Il panorama delle bici si arricchisce di un altro brand: Acol, una sorta di acronimo di Alex Colnago (nipote del Cavalier Ernesto, figlio dell’indimenticato Paolino). Le biciclette Acol sono il risultato di una collaborazione tra l’imprenditore lombardo e Wiawis, azienda koreana leader nella lavorazione nanotecnologica, studio ed applicazione delle materie composite (e già produttore di bici).
Il ciclismo nel DNA. Il concetto di base di Acol è molto semplice e diretto. Offrire un prodotto senza compromessi capace di soddisfare appieno le richieste del ciclista professionista e quelle del semplice appassionato che vede la bici soprattutto come un mezzo sostenibile, passando dagli appassionati e di chi ricerca la tecnica del mezzo meccanico. Il catalogo 2025 si presenta con 6 modelli, tra i quali spicca la SL.
Un cognome e la storia della bici
Era d’obbligo chiedere una battuta ad Alex Colnago, perché entrare nel mondo delle bici con un nuovo marchio, in un periodo storico come quello attuale, non è per nulla semplice.
«Per chi come me ha vissuto tutta la sua esistenza tra le biciclette – ci racconta Colnago – era difficile starne fuori dopo che l’azienda era stata venduta al fondo emiratino. Entrare nel mondo bici era possibile con un nuovo brand, ma era fondamentale trovare l’organizzazione e le persone giuste con cui ripartire. Ora le ho trovate, anche se mi dispiace che non siano italiane.
«E’ l’inizio di quella che spero diventi una bella storia – prosegue Alex Colnago – e le basi per fare un buon lavoro ci sono tutte. Il prodotto è eccellente, la voglia di fare non manca, l’entusiasmo è palpabile. Adesso dobbiamo conquistare la fiducia degli operatori e del pubblico. Ci vorrà tempo, ma sono convinto che ce la faremo. La qualità vince sempre».
Le sei biciclette di Acol
Il marchio Acol presenta un listino perfettamente in linea con le ambizioni. Due modelli strada in carbonio, SL e Divinus super moderni (5.500 e 4.250 euro di listino), competitivi ed aggressivi nello sviluppo, ai quali si aggiunge DNA, la bici classica con le congiunzioni ed i freni tradizionali (2870 di listino per telaio e forcella).
C’è Acol Tuscia (disponibile con i due montaggi a 4.900 e 3.930 euro), ovvero la gravel e colpisce la presenza delle due biciclette veloci. La TXT Pro per le prove contro il tempo e dedicata anche alle discipline di velocità in pista, oltre alla TXT SD, una scatto fisso velocissima specifica per la pista. La Pro è disponibile con il manubrio integrato specifico, oppure senza (7.000 e 5.640 euro di listino), mentre la SD ha un listino dichiarato di 3430 euro.
Acol SL, telaio sotto i 700 grammi
Il segmento delle bici road da competizione di Acol è rappresentato dalla più aerodinamica Divinus e dalla leggerissima SL. Quest’ultima in particolare è caratterizzata da forme essenziali, tubazioni arrotondate, un peso ridotto e si rivolge principalmente agli amanti delle salite e delle lunghe distanze. Il telaio nella taglia media ha un valore alla bilancia dichiarato di 686 grammi (senza verniciatura e senza minuteria). E’ completamente in carbonio ed è il risultato di un blend di fibre composite (Winact-G SL Carbon con cuore in Graphene) studiate da Wiawis per ottenere un compromesso ottimale tra rigidità, peso e resa tecnica, oltre ad una elevata resistenza. Uno dei punti cardine di Wiawis in sede di ingegnerizzazione è quello di sviluppare strutture robuste e durevoli nel tempo.
Seguendo le tendenze attuali e anche il suo essere all’round, Acol SL è stata disegnata per supportare pneumatici fino a 32 millimetri di sezione (si nota l’ampio passaggio nei pressi della testa della forcella). La scatola del movimento è una sorta di oversize per massimizzare la rigidità del comparto e mantiene una larghezza di 86,5 millimetri con sedi press-fit. La zona del reggisella ha un diametro di 27,2 millimetri. Acol SL nasce per i soli freni a disco.
Quattro taglie disponibili
Le misure disponibili sono quattro: Xs, S, M e L. Ognuna di queste ha in comune il rake della forcella a 46 millimetri ed un carro posteriore molto compatto: solo 41 centimetri (davvero corto), sinonimo di reattività ed agilità. Sono interessanti anche i valori espressi in merito alla lunghezza complessiva delle bici nelle varie taglie e tutte mostrano una compattezza da non sottovalutare. Il riferimento può essere sempre la taglia media con i suoi 98,1 centimetri. La più grande, la large non arriva al metro di lunghezza. Al tempo stesso, ogni misura mostra un buon equilibrio tra reach e stack, per biciclette aggressive, ma non eccessivamente tirate e schiacciate verso il basso, fattore che le rende sfruttabili anche da chi non è agonista al 100%.