La vittoria ottenuta da Lennart Kamna alla Vuelta a Andalucia-Ruta del Sol aveva davvero un sapore particolare: era come ritrovare la luce dopo mesi e mesi trascorsi in un buio impenetrabile, nel quale il tedesco era piombato improvvisamente lo scorso anno. Cercare di capire le cause è impresa difficile, solo lui probabilmente lo sa, nel fondo del suo animo.
Partiamo dai fatti: nel 2020, l’anno stravolto dal Covid con tutte le gare concentrate in tre mesi, Kamna esplode in maniera fragorosa. Vince una tappa al Criterium du Dauphine e una al Tour de France e fa capire di essere un validissimo prospetto soprattutto per le classiche, avendo solo 23 anni.
Nel 2021 parte alla grande vincendo una tappa alla Volta a Catalunya, poi corre la Volta ao Algarve e dal 9 maggio sparisce dai radar. Non se ne sa più nulla, tanto che come spesso succede nel mondo dello sport si ha quasi timore a fare il suo nome in giro.


Kamna come Dumoulin
Bisognerà attendere 10 mesi per rivederlo in gara, il 1° febbraio al Saudi Tour e subito sembra in grado di riannodare i fili della sua carriera: finisce 16° in classifica, va più che bene anche nella Clasica Jaen Paraiso Interior sulla gravel (4°) e sempre in Spagna riassapora il successo. Tutti a quel punto gli hanno chiesto che cosa fosse successo e Kamna ha ammesso di aver sofferto la stessa crisi interiore di Dumoulin: la perdita d’interesse per il ciclismo, la ricerca di una serenità interiore che aveva perso e che, tornando pian piano, gli ha restituito anche la voglia di pedalare, sacrificarsi, soffrire.
La saggezza del “Gaspa”
Volevamo sapere qualcosa di più di questa storia in piena evoluzione, così ci siamo rivolti a Enrico Gasparotto, suo nuovo diesse alla Bora Hansgrohe.
«Del passato non posso parlare perché non c’ero – risponde – ma gli ho detto subito di guardare al presente, non a quello che è stato. Io cerco di trasmettergli la mia esperienza, il mio modo di vivere il ciclismo, senza affannarmi a cercare di capire il perché della crisi. E’ acqua passata, deve solo restare tranquillo».


Che impressione ne hai tratto, lavorando con lui?
E’ un grande talento, questo ve lo posso assicurare. Ha una dote rarissima, sa interpretare le corse con una sagacia unica, sa scegliere sempre il momento giusto per attaccare. Questo è incredibile per un ragazzo della sua età, sembra un corridore di 30 anni e oltre. Va tenuto conto che sta correndo senza essere al massimo della forma, anzi ne è ancora lontano. A Jaen, ad esempio, se l’è cavata benissimo sullo sterrato senza avere esperienza. Alla Volta a Andalucia aveva già provato a vincere la terza tappa e se fosse stato in forma ci sarebbe riuscito, ma poi due giorni dopo ha colto il risultato, proprio perché le gambe giravano sempre meglio.
Sa quindi tirare fuori il meglio di quello che ha…
Esatto, è un valore aggiunto. Nella tappa vinta era già andato all’attacco, ma era stato ripreso a 70 chilometri dal traguardo. Poi è ripartito nel finale grazie anche al lavoro di copertura di due compagni di squadra e ha tenuto al veemente ritorno di Fortunato. Mi ha davvero impressionato proprio perché è stata una vittoria soprattutto tattica. Io sono convinto che potrà togliersi grandi soddisfazioni.


Come corridore dove lo vedi meglio?
E’ un atleta che può emergere su vari terreni, il classico passista-scalatore, forte soprattutto in quelle gare di medio livello, anche come salite, dove può fare la differenza. Sa muoversi perfettamente in gruppo, soprattutto sa interpretare i ventagli, dove non perde mai terreno. Non è corridore da classifica nei grandi Giri, ma può sicuramente cogliere tanti traguardi nel corso dell’anno.
E come persona come lo definiresti?
Un bravo ragazzo, molto educato, che sa stare in gruppo. Parla molto bene inglese e questo gli consente di fare amicizia con tutti, ha un modo di fare “easy way”, non ha grilli per la testa. Soprattutto sa fare gruppo, ridere quando è il momento, ma è concentratissimo quando serve.


Per la Bora è un po’ il beniamino da coccolare, visto che parliamo di una squadra tedesca?
Non direi, certamente in Germania puntano molto su di lui, ma in un team multinazionale come la Bora ci sono 30 corridori e ognuno conta, ognuno lavora per un bene comune. Non importa chi vince, quel che conta è che si vinca… Il nostro compito è portare ognuno di questi 30 ragazzi al suo miglior livello, per questo ogni diesse ha con sé 6-7 corridori e non di più, per dare loro il massimo dell’attenzione e metterli nella miglior condizione per emergere.
Dove lo vedremo?
Intanto correrà nel fine settimana in Francia e poi sarà alla Strade Bianche. Non l’ha mai corsa e lo ha chiesto espressamente. Non gli si chiede nulla di particolare. Sarà comunque al Giro d’Italia e sono convinto che per allora vedremo il miglior Kamna.