L’accordo siglato da Fci e Acsi e denominato sotto il nome di “progetto 3R” ha il sapore di una rivoluzione destinata a cambiare il mondo del ciclismo amatoriale. Si tratta di un accordo ad ampio raggio che coinvolge sì il mondo delle Granfondo, ma riguarda tutta la concezione ciclistica italiana, con una forte impronta sul turismo e sul rapporto con le istituzioni.
Il progetto nasce da un’idea dell’associazione Formula Bici, che voleva ridare impulso al settore delle Granfondo che, più di altri, ha sofferto gli effetti del lockdown (nel 2020 un movimento che viveva su oltre 200 gare ne aveva viste effettuate meno di una ventina e la ripresa è stata molto lenta con effetti che si avvertono ancora adesso): «Era necessario rimettere mano a tutto il settore per rilanciare le sue potenzialità – ha affermato il presidente Roberto Sgalla, responsabile anche della Commissione dei Direttori di Corsa, nel corso della presentazione – garantendo un più alto livello di qualità dei servizi, dei rapporti con gli enti locali, della sicurezza».
Gare analizzate al microscopio
Per capirne di più abbiamo allora interpellato i firmatari del documento, in primis il consigliere federale Gianantonio Crisafulli, responsabile dell’attività amatoriale: «Siamo partiti dalla consapevolezza di dover mettere mano a un calendario che, nel suo pieno sviluppo, ha troppe gare: molti organizzatori per sopravvivere sono costretti a ridurre le quote d’iscrizione e a contenere le spese, a tutto danno della sicurezza e questo non poteva più avvenire. Gli organizzatori saranno quindi chiamati a richiedere una certificazione, attraverso un questionario e senza oneri, per poter entrare in calendario».
Nel questionario ogni organizzatore dovrà dare un quadro esaustivo della propria gara. Dalla sua storia ai dati sulla partecipazione. Da tutti i servizi erogati ai mezzi e volontari impiegati. Dalla ricettività del territorio a tutte le iniziative di contorno. In base a questa massa di dati, si otterrà una delle due seguenti certificazioni: Tripla A per manifestazioni con un minimo di 800 iscritti e costo d’iscrizione minimo di 50 euro, oppure Doppia A con riferimenti rispettivi di 400 iscritti e 40 euro.
Strada spianata per i permessi?
Gli obiettivi sono molteplici: «Ottenuta la certificazione, l’organizzatore avrà innanzitutto una maggiore protezione nel calendario, evitando concomitanze nel raggio di almeno 200 chilometri. Avrà poi una strada privilegiata nei rapporti con le istituzioni e con gli enti preposti alla concessione dei permessi. Infine spingeremo su ogni gara inserita nel calendario perché ci sia uno spazio specifico dedito all’attività giovanile, che vada da iniziative ludiche per i più piccoli fino all’allestimento di gare di contorno per le categorie fino agli allievi».
L’aspetto dei rapporti con gli enti non è secondario. Molto spesso il lavoro degli organizzatori viene vanificato a pochissimi giorni dalla gara dalla mancata concessione dei permessi di passaggio. «Un evento è tale se non è solo sportivo – riprende Crisafulli – Dobbiamo considerare la Granfondo come inserita in un contesto turistico, quindi bisogna far sì che sia un motivo non solo per arrivare, correre e andare a casa, ma anche per scoprire tutto quel che la località può garantire, dando quindi motivo a chi corre e soprattutto chi accompagna di fare di quel weekend un’esperienza a 360°».
Formula agonistica da rivedere
Proprio sull’aspetto turistico s’innesta il ragionamento di Emiliano Borgna, presidente dell’Acsi Ciclismo, il principale ente di promozione sportiva come attività che ha sottoscritto l’accordo: «L’agonismo com’era inteso prima del covid ha perso richiamo, ce lo dicono i numeri dei praticanti che erano fortemente calati nel pieno della pandemia e non sono ancora tornati ai livelli di prima. Questo perché la figura dell’amatore è più improntata verso un tipo di pedalata che non guarda al cronometro.
«Per questo siamo d’accordo nello spingere sempre più verso granfondo che prevedano tratti cronometrati dove chi vuole confrontarsi contro il cronometro e gli avversari può farlo, ma che per il resto sia una passeggiata in compagnia per godersi il mondo che lo circonda. Non tutti possono allenarsi tutti i giorni, anzi molti riescono a uscire in bici una volta alla settimana. Anche loro però vanno coinvolti nel nostro mondo, dando agli eventi un taglio più in linea con il passato cicloturistico».
Rating, ranking, responsibility
Torniamo al discorso delle certificazioni. Le 3 R stanno per rating, ossia la valutazione della qualità organizzativa della granfondo; ranking, per stilare una graduatoria di merito tesa in futuro a creare un circuito delle principali classiche e a garantire ai migliori nella graduatoria di poter partire sempre dalle prime griglie; responsibility, per spingere gli organizzatori a fare tutto quel che è necessario per garantire la sicurezza degli atleti.
Chi volesse quindi cimentarsi nell’organizzazione di una granfondo, avendo a disposizione un budget anche cospicuo ma senza un background di esperienze, troverà quindi porte chiuse? «No – risponde Borgna – ma dovrà dare risposte concrete. Troppo spesso abbiamo visto organizzazioni proporre gare “al minimo”, con quote d’iscrizione ridicole senza che di conseguenza ci fosse un’adeguata sicurezza. La certificazione è aperta a ogni organizzatore, anche di altri enti, ma bisognerà dare adeguate garanzie».