Oltre all’anello che vi abbiamo raccontato, con partenza e arrivo al Conero, Marche Outdoor ne propone altri due nella provincia di Ancona. Ci siamo fatti dare qualche indicazione da Simone Stortoni, grande amico e compagno di allenamenti di Michele Scarponi (con il quale ha condiviso alcuni anni nel professionismo), che abbiamo incontrato a Jesi a metà della nostra pedalata.
Saliscendi e zero traffico
«L’entroterra – spiega – è quello tipico del territorio marchigiano, ricco di saliscendi. Non c’è una vera e propria salita lunga. Verso Fabriano e Serra San Quirico ci sono quelle più impegnative come ad esempio la Castelletta dove ci allenavamo con Michele.
«Per quanto riguarda lo stato delle strade diciamo che vale il discorso per l’intera Penisola: buono… ma si può sempre migliorare. In realtà quando correvo ragionavo di quanto fossi fortunato a vivere in queste zone, perché comunque sono poco trafficate. Io mi sono allenato anche in Toscana e Lombardia e lì, nonostante ci siano ottime strade per andare in bici, spesso il traffico è maggiore».
Le strade più belle
Visto che ci avviciniamo alla piena estate, chiediamo a Simone qualche consiglio pratico per il cicloturista.
«In cima alle salite – risponde – c’è sempre il paesello e non sei mai in mezzo al nulla, quindi una fontanella o un alimentari lo trovi sempre. D’estate ovviamente le temperature sono più proibitive nelle ore centrali e nello Jesino, poi, la vallata è più umida e il caldo più afoso, con diversi tratti esposti al sole. Il Conero invece è l’opposto: ha un microclima particolare per cui d’estate è più fresco grazie anche al sottobosco, mentre d’inverno trovi sempre qualche grado in più, quindi è l’ideale per andare in bici.
«I luoghi a cui sono più affezionato sono quelli da Serra San Quirico ad Arcevia, ti si apre un mondo. Poi c’è la salita di Poggio San Romualdo e quella di San Vicino. Con Michele ci addentravamo per le stradine e non passava una macchina per ore. Sono scenari montani, con paesi medievali e circondati da mura antiche, molto belli».
Serra San Quirico, secondo anello
E allora addentriamoci anche noi verso l’Appennino con il secondo e il terzo anello di Ancona Rebirth, promosso da Marche Outdoor.
Il secondo anello misura 80 chilometri con 1.252 metri di dislivello. La partenza è proprio collocata nei pressi della stazione ferroviaria di Serra San Quirico, (posta lungo la tratta Roma-Orte-Falconara) e subito si sale verso il paese con 5 chilometri al 5-6 per cento. Segue un lungo tratto nervoso che scende verso nord-est ma in maniera discontinua, essendoci tre-quattro strappi degni di nota.
Si rimane ancora in zona collinare prima di Jesi, dove la discesa si conclude attraversando il Fiume Esino. Siamo a metà itinerario e sull’altra sponda inizia la salita che conduce all’abitato di Staffolo: si tratta di due tratti di 4 e 3 chilometri, intervallati da 3 chilometri di saliscendi.
Quindi 7 chilometri di discesa fin quasi a lambire nuovamente l’Esino, un paio di fondovalle e si risale per la terza e ultima asperità dell’itinerario, superando in successione gli abitati di Castelbellino, Monte Roberto e Maiolati Spontini, quest’ultimo raggiunto dopo 5 chilometri al 6 per cento.
Si rimane per qualche chilometro in cresta alle colline (il tour non supera mai i 450 metri di quota) per poi picchiare nuovamente fino al fiume e fare ritorno alla stazione di Serra San Quirico.
Lungo il terzo anello di Ancona Rebirth si entra nel parco delle Grotte di Frasassi (foto FAI) Il terzo anello di Ancona Rebirth parte dal centro di Arcevia (foto FAI)
Arcevia, terzo anello
Il terzo anello di Ancona Rebirth è un po’ più impegnativo del precedente, con i suoi 87 chilometri e 1.640 metri di dislivello, in buona parte accumulati nella salita di Poggio San Romualdo, menzionata poco fa da Simone.
Partenza e arrivo sono collocati ad Arcevia e ci si dirige, in senso antiorario, nel parco della Gola della Rossa e di Frasassi. I primi 10 chilometri sono in lieve discesa verso Sassoferrato, poi dei lunghi falsopiani ci portano a Fabriano (anch’esso posto sulla direttrice ferroviaria Orte-Falconara).
Si segue il corso del Fiume Giano fin nei pressi di Albacina, dove inizia la vera difficoltà di giornata, la salita di Poggio San Romualdo, appunto. Per arrivare ai 930 metri del paese si deve coprire un dislivello di 700 metri in 10 chilometri, sempre con una pendenza costante tra il 6 e l’8 per cento.
Si sussegue una decina di tornanti, raccolti nella seconda parte dell’ascesa, poi lunga discesa di 14 chilometri fino alla stazione di Serra San Quirico, dove si riprende la salita descritta nel precedente itinerario.
Breve discesa di un paio di chilometri per rimanere su un tratto collinare, nervoso e con diverse curve, prima di affrontare l’ultima rampa di 6 chilometri che riporta ad Arcevia.