Una palestra naturale per chi ama scalare le montagne: questi sono, in sintesi, il secondo ed il terzo anello di Sibillini Rebirth firmati Marche Outdoor, attraverso paesi e contrade che nel 2016 vennero rasi al suolo dal terremoto e che si stanno faticosamente rialzando. La parola Rebirth in questo caso è più che mai appropriata.
Verso Visso
Cominciamo con il secondo anello. La partenza è dalle azzurre acque del Lago di Fiastra e, per i primi 15 chilometri, si sale costantemente in leggero falsopiano fino al Santuario di Macereto (foto di apertura). E’ un complesso religioso, che sorge sull’omonimo altopiano a circa 1.000 metri di quota e che è monumento nazionale fin dal 1902.
Si pedala alle pendici del Monte Bove, una delle cime più imponenti dei Sibillini, caratterizzata dal calcare massiccio di tipo dolomitico. Per raggiungere il valico occorre continuare per altri due chilometri al 5 per cento di pendenza media. Quindi, a quota 1.110 metri (punto più alto dell’itinerario) inizia la discesa verso Ussita, che in realtà è un comune sparso formato da più località. Dopo altri 5 chilometri di facile discesa, si raggiunge Visso. E’ la porta della Valnerina, sfregiata dal sisma del 2016 e faticosamente avviato a un ritorno alla normalità.
Ritorno a Fiastra
Svolta a destra e si risale per 5 chilometri al 4 per cento superando Borgo Sant’Antonio, per poi ridiscendere verso Capriola. Inizia ora una zona lontana dalle vie di comunicazione principali che, dopo Pievebovigliana, sede delle celebri Distillerie Varnelli, sfocia nella vallata del Chienti, dove infatti transita la superstrada SS 77. Si costeggia quindi il Lago di Polverina, un bacino artificiale posto in un’oasi di protezione faunistica. Qui trovano rifugio varie specie di uccelli, come l’airone cenerino, la nitticora, i cormorani e lo svasso maggiore. Si può anche praticare la pesca sportiva o passeggiare lungo le sponde.
Superato il lago si svolta a destra per passare dai 400 agli 800 metri di quota in 8 chilometri. La pendenza media è del 5 per cento, transitando per gli abitati di Collevecchio, San Marco e Cicconi. La discesa su Fiastra non è diretta, ma consente di gustarsi il lago da varie prospettive, prima dall’alto, quindi costeggiando le sue rive, per poi tornare al punto di partenza e chiudere questo anello di 75 chilometri e 1.480 metri di dislivello.
Ai confini con l’Umbria
Il terzo anello di Sibillini Rebirth ha uno sviluppo simile, con 71 chilometri e 1.409 metri di dislivello. Attenzione però, è concepito per bici gravel. I tratti non asfaltati coprono circa un quinto del totale, mentre la restante parte si snoda soprattutto su strade con asfalto rovinato.
Si parte da Visso, ai piedi dei Sibillini, e si prosegue per i primi 6 chilometri nella gola della Valnerina, quindi si svolta a destra per arrampicarsi in una zona isolata, grazie ad un’ascesa impegnativa (6 chilometri all’8,2 per cento di pendenza media).
Si rimane in quota tra i 1.000 e gli 800 metri fino a raggiungere l’abitato di Cesi. Da qui si entra nell’Altopiano di Colfiorito, condiviso con la vicina Umbria. Si tratta di una vasta area composta da sette conche che un tempo costituivano il fondale di antichi bacini lacustri. Dopo aver attraversato per la seconda volta la superstrada SS 77 inizia un’altra salita da non sottovalutare. Sono 6 chilometri al 7 per cento, con valico nei pressi del Monte Miglioni.
Va precisato che questo tratto interno (almeno fino a Collattoni) non è soggetto a sgombero di neve, per cui nei mesi invernali potrebbe essere impraticabile. E’ bene semmai informarsi preventivamente presso il Comune di Fiastra. Tuttavia è comunque possibile bypassarlo grazie alla SP 95 per Pieve Torina e poi prendere la SP 209 Valnerina.
Formaggi e ciauscolo
Siamo in realtà anche qui su di un altopiano, quello di Selvapiana, che infatti superiamo prima di iniziare la discesa tra strette vallate. Raggiungiamo Monte Cavallo, quindi si svolta a destra in direzione di Cavriglia. Il tratto collinare e tortuoso che fa ritorno a Visso è quello percorso al contrario dall’anello precedente, con l’attraversamento di Borgo Sant’Antonio.
I salumi dei Sibillini, con il ciauscolo in testa, sono un bel modo per chiudere l’uscita In un’area fortemente votata alla pastorizia, il pecorino è uno dei piatti forti
Giunti a destinazione, nonostante le ferite del sisma del 2016, è possibile ammirare i palazzi gentilizi rinascimentali, le imponenti mura e le torri di questo che è uno dei Borghi più Belli d’Italia.
E se volete deliziare il palato, potete provare i formaggi o salumi, come il ciauscolo. E‘ un salame spalmabile costituito da un impasto di carne di maiale: un peccato di gola per chiudere in bellezza il vostro giro gravel.
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