Se è vero che le selle corte hanno dato nuova linfa alla categoria e ampliato la scelta, tecnicamente è importante tenere presente alcuni fattori in fase di montaggio. Ne abbiamo parlato con Prologo e con Ronny Baron (meccanico del Team Bahrain-Victorious).
Cambia la forma, non la sostanza
Ci sono alcuni fattori da tenere bene a mente, perché l’obiettivo è quello di avere un’efficienza ottimale quando si ricerca la prestazione. Vale per l’amatore ed è un fattore di primaria importanza per il professionista, che sulla bicicletta spende le sue giornate. Le selle corte sono differenti nello shape, ma alcuni concept di biomeccanica le avvicinano alle tradizionali. Cosa fa un meccanico quando monta una sella corta? Tiene conto di tre fattori: altezza, inclinazione e arretramento, valori che riprende smontando la sella “vecchia” e cambia “solo” nel momento in cui riceve delle indicazioni dall’atleta e/o dal biomeccanico del team.
Ronny, i pro usano le selle corte?
Le selle corte sono molto utilizzate dai pro’, sono apprezzate non solo per le bici da cronometro, dove comunque si utilizzano dei modelli ancor più specifici, ma anche per le biciclette “normali”. Chi ha iniziato ad utilizzare una sella corta non è più tornato indietro. Poi è sempre giusto considerare le varie forme, larghezze e preferenze di ogni atleta, ma anche i materiali che arrivano dagli sponsor. Per farti un esempio: noi abbiamo Prologo e buona parte degli atleti usa la Scratch M5, qualcuno ha optato per la Dimension.
Un corridore passa da una sella tradizionale ad una corta, quali sono i passaggi fondamentali?
Il primo step è il punto anatomico, parallelamente all’altezza. Si ottiene identificando il punto dove la sella è larga 7 centimetri, diciamo tra 7 e 8 centimetri. Questo è un riferimento dal quale partire per la valutazione dell’arretramento e dell’altezza. A prescindere da tutto, noi meccanici abbiamo i riferimenti del corridore e del biomeccanico, che ci passano le schede con le misure richieste».
Riprendiamo anche una precedente pubblicazione che offre degli spunti interessanti in merito all’evoluzione e valutazione dell’altezza di sella.
E poi?
In seconda battuta si valutano l’arretramento corretto e la giusta inclinazione. Il punto anatomico è un riferimento preciso, comune alle selle corte e a quelle tradizionali. Il calcolo dell’arretramento inizia proprio dal punto anatomico. Ti posso dire che non esiste una regola precisa, un solo numero che può andare bene per tutti. La sensibilità del corridore e le valutazioni del biomeccanico giocano un ruolo primario.
Volendo fare un esempio?
Considerando una sorta di terzo passaggio, ovvero l’inclinazione, è raro vedere dei pro’ che usano la selle perfettamente in bolla e orizzontali. La teoria la vorrebbe così, ma la maggioranza dei corridori utilizza un’inclinazione di 2°. Ci sono da considerare le variabili dell’esterno: il vento, la qualità dell’asfalto, come si pedala in salita e molto altro. Cose che non esistono in sede di valutazione statica. Si tende ad eliminare l’insorgenza di problematiche al soprasella, ma comunque senza esagerare con l’abbassamento. Una sella eccessivamente inclinata, porta allo scivolamento verso l’anteriore e questo è controproducente. Le selle corte non sono esenti da questa valutazione. Un aspetto che voglio sottolineare è la presenza del CPC sulle selle che abbiamo in dotazione e che ha permesso ad alcuni atleti di scaricare ulteriormente la zona della prostata, senza influire in modo negativo sullo scivolamento in avanti.
Vengono eseguite delle regolazioni dopo il primo posizionamento?
Dipende sempre dalla sensibilità dell’atleta. Ti posso dire che la posizione finale, l’ultima da considerare la fa la strada. Di solito gli eventuali aggiustamenti sono minimi, quasi irrisori, a meno che non ci siano delle altre problematiche. L’ultimo test viene fatto sempre su strada.
In conclusione
Il corretto montaggio e posizionamento della sella, con i suoi canoni e soggettività dell’atleta, influiscono sulla postura generale, sulle pressioni che si creano nella zona perineale, sulle articolazioni e naturalmente sull’espressione della performance. Non solo, perché una seduta non ottimale si riflette in maniera negativa manifestando delle tensioni della zona lombare, punto cruciale per le fasi di spinta.
In ultima battuta, Ronny Baron ha aggiunto:«Al di là della posizione iniziale è necessario fare attenzione alla perdita di spessore e di forma della sella, che si può verificare con il passare del tempo. