Pressione bassa o ipotensione non sono uno spauracchio, non sono un grande problema. Non esistono limitazioni particolari per il soggetto ipoteso, ma bisogna essere consapevoli di quello che si fa, soprattutto quando si è in ambito sportivo, agonistico e professionale.
Abbiamo chiesto al Dottor Luca Pollastri, specialista in Medicina dello Sport e medico del Team Jayco-AlUla. Con lui approfondiamo un tema che è sempre attuale.
La pressione bassa è un problema?
La pressione bassa, l’ipotensione non è un problema fino a quando non provoca sintomi. E’ giusto classificare l’ipotensione tale quando esiste una sintomatologia correlata alla pressione bassa. Soggetti che hanno 100/105 di massima, 60 o poco meno di minimo di minima e sono completamente asintomatici, non hanno problemi.
Dei valori bassi possono essere vantaggiosi per lo sportivo?
Si. Ci sono delle evidenze che mostrano dei vantaggi quando la pressione è bassa, può essere ottimale per il cuore, esente da sintomi come dicevo. Il cuore è una pompa e se sforza in modo minore per una vita intera, non è un fattore negativo.
Possiamo immagine il sistema arterioso come un circuito chiuso?
In un certo senso è così. La pressione è condizionata da quanto i vasi si dilatano e/o si stringono all’interno di questo sistema, ma è il nostro corpo che decide quanti liquidi trattenere o espellere. Quindi al pari di un circuito chiuso abbiamo lo stesso che è influenzato da quello che lo circonda.
Liquidi, perché?
Perché la pressione è condizionata dalla sudorazione, dall’eccessiva perdita di liquidi dovuta anche ad un banale stato di diarrea, o vomito oltre a patologie esistenti.
Esistono delle cause precise legate alla pressione bassa?
Non di rado un individuo ha la pressione bassa senza cause precise. Vale anche per la pressione alta, per l’ipertensione. Ci si trova in queste condizioni in modo naturale. Può capitare con l’avanzamento dell’età che soggetti ipotesi in età giovanile, si ritrovano con una pressione a livelli normali o addirittura ipertesi. Questo perché i tessuti perdono quell’elasticità e tendono ad indurirsi.
Ci sono delle cause identificabili?
Sicuramente le condizioni ormonali, soprattutto nelle donne e fattori esterni come ad esempio il fumo. Le principali rimangono i problemi gastrointestinali e i traumi, in genere tutto quello che porta via del sangue dal letto vascolare.
Quindi la disidratazione passa in secondo piano?
Per chi è abituato a fare attività fisica ad alti livelli, la disidratazione avviene principalmente durante lo sforzo. Nel corso dell’attività non c’è il rischio di pressione bassa, di ipotensione, perché a prescindere dal tipo di attività, anaerobica o di forza la pressione tende ad aumentare.
Per fare un esempio?
Se immaginiamo un test da sforzo, tanto caro ai ciclisti, la massima, ovvero la sistolica aumenta, mentre la minima rimane costante o addirittura scende. Non ci sarà mai una risposta di ipotensiva. Invece particolare attenzione dovrebbe essere applicata nei momenti immediati post sforzo.
Perché?
Il sistema nervoso lavora in modo diverso rispetto ai momenti di sforzo massimo. La gittata cardiaca diminuisce, si può entrare in una fase di disidratazione, non è da escludere l’ingresso in una fase di vagotomia da rimbalzo post sforzo.
Quali sono i rischi, se esistono?
In assenza di patologie, banalmente sono i traumi. L’atleta o il soggetto ha una sincope, cade e si fa male. Succede perché la parte bassa del corpo ha una pressione maggiore, non fosse altro per una questione di gravità, mentre il cervello ne ha meno. Si offusca la vista e si ha un mancamento. Oppure, banale e più che mai reale, un atleta che viene punto da un insetto. Spesso le reazioni allergiche con una brusca riduzione della pressione e conseguente mancamento dell’irrorazione ottimale di organi e tessuti. Parliamo sempre di atleti senza patologie. Comunque non esistono rischi per l’atleta o limitazioni, in aggiunta si può dire che il rischio non esiste quando si riesce a controllare l’effetto collaterale. Una pressione bassa a riposo non presenterà dei sintomi durante l’attività fisica.
Quali rimedi?
Essendo a conoscenza di questo stato, nell’immediato post sforzo, sdraiarsi ed alzare le gambe sarebbe la prima cosa da fare. Così si riduce la pressione alle gambe e aumenta al cervello. Aumentare i liquidi nel letto vascolare, usare integratori salini ed evitare l’eccessiva assunzione di zuccheri semplici.
Un po’ in contrasto con i canoni più moderni che prevedono tanti zuccheri durante l’attività
Oggi sappiamo che l’intestino è allenabile. Un intestino non abituato a gestire troppi zuccheri fa fatica. Ci vuole gradualità e appunto allenamento. Buona parte degli integratori attuali di carboidrati forniscono energie da più fonti.
Il bicarbonato ha a che fare con l’efficienza cardiaca?
Il bicarbonato direi di no, mentre i nitrati si. L’eccesso di nitrati può avere a che fare con un’eccessiva disidratazione, connessa poi alla pressione bassa, perché i nitrati sono di base dei vasodilatatori.
Ci sono atleti che soffrono di pressione bassa?
Sì, più che altro nella vita quotidiana o quando gli stessi atleti fanno lavori di forza, ad esempio in palestra quando si fanno esercizi di squat molto carichi.
La pressione bassa si può contrastare con la normale alimentazione?
Si, aumentando l’apporto salino e se la dieta è ricca di fibre, fattore che influisce su feci non solide, ridurre le fibre a ridosso degli appuntamenti importanti, o allenamenti intensi in condizioni di caldo. Il problema maggiore, per l’atleta endurance ipoteso è la mancanza di sodio.