VAL DI ZOLDO – «Oggi dovevo cercare di prendere la fuga – racconta Zana – ma non è che sia così scontato. Ci sono riuscito e le squadre di classifica ci hanno dato spazio, perché non facevamo paura. Così ho cercato di giocarmi le mie carte ed è andata benissimo. E’ un sogno che si realizza e penso anche che sia un punto di partenza. E’ il primo anno che preparo bene il Giro e devo ringraziare la squadra e Marco Pinotti, che mi hanno dato l’opportunità di essere qui e di arrivarci al 100 per cento».
Una vittoria così se la sognava da bambino e forse per questo appena inizia a parlarne, gli si increspa la voce. Adesso di colpo si mettono in fila i ricordi. Quando Amadori lo schierò come leader al Tour de l’Avenir del 2021 e gli mise accanto Marco Frigo, che lo aiutò a conquistare il terzo posto finale. Anche la vittoria 2022 nella Adriatica Ionica Race si trasforma in un piccolo gradino necessario per crescere. Poi il tricolore vinto in volata su Rota e Battistella, con lo stesso gesto delle braccia e i mondiali da riserva. Nulla è mai per caso.
Un nuovo Zana
Il Monte Pelmo domina e in qualche modo schiaccia l’arrivo, dando alla scena la maestosità che merita. Lo Zana timido dei primi tempi nella nuova squadra ha ceduto il posto a un atleta sicuro. Lo avevamo già notato stamattina alla partenza da Oderzo. Prima parlandone con Brent Copeland, poi quando gli abbiamo chiesto di fare due chiacchiere e abbiamo notato la cura in ogni cosa. Il body tricolore, la bici tirata a lucido e la gamba piena e tonica in contrasto con il busto magro. Ma soprattutto la sicurezza nella voce, dopo giorni di lavoro duro e concreto.
E’ la sottile differenza tra avere uno scopo (in questo caso quello di tirare per un leader) e doverselo cercare ogni giorno. Alla Jayco-AlUla ha trovato una direzione. E’ cresciuto, progettando un nuovo se stesso dall’ottima base costruita alla Bardiani. E se oggi è riuscito a vincere lo deve al suo talento, certamente, ma anche ai tanti miglioramenti di questi primi mesi.
Dopo l’arrivo hai urlato mille volte «Yes», una volta anche alla radio: che cosa è esploso in quel momento?
E’ stato il mio ringraziamento a tutta la squadra che ha fatto tanto per me, dal programma mirato alla preparazione. Mai avrei pensato di arrivare al primo anno nel WorldTour con questi risultati. Abbiamo fatto tanti sacrifici, ma vederli realizzati è un’altra cosa.
Pinot le ha provate tutte per staccarti…
E io gli sono andato dietro ogni volta. Stavo bene, sto bene. Ho pensato che se ne avesse avuta di più, mi avrebbe lasciato lì. Sono rimasto a ruota, ho dato qualche cambio e sono andato verso la volata.
Sapevi di essere più veloce?
La verità? Credevo fosse più veloce, ma ho pensato che forse era stanco e che avesse fatto fatica anche lui. Non so con quale rapporto ho fatto lo sprint, non ricordo nemmeno se ho calato qualche dente. Ho dato tutto. Mi sono girato. Ho visto che avevo vinto. Ed è scoppiato tutto…
Quanto è diverso fare un Giro d’Italia avendo un obiettivo chiaro, piuttosto che cercare ogni giorno la fuga per se stessi?
Fino a ieri stavamo già facendo un buon Giro, il morale alto per tutti, quindi c’è tanta motivazione. Adesso sarà anche meglio. Mi piace molto avere un leader, mi piace veramente aiutarlo. Penso che facendo così, le cose arrivano anche più facilmente e oggi ne abbiamo avuto la prova.
In effetti non avevi mai lavorato prima per un capitano…
Infatti è tutto nuovo per me, però mi trovo veramente bene, mi stanno facendo crescere molto e sono veramente contento.
Vincere così a fine della terza settimana può far sperare che il progresso continui?
Bè, lo spero davvero.
L’altro giorno sul Bondone, Dunbar ti ha chiesto di andare un po’ meno…
Ne abbiamo parlato. Io ero andato in fuga e poi ho tirato per 2-3 chilometri, lui doveva arrivare fino in cima, quindi è diverso. Adesso abbiamo un buon quarto posto da difendere, magari anche da migliorare e quindi sicuramente domattina andremo in corsa con il coltello tra i denti e vedremo cosa saremo capaci di fare.
Che effetto fa portare questa maglia tricolore sulle strade e oggi che effetto fa averci vinto?
E’ emozionante. E’ bellissimo avere un sacco di tifosi sulle strade, è un segno che ti contraddistingue. Sento proprio l’affetto della gente.
Hai raccontato spesso della tua passione per il cavallo, fare legna e stare in campagna.
Ho questa passione per l’agricoltura (sorride, ndr). Dieci anni fa con un po’ di premi guadagnati nelle gare da giovane, ho comprato il mio cavallo e quando sono a casa è la mia passione. Insomma, un po’ di svago per avere anche qualcos’altro fuori dalla bici che mi faccia staccare un po’ di testa. E’ una passione che magari un giorno potrebbe diventare un lavoro. Vedremo. Intanto però cerchiamo di far durare la carriera da ciclista il più a lungo possibile. Penso che questa sia una delle giornate più belle della mia vita.
Stamattina dovevi prendere la fuga e l’hai presa. Il fatto di correre sulle strade di casa ti ha motivato?
Nella riunione sul pullman ci spiegano i punti in cui bisogna stare un po’ attenti. Ci diciamo quello che dovremmo fare, ognuno dice la sua. Poi comunque durante la tappa succede sempre che le cose cambino, però il fatto di conoscere il percorso è stato un valore aggiunto. Il vantaggio di correre su strade che ho percorso tante volte, unito al fatto di avere le gambe buone…