Mal di gambe, cos’è? Ce lo spiega “Fred” Morini

19.06.2023
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E’ l’altra parte della medaglia, uno degli emblemi del ciclismo: il mal di gambe. Spesso si lotta con questo elemento più che con gli avversari e tante volte se lo si batte capita anche di vincere. Recentemente è stato Van Aert stesso a ricordarlo: «Riesco a soffrire molto, a battere il mal di gambe». Ma è sempre lo stesso? Ce ne sono vari tipi? 

Federico “Fred” Morini, massaggiatore ed osteopata della nazionale, ci aiuta a rispondere a queste domande. Proprio con lui in qualche modo avevamo iniziato a parlarne già questa primavera, quando ci raccontò dei dolori che lascia una Parigi-Roubaix nel corpo di un corridore.

Morini, incontrato al via dell’ultima Roubaix, è uno dei massaggiatori della nazionale
Morini, incontrato al via dell’ultima Roubaix, è uno dei massaggiatori della nazionale
Fred, partiamo proprio da dove ci “eravamo lasciati”, dal mal di gambe di una Roubaix. Che differenze ci sono rispetto a quello che magari lascia un tappone dolomitico?

Se partiamo da una Roubaix va detto che i primi classificati di mal di gambe ne hanno poco, ma gli altri ne possono avere tanto! Una corsa simile genera dei traumi, non si tratta solo di fatica. Quei sobbalzi creano appunto dei traumi muscolari che spesso si protraggono nel tempo.

Cosa succede nelle fibre muscolari? Ci sono delle differenze, proprio tu che poi magari ci metti le mani, le senti nei polpastrelli?

Sì, sono tante piccole contratture perché le fibre stesse vengono stressate a causa dello sforzo e delle tante vibrazioni. Nelle mani mi sembra di sentire come se l’atleta ha preso qualche colpo sulla coscia, sul polpaccio… Sento proprio un dolore traumatico, dovuto alle vibrazioni che creano traumi più esterni ma anche interni. E il muscolo ha bisogno ovviamente di più di tempo per poter drenare, ma soprattutto per poter recuperare. E’ diverso da una tappa dolomitica, perché quello è un mal di gambe generato da un insieme di fattori.

Quali?

Accumulo di acido che magari non sono stato in grado di smaltire bene perché la mia condizione non è ottimale. In quel caso dopo la gara o anche durante la notte a seguire, questo mal di gambe può dare delle sensazioni quasi di calore estremo, di bruciore… e quella è vera fatica. Si avverte una grande striatura della fibra muscolare.

La fatica di Filippo Zana al termine della crono del Lussari. Un grande accumulo di acido lattico
La fatica di Filippo Zana al termine della crono del Lussari. Un grande accumulo di acido lattico
Striatura…

Sì, l’acido lattico crea una sorta di striatura, di “striscia”. C’è una fibra molto “strofinata”, così si dice tecnicamente, nel senso che è molto stressata e al tempo stesso anche disidratata, perché il muscolo è carico di acido. In quel caso ci sono più fattori: l’accumulo di acido, la disidratazione, lunghe contrazioni per molto tempo, condizione fisica non ottimale… e chi non è uno scalatore in teoria ne soffre di più. Un po’ come i non-specialisti della Roubaix. Mentre chi ha una grande condizione, magari la mattina dopo  può sentire la gamba un po’ imballata, nel senso che ha perso quella qualità di elasticità, ma dopo i primi chilometri torna in condizioni buone. 

Gli specialisti recuperano prima…

Avendo accumulato meno acido lattico e avendo una condizione migliore, e quindi una fibra più ossigenata e più idratata, recuperano prima. Anche il battito cardiaco è migliore, pertanto il trasporto di ossigeno ai muscoli e la conseguente evacuazione dell’acido avviene più rapidamente rispetto ad un corridore che magari fa parte del cosiddetto gruppetto o tiene le posizioni con i denti.

Gli azzurri della velocità. Questa specialità richiede uno sforzo anaerobico e contrazioni muscolari violente
Gli azzurri della velocità. Questa specialità richiede uno sforzo anaerobico e contrazioni muscolari violente
Fred, abbiamo parlato del mal di gambe traumatico della Roubaix, quello da fatica e disidratazione di un tappone di montagna… Quale potrebbe essere un altro tipo di mal di gambe?

Penso a quello dei pistard, perché è un’altro tipo di sforzo. Uno sforzo concentrato in pochissimo tempo in una fase fisica chiamata anaerobica. Quel mal di gambe è creato dall’insieme di contratture che si formano all’interno del muscolo. I pistard sentono la gamba più rigida rispetto ad un “corridore standard” della strada. Anche se, senza fare nomi, posso dire che subito dopo il Giro d’Italia un atleta si è presentato a studio e aveva un mal di gambe di questo tipo.

E non aveva girato in pista…

Esatto, aveva un bruciore importante. E per sua stessa ammissione ce lo aveva forse anche un po’ prima della domenica. «Forse perché dopo l’ultima tappa dura mi sono un po’ rilassato», così mi ha detto. «Quando vado a letto sento un bruciore». Ecco, quello è un classico dolore dettato dall’accumulo di fatica ripetuto. Tanto accumulo di acido lattico e valori ematici meno brillanti… il muscolo diventa ricco di stanchezza e stress. Nell’altro caso dei pistard invece, il dolore può essere dato proprio da contratture. Soprattutto per i velocisti puri.

I polpacci sono tra i muscoli più stressati da parte dei velocisti. Qui un trattamento di digitopressione
I polpacci sono tra i muscoli più stressati da parte dei velocisti. Qui un trattamento di digitopressione
Perché?

Perché sono abituati a lavorare con rapporti importantissimi. Manifestano un dolore puntiforme. Loro stessi avvertono una contrattura. Come una lama puntata in quel punto. E se tu non li tratti, non li massaggi, non vai a fare degli allungamenti specifici, questa non passa così facilmente.

Altra tipologia di mal di gambe?

L’ultimo dei dolori può essere il dolore irradiato. Che cosa significa? Nel nostro corpo si formano delle zone di dolore… nella coscia piuttosto che nel polpaccio. Quelli sono dolori che sono generati dai cosiddetti “trigger point”.

Di cosa si tratta?

Sono delle aree di grande densità del tessuto. Il muscolo si “densifica” sia in superficie, che nel profondo delle fibre muscolari. Se lo si va a trattare con una digitopressione, il corridore stesso ti dice: “Sento fastidio in quel punto, ma se mi tocchi il dolore si espande”. Questo perché c’è tanta tensione concentrata in quel punto (trigger point, ndr) e questo richiama a sé un po’ tutte le fibre. Allora io massaggiatore devo cercare di allentarlo con delle tecniche di digitopressione.