleta. E dopo aver parlato con Pellizotti eccoci direttamente con lui. Come ha lavorato in questo periodo Tiberi? Come si è gestito? Antonio stesso ci ha chiarito le idee.

Antonio Tiberi (classe 2001) all’ultima gara con la Trek-Segafredo. Era il 26 febbraio
Tiberi (classe 2001) all’ultima gara con la Trek-Segafredo. Era il 26 febbraio
Antonio, come sono stati i primi giorni dopo lo stop? Anche dal punto di vista mentale?

L’inizio di questa vicenda è stato nel segno della confusione. Preoccupazione, stress: c’era una situazione un po’ complicata, quindi ho cercato di prenderla nel modo più leggero possibile. Ho cercato di non stressarmi troppo con gli allenamenti. Ho fatto qualche uscita così, giusto per tenere un po’ la condizione, e qualche uscita lunga quando mi andava se c’era una bella giornata.

Hai approfittato anche per fare cose diverse?

Ho passato un po’ più tempo con i miei amici che non vedevo quasi mai e con la mia famiglia. Con gli amici siamo andati a fare una camminata in montagna, dalle mie parti vicino a Frosinone. Abbiamo fatto Pasquetta insieme, qualcosa che di solito non riuscivo a fare.

Passiamo a discorsi più tecnici. Quando hai saputo più o meno che saresti tornato a correre?

Diciamo che ci sono stati diversi periodi. All’inizio, sembrava dovessi rientrare già alla Coppi e Bartali, quindi avevo staccato pochissimo. Poi sembrava che sarei rientrato più tardi. Quindi ancora si è stravolto tutto fino al cambio della squadra. Così tra queste due fasi c’è stato un periodo di stacco maggiore.

E quando hai ripreso?

Quando c’è stata la conferma della nuova squadra. Loro sin da subito mi hanno che saremmo ripartiti qui in Svizzera. Da quel momento mi hanno messo anche in contatto con il preparatore Michele Bartoli e ho iniziato appunto a seguire le sue tabelle.

Antonio Tiberi con i suoi amici durante la gita in montagna nel frosinate
Antonio Tiberi con i suoi amici durante la gita in montagna nel frosinate
Riassumendo il tutto: hai continuato a pedalare a marzo, hai mollato nel periodo di Pasqua e a fine aprile hai ripreso a spingere…

A pedalare più che altro. Ho iniziato a fare le cose più seriamente da inizio maggio.

E come hai ripreso? Cosa hai fatto?

Sono ripartito come fosse una preparazione invernale. All’inizio un po’ di palestra, esercizi, uscite per il fondo e per la forza. Non sono mancati i lavori di potenziamento e di SFR… Quello che serve per costruire una base. Nel frattempo c’è stata l’ufficializzazione con la Bahrain. A quel punto ero sicuro della data del ritorno alle corse e abbiamo iniziato a fare lavori più specifici.

Quanto è stato importante avere una data certa?

Parecchio importante, perché comunque alla fine allenarsi nel modo che serve non è facile. Provi a resistere, ma senza avere un obiettivo preciso è più difficile. 

Chiaro, è scattata una molla. Come hai lavorato sulla forza?

Le SFR le facevo da 6′, seguite da 2′ di recupero e poi altri 6′ o 7′. Le facevo consecutive, di seguito sulla stessa salita. In generale, preferisco sempre fare i lavori su una salita lunga. Infatti scelgo di solito scalate intorno ai 20 minuti e più. Poi dipende anche dalla zona dove mi trovo. Se sono dalle mie parti vado sempre sulla mia solita salita che si chiama Santa Serena, zona di Supino, ed è quella che faccio da quando sono bambino. Se sono invece a San Marino, utilizzo uno dei tanti versanti che riportano a San Marino. Oppure vado verso San Leo o Novafeltria.

GP des Kantons Aargau: Tiberi è tornato in corsa 102 giorni dopo la sua ultima gara. Ora Giro di Svizzera
GP des Kantons Aargau: Tiberi è tornato in corsa 102 giorni dopo la sua ultima gara. Ora Giro di Svizzera
Hai detto che ad un certo punto sei passato a lavori più specifici: hai fatto qualche fuorigiri, del dietro motore in vista del rientro alle gare?

Il dietro motore in queste preparazione non l’ho fatto. Di solito mi aiuta mio papà, ma non essendo stato a casa, non c’era nessuno che me lo facesse fare. Però ho compensato con dei lavori in sempre in salita o pianura. Ho utilizzato anche la bici da crono.

Che lavori?

Medio, medio in salita, medio variato, lavori in soglia tipo scatti o ripetute come 30”-30”.  Poi comunque sono andato anche a Livigno.

Quindi anche altura… Quanto ci sei stato?

Due settimane. Sono sceso il 6 giugno, tre giorni prima di venire all’Argau. In quei tre giorni sono stato a Lecco dalla mia ragazza e ne ho approfittato per andare da Vedovati a Bergamo per le posizioni con le nuove bici.

E infatti ti volevamo chiedere proprio dell’adattamento con le Merida…

Mi sono trovato subito bene. Con Vedovati abbiamo sistemato sia la bici da strada che quella da crono. E siamo subito riusciti a “tirare fuori” una buona posizione. Ma già a a Livigno avevo cercato di abituarmi alla bici da crono facendoci qualche lavoro.

Tiberi alla prima uscita ufficiale con la Bahrain-Victorious. Eccolo con Pello Bilbao, il compagno che più conosceva
Tiberi alla prima uscita ufficiale con la Bahrain-Victorious. Eccolo con Pello Bilbao, il compagno che più conosceva
Uscivi con la brugola in tasca?

No, no! Anche perché comunque sia, con Vedovati che avevo conosciuto giusto quest’anno, quando si trova la posizione giusta… è quella. E non si sente il bisogno di ritoccarla.

Come è andato il ritorno in corsa dal punto di vista fisico?

Meglio delle mie aspettative. Ho risposto veramente bene. Magari ha giocato a mio favore la freschezza e il fatto che nelle ultime settimane mi ero allenato bene. Che ero fresco si vedeva anche dai battiti, piuttosto alti. Mi sono sentito a mio agio anche in gruppo. Solo nel finale ho sofferto un po’ di più: non avevo il ritmo gara degli altri. Sento però che la base è buona. E sono fiducioso per il Giro di Svizzera.

E invece dal punto di vista delle emozioni? 

Bello, sono abituato a stare nelle competizioni da quando avevo otto anni e mi mancavano quell’atmosfera, quei preparativi. Tanto più dopo uno stop così inaspettato. Non vedevo appunto l’ora di tornare in gruppo. 

Tra ex e nuovi compagni…

Ho rivisto con piacere i miei vecchi compagni, per esempio Jacopo Mosca col quale ho avuto sempre un bel rapporto, e sto conoscendo quelli nuovi. Tra questi ultimi, dei presenti in Svizzera, conoscevo un po’ meglio Pello Bilbao.