Braking BrakeForce, i dischi per chi vuole mordere in frenata

25.09.2025
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Braking lancia ufficialmente la nuova generazione di dischi per l’ambito road. Si chiamano BrakeForce, trovano ispirazione in tutto e per tutto nella famiglia Epta Stage utilizzata nella Superbike. La produzione di BrakeForce è completamente europea.

Non c’è carbonio, il ragno è in alluminio e la pista frenante è in acciaio temprato con la tecnologia ad induzione. Una delle particolarità è la presenza di creste a sezione rettilinea, sono forate ed aumentano la dissipazione termica. Il calore, uno dei grandi nemici degli impianti frenanti a tutti i livelli. BrakeForce può essere un componente gamechanger? Li abbiamo provati.

Il disco è rivettato al ragno, non è un blocco unico
Il disco è rivettato al ragno, non è un blocco unico

Resta fondamentale il rodaggio

Per meglio contestualizzare il nuovo disco Braking abbiamo interpellato ancora una volta Andrea Bazzi, tecnico dell’azienda lombarda, appassionato di bici e praticante.

Per ogni tipologia di impianto frenante, pastiglie e dischi – argomenta Bazzi – il rodaggio e la fase di assestamento sono operazioni fondamentale, influiscono sulle performance e sulla longevità dei sistemi. Il rodaggio delle pastiglie è molto simile a quello di auto e moto, in quanto ogni pastiglia arriva con una sorta di patina protettiva della produzione. Il consiglio è fare 25/30 frenate/pinzate a basse velocità, fino a fermarsi e senza inchiodare. Questa operazione toglie la patina, abbina in modo ottimale pastiglia e disco, evita la vetrificazione della pastiglia. La mescola della pastiglia si adatta man mano al calore.

«La scelta dell’accoppiamento migliore fra pastiglia e disco – continua Bazzi – in realtà non esiste. E’ sicuramente una questione di feeling e anche legata alla resa tecnica che si vuole ottenere. Vale il medesimo approccio per il diametro dei dischi, ma il passaggio davvero importante è l’assestamento di pastiglie e dischi».

Andrea Bazzi, tecnico Braking (foto Andrea Bazzi)
Andrea Bazzi, tecnico Braking (foto Andrea Bazzi)

I Braking BrakeForce del test

Due rotori da 160 millimetri di diametro, sostanziosi, perfettamente rifiniti e davvero particolari, tanto da sembrare davvero due dischi da moto. La sede d’ingaggio è CenterLock e il ragno è rivettato alla zona della pista frenante. Se dovessimo categorizzare il prodotto Braking per fascia di mercato e prezzo, il posizionamento sarebbe il medesimo dei rotori Shimano Dura Ace, Sram Red e Campagnolo Super Record, quindi un altissimo di gamma a tutti gli effetti. Il prezzo di listino è di 99 euro per singolo rotore (li valgono tutti, fino all’ultimo nichelino).

Hanno uno spessore utile di 1,9 millimetri, perfettamente in linea con i competitor sopra citati. I BrakeForce non sono dei pesi piuma. Crediamo che buona parte dello sviluppo/produzione sia stata focalizzata su qualità di materie prime, lavorazione e performance, tralasciando il risparmio di qualche grammo a favore di sicurezza, longevità e resa tecnica.

Le sensazioni su strada

Mettendo da parte la primissima fase del test, quella legata al “rodaggio” (seguendo il protocollo di Bazzi), la prima cosa da mettere sul piatto delle prestazioni è un disco che morde e sembra aggredire le pastiglie. Molto di rado ci siamo confrontati con un’efficienza del genere e se la modulabilità dipende principalmente dal binomio pastiglie/impianto, è altrettanto vero che il BrakeForce “fa lavorare” le pastiglie portandole al massimo della resa. Tradotto: frenata secca e decisa, decelerazione importante anche quando si è in picchiata in discesa, spazi ridotti di pinzata e frenata. La tempistica di azione sulle leve dei freni si riduce. Non è necessario pelare i dischi prima di affrontare una curva, tornante, decelerazione importante.

Il feeling può non essere immediato per una qualità (elevatissima) della frenata che aumenta in modo esponenziale e alla quale non si è abituati con gli impianti completamente standard. Parola d’ordine, immediatezza. A parità di velocità e spazio temporale di azione sull’impianto, scompare completamente “l’effetto affettatrice” che si verifica con alcuni dischi che si deformano quando la temperatura sale in modo esponenziale. Pur avendo un peso corporeo (il nostro) contenuto (intorno ai 66 chilogrammi), ma avendo superato abbondantemente gli 80 chilometri orari durante una fase di test, non dobbiamo riferire alcuna deformazione su BrakeForce. Nessuna anomalia di consumo delle pastiglie e necessità di spurgare l’impianto frenante prima del tempo. Significa che il calore accumulato dal disco è dissipato a dovere e non si trasmette alle pinze. Non è poca cosa. Provati prima con Sram e poi con Shimano, le prestazioni restano molto simili. Con Sram aumenta leggermente l’effetto on/off tipico di Sram, con Shimano non cambia la grande modulabilità tipica dell’impianto nipponico.

In conclusione

Mettere alla prova un disco di questa caratura e metterci alla prova con qualche frenata poco ortodossa e condotta al limite, ci ha dato l’opportunità di alimentare alcuni quesiti. Uno su tutti, vale la pena risparmiare dei grammi (pochi, un disco Dura Ace da 160 pesa circa 110 grammi) sui dischi dei freni? La risposta va da sé, considerando che non si tratta di un singolo componente, ma di una prestazione che migliora su un impianto nella sua completezza.

Braking ha il merito e l’opportunità di portare il proprio know-how, creato in tanti anni di competizioni in ambito moto a livelli altissimi, nella categoria della bici e a noi questa cosa piace in modo particolare.

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