Marco Bandiera, Tiziano Dall'Antonia 2020

Bandiera-Dall’Antonia, calzini e passione

17.12.2020
6 min
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Avete presente i calzini supercolorati di Bandiera e Dall’Antonia, alcuni anche con grafiche paradossali, che si vedono spesso in gruppo con il logo MB Wear? Sentite la storia che c’è dietro.

Venti calzini bianchi

«Le squadre ci davano calzini abbastanza scomodi – dice Bandiera – che dopo due lavaggi si dovevano buttare. Per cui prima di partire per il Giro d’Italia del 2014 mi rivolsi a un’azienda di qui e chiesi che mi facessero 20 calzini bianchi. Li volevo che non si spostassero, che restassero morbidi, che fossero una seconda pelle. I compagni cominciarono a guardarli e chiedevano. Poi a Gippingen arrivo in squadra anche Tiziano e me lo trovai in camera. E così gli feci provare quei calzini…».

Dall’Antonia sorride da sotto la mascherina, magro come quando correva. Dice di aver preso 10 chili, ma si fa fatica a riconoscerli. La stanza è un fiorire di calzini di ogni colore e forma, con il marchio MB in bianco su fondo nero al centro della parete. Siamo a Maser, in provincia di Treviso. Il marchio si chiama come Marco Bandiera (MB): fu lui ad avere l’idea, ricorda Tiziano, e a lui non importava di comparire.

«Però gli chiesi da dove venissero – racconta Tiziano – e quando poi tornando verso casa gli chiesi perché non si potesse farne un affare. Se non avessi fatto il corridore, avrei studiato Giurisprudenza. Ma visto che avevo deciso di correre, sin da dilettante durante l’inverno frequentavo corsi di gestione aziendale che venivano organizzati da varie realtà di queste parti. E così quando Marco mi presentò quello che produceva i calzini, iniziammo a studiare i filati e le esigenze dei corridori. E arrivammo a un modello in quattro colori».

Marco Bandiera, Giro d'Italia 2020
Marco Bandiera al Giro d’Italia del 2014 con i primi calzini fatti per lui
Marco Bandiera, Giro d'Italia 2020
Bandiera al Giro 2014 con i primi calzini

Nascosti in garage

Inizia così un viaggio a metà tra la goliardia e il senso degli affari che ha portato due ex corridori, ottimi amici, a inventarsi un business geniale.

«L’anno dopo – riprende Bandiera – ci allenavamo la mattina e lavoravamo il pomeriggio. Avevamo preso dei garage sotto casa mia, a Montebelluna, come i carbonari. Al piano terra c’era l’Agenzia delle Entrate, al primo piano studi di avvocati e sopra abitavo io. Però dopo un po’ nei garage non si entrava più, tanto che quando scendevamo per lavorare, dovevamo tirare fuori tutti i cartoni. Nel frattempo eravamo andati avanti. Nel ritiro di Alassio, ai primi del 2015, eravamo in stanza con Gatto. Parlavamo che ci serviva un logo e lo tirammo fuori. Insomma, al Giro d’Italia, che pure partiva dalla Liguria, ci presentammo con due valigie piccole e buste e scatoloni con il nome delle squadre cui erano destinati. La voce si era sparsa. Insomma, alla vigilia della prima tappa entra in camera Ellena con il Garibaldi e la voglia di parlare della corsa del giorno dopo, ci guarda e fa: “Ma voi siete qua per correre o per vendere?”. Ci mettemmo a ridere, ma io feci quel Giro tutto in fuga, per far vedere i calzini che indossavo».

“Kwiato” iridato

Il passa parola è l’arma più potente. Il piede è un punto delicato e probabilmente l’esigenza di avere calzini più comodi potevano intercettarla soltanto due ragazzi ancora in gruppo.

«Le aziende che producono abbigliamento – prosegue Dall’Antonia – consideravano i calzini come una cosa di poco conto e per noi è stata una bella fortuna. Solo che non potevamo darli con il nostro logo e così ai corridori che venivano a ordinarceli facevamo le repliche con i colori ufficiali. Kwiatkowski ha vinto il mondiale a Ponferrada e ci ha mandato la foto coi nostri calzini. Finché un giorno uscivamo dalla sede di Giordana, quando a Marco arriva una chiamata da Tegner (a quel tempo addetto stampa della Quick Step, ndr). Lui aveva corso in quella squadra, per cui lo guardo e gli chiedo: Flag, che cosa hai combinato?».

