L’evoluzione tecnica delle biciclette e dei materiali ha portato ad un cambiamento del modo di lavorare dei meccanici, come ci ha raccontato Enrico Pengo in una nostra intervista recente. Ci siamo chiesti se questo cambio di materiali abbia influito anche sullo stile di guida della bicicletta, soprattutto fra i professionisti. Per capire se e come ciò sia accaduto, abbiamo parlato con Angelo Furlan, ex professionista di alto livello che oggi si occupa di biomeccanica attraverso la sua associazione AF360 Bike Academy
C’era una volta il su misura
L’introduzione dei freni a disco, i cerchi con i canali e con i pneumatici sempre più larghi, l’introduzione del tubeless e soprattutto i telai in carbonio con i manubri integrati hanno cambiato totalmente l’aspetto delle biciclette. Ma forse non è solo l’aspetto ad essere cambiato.
«Negli anni 70-80-90 doveva ancora arrivare l’avvento del bike fitting – inizia così Angelo Furlan – i telai erano costruiti in maniera artigianale, spesso erano su misura e si utilizzava l’acciaio oppure il titanio che davano delle risposte diverse rispetto al carbonio».
Questa situazione è andata avanti fino ai primi 2000 poi ci sono state situazioni miste con telai in acciaio o in alluminio con parti in carbonio.
«Da dieci anni a questa parte si è passati tutti al carbonio – prosegue Angelo Furlan – allo stesso tempo è successa anche un’altra cosa. Una volta il corridore aveva delle biciclette su misura con delle soluzioni tecniche che non erano presenti sul mercato. Ad un certo punto per andare incontro alle esigenze proprio del mercato questa cosa è sparita».
La conseguenza è stata che «il professionista si deve adeguare a misure di telai che sono state pensate per gli amatori».
L’esempio di Van Aert
Furlan ci porta un esempio di questo cambiamento con un atleta di primissimo piano: «Un po’ di tempo fa sulla mia pagina Facebook ho lanciato la domanda, sapete perché Van Aert ha un attacco manubrio da 14 centimetri? Le risposte sono state molte e diverse, ma la verità è che lui ha una grande flessibilità muscolare, vuole pedalare in una posizione bassa, ma la misura del telaio che andrebbe bene per lui non gli permette di avere l’assetto che desidera. La soluzione è utilizzare una misura più piccola e compensare con un attacco molto lungo».
Come cambia la guida
Il tipo di scelta che ha dovuto fare Van Aert non è isolata, ormai è molto diffusa fra i professionisti ed è dovuta alla mancanza del telaio su misura e a geometrie standard. Ma questo porta anche a conseguenze in fase di guida della bicicletta.
«Stare più bassi per i professionisti – continua Furlan –porta vantaggi aerodinamici e una migliore spinta sui pedali. Però avere un attacco manubrio così lungo può causare del leggero sottosterzo in alcune fasi di guida. Guidare una bici di oggi è più difficile, perché la grande evoluzione e il miglioramento dei materiali ti portano ad andare sempre più veloce, ma hai meno margini di errore rispetto ad una volta».
Evoluzione ed Involuzione
In sostanza oggi si hanno materiali migliori. Il carbonio permette di avere telai più reattivi e anche più comodi rispetto a 10 o 20 anni fa, però c’è stata una sorta di involuzione nel posizionamento in sella, che porta qualche problema in più in fase di guida.
«Con i telai standard – dice Furlan – mi capita spesso di mettere in posizione dei dilettanti e dovergli montare attacchi manubri con inclinazione negativa. Oppure impostare dei fuori sella al limite del possibile. Poi alla fine le soluzioni per fare andare bene quel telaio su quell’atleta le trovi sempre, però non arrivi a raggiungere l’ottimo del telaio su misura».
Lo stile perfetto non c’è più
Infine, un’ultima osservazione di Furlan è sulla posizione in bicicletta dei professionisti attuali.
«In gruppo non si trova più un corridore che eccelle per lo stile, questo perché è cambiato l’approccio generale sulla posizione in bici con tanti vantaggi ma anche svantaggi».