Lombardia: avvicinamento e preparazione ideale con Bartoli

06.10.2023
5 min
Salva

Era il 18 ottobre 2003 e Michele Bartoli conquistava il suo secondo Giro di Lombardia. Quell’anno si andava da Como a Bergamo, esattamente come sabato prossimo. I chilometri allora erano 249, stavolta saranno 238, ma i connotati di quel tracciato erano davvero simili a quello che sta per arrivare. Specie nella parte iniziale e in quella finale con lo strappo di Bergamo Alta.

Oggi Bartoli è un preparatore affermato e ci aiuta ad entrare nei segreti del tracciato del prossimo Giro di Lombardia anche da un punto di vista della prestazione.

Ottobre 2003 Bartoli (classe 1970) fa doppietta e dopo un anno rivince il Lombardia (immagine da video)
Ottobre 2003 Bartoli (classe 1970) fa doppietta e dopo un anno rivince il Lombardia (immagine da video)

Finali a confronto

Da Como Bergamo, dicevamo: 239 chilometri, 4.400 metri di dislivello. Si va da un ramo del Lago di Como all’altro. Si sale sul Ghisallo in avvio, ci si tiene sul filo dell’Alta Brianza e ci si sposta verso est superando nell’ordine le alture di: Roncola, Berbenno, Passo della Crocetta Dossena, Zambla Alta, Passo di Ganda (zona Selvino) e infine Bergamo Alta, prima di planare sulla città in pianura.

Il finale di Como dello scorso anno era più impegnativo, con due salite a ridosso dell’arrivo. Per contro, ed è la teoria di Giulio Ciccone (che purtroppo non vedremo al via), arrivando a Bergamo ci sono da affrontare salite più lunghe e regolari.

«Il percorso del Lombardia – dice Bartoli viene sempre selettivo. Io credo che vinceranno gli stessi che potevano vincere anche a Como. E lo dico non solo per le caratteristiche del percorso, ma perché gli atleti che possono vincere sono tutti veloci. Pogacar, Roglic… sono loro i favoriti numero uno».

«Salite più lunghe dice Ciccone: questa analisi ci sta benissimo, è vera, ma le cose non cambiano. Il Lombardia resta quello. Ci sono il Ghisallo, il Selvino, la Roncola. Forse quando vinsi io il Berbenno era più vicino al traguardo e il fatto che non ci sia potrebbe togliere una difficoltà. Ma come ripeto, cambia poco. L’ultima vera differenza si farà su Bergamo Alta e dopo 240 chilometri farà male».

La tattica

Il percorso del prossimo Lombardia, con salite più lunghe e regolari, inciderà non solo sulle prestazioni degli atleti, ma anche sull’andamento tattico della corsa. Una corsa che in teoria potrebbe essere più facile da controllare.

«Su un tracciato così – prosegue Bartoli – le squadre riescono ad organizzarsi meglio. E’ un po’ più facile per loro controllare la corsa rispetto a quando c’è il Sormano o più salite nel finale. Poi bisogna considerare che siamo a fine stagione: le forze sono contate e non è detto che qualcuno non possa fare una sorpresa o che un attacco non possa andare più avanti e risultare più incisivo del previsto. Succede poche volte, ma succede».

Energie al lumicino, dunque, tuttavia viene da chiedersi se nel ciclismo attuale in cui ogni aspetto è calibrato si arrivi ancora con le energie contate. Anche in questo caso Bartoli fa delle precisioni importanti.

«Che in generale ci si arrivi meglio è vero – spiega il toscano – ma questo discorso vale ancora. Chi più e chi meno, tutti hanno a che fare con le ultime risorse. Il fisico è stanco e per me riesce a fare la differenza chi gestisce meglio questo avvicinamento. Chi riuscirà a conservare qualcosa in più. E se in questa fase vincono sempre gli stessi è anche perché sono più bravi anche a gestire le energie.

«In questa fase della stagione non esiste più una prestazione, ma la reazione ad un’azione. E non a caso le tabelle di allenamento variano. E’ importante comunicare bene con se stessi. Oggi bastano 3 ore fatte male che ti mancano energie».

Pogacar ha vinto sia con l’arrivo a Bergamo (qui con Masnada mentre scatta proprio su Bergamo Alta) che con l’arrivo a Como
Pogacar ha vinto sia con l’arrivo a Bergamo (qui con Masnada mentre scatta proprio su Bergamo Alta) che con l’arrivo a Como

Preparazione al dettaglio

La corsa durerà circa sei ore. E’ prevedibile una selezione importante sul Passo di Ganda e quindi uno scatto, una fiammata decisiva verso Bergamo Alta. Fiammata che potrebbe decidere il vincitore o chi si giocherà l’ultimo Monumento dell’anno allo sprint.

Se dunque le energie sono contate, se Bergamo Alta sarà decisiva ed è uno strappo breve che non va oltre i 3 minuti di sforzo, come si deve fare per essere al top in quel preciso momento? Si fa un avvicinamento mirato? Preparare il finale di Como con Civiglio e San Fermo in successione prevede delle differenze?

«E’ chiaro che si devono fare degli aggiustamenti – spiega Bartoli – ma partiamo dal presupposto che le squadre devono far correre chi ha ancora energie. E questo già incide. Si personalizza qualcosa, ma non c’è una differenza sostanziale nella preparazione come per un Fiandre o una Liegi, in cui hai la necessità di allenarti su percorsi molto simili e riprodurre sforzi e stimoli analoghi. Non fai una volata in più perché l’arrivo di Bergamo è, sulla carta, più facile di quello di Como. Quando dico di aggiustamenti intendo, come ho detto prima, della gestione dell’avvicinamento.

«Per esempio, per chi ha corso all’Emilia in questa settimana è importante il recupero, ma anche fare dei richiami di Vo2 Max. Non si può stare troppi giorni senza allenamento specie a fine stagione quando il fisico stanco tende a rallentare e a perdere con più facilità certi stimoli. Quindi si farà un po’ meno quantità, ma più qualità».