MB Wear, calzini, Maser 2020
Fantasie spesso frutto dell’estro di Marco Bandiera
MB Wear, calzini, Maser 2020
I calzini vengono stampati dal 2015

La gaffe di Gaviria

Flag significa bandiera ed è il nomignolo con cui Marco convive da anni. Bandiera scoppia a ridere e aggiunge che poco dopo ricevette anche la chiamata di Patrick Lefevere, grande capo dello squadrone belga. C’era di che preoccuparsi…

«Cosa era successo? Che Gaviria aveva preso la maglia rosa in Sardegna, poi il Giro si era trasferito in Sicilia. Noi avevamo smesso di correre l’anno prima, nel 2016. Mi aveva chiamato Richeze, dicendo che Fernando alla partenza voleva i calzini rosa. Era impossibile farglieli avere, anche perché ero in Veneto. Però mi viene l’illuminazione e chiamo Pozzato, che ne aveva parecchi. E Pippo mi risponde che li ha indosso e sta andando alla partenza. Gli chiesi per favore di toglierseli e di portarli a Gaviria. E Gaviria cosa fa? Va alla partenza dove ci sono tutte le maglie e tutti i fotografi. Si toglie i calzini della squadra e li butta via. E si mette i nostri. La foto fece il giro del mondo e il loro sponsor mise un post su twitter, con la foto dei calzini rosa negli scatoloni. Scrivendo che li avevano fatti anche loro ed erano inutilizzati in un magazzino ed era brutto vedere che il loro corridore ne usava altri. Con Lefevere mi scusai, ma hai presente che pubblicità?».

L’avvocato in Jaguar

Da quel momento, la storia accelera. I due hanno smesso di correre, ma sono sempre nascosti in quei garage, in mezzo a scatoloni sempre più ingombranti. Sempre come carbonari.

«Finché un giorno – sorride Tiziano – viene a fermarsi uno degli avvocati del primo piano, con la sua Jaguar spider e i guantini. Lo vedevamo che buttava sempre l’occhio, ma quel giorno ci chiese che cosa facessimo. Gli spiegammo e lui ci chiese se fossimo al corrente che non potevamo continuare a quel modo e ci propose di andare a vedere un capannone. L’idea di cercare una sede vera ce la diede lui. E anche se il primo capannone non ci piacque, continuammo a cercare e arrivammo qui, pur tenendo la produzione a Montebelluna».

MB Wear, calzini, Maser 2020
In questo cassetto le fantasie approvate e anche quelle proibite
MB Wear, calzini, Maser 2020
Merce buone e altra fuori mercato

Il total look

Dal 2015 hanno iniziato a stampare i calzini. Poi hanno iniziato a differenziare i modelli. Per lo sviluppo sono sempre andati avanti a metà fra le loro osservazioni e i feedback dei corridori. E’ nato il modello Sahara, che ha il piede con le giuste spugne e gli spessori, ma dal malleolo in su sembra un collant da donna, tanto è sottile. L’invernale è fatto in lana merino. Nel 2017 hanno aggiunto al catalogo modelli da running e sci, perché chi d’estate pedala, spesso d’inverno fa altro. Poi sono arrivati gli accessori come manicotti e gambali, perché la clientela li richiedeva. E così, con una politica dei piccoli passi, sono finiti anche a produrre abbigliamento.

«Ma con i piedi di piombo – precisa Dall’Antonia – perché in questo caso si va contro dei veri colossi, molto più grandi di noi. Abbiamo creato dei modelli della massima qualità possibile e ci siamo messi a giocare con le grafiche. L’idea è quella di creare un total look, uno stile che faccia riconoscere il brand. Poi abbiamo realizzato un giubbino, una specie di bomber che va benissimo per girare con la e-bike, mentre da settembre andremo fuori con una linea gravel. Sta a noi come brand fare la nostra proposta. Anche noi abbiamo un look tutto nero, ma sempre con i nostri criteri di vestibilità. E l’ultima cosa è l’intimo, che però produciamo a Modena in un’azienda che lavora anche per altri grandi nomi. E la cosa incredibile è che lo sviluppo del prodotto lo abbiamo fatto con un mio vicino di casa, a Follina. Neanche sapevo chi fosse e che lavoro facesse. E’ venuto lui a presentarsi ed è uscito che fa lo stesso lavoro per marchi da Diadora a Specialized. Un altro treno da prendere e l’abbiamo preso».

Per lavoro e per gioco

Avevano 16 anni la prima volta che si videro. Tiziano aveva appena cominciato e lo schierarono in una challenge per allievi. Marco già correva e da allora non c’è stato ordine di arrivo in cui non si siano scontrati. Avversari da juniores, quindi compagni alla Zalf. Fral è stato professionista dal 2007 al 2016, fra Lampre, Quick Step, Iam, Katusha e Androni. Dall’Antonia ha corso dal 2006 al 2016, fra Panaria, Liquigas, Cannondale e Androni. Poi il giochino dei calzini ha iniziato a farsi interessante. Correre non era più una sfida per andare a prendersi il mondo, ma la rincorsa a risultati sempre meno importanti. E decisero di cambiar vita. Hanno messo su famiglia e ora progettano l’apertura di un punto vendita monomarca qui vicino, dopo aver coperto la distribuzione in tutto il mondo con un distributore per Paese. Il resto della storia è ancora da scrivere, ma lo spirito è quello giusto. Se poi si potesse mostrarvi le bozze dei calzini mai prodotti, capireste anche quanto sia spesso dura la battaglia tra gli affari e la goliardia.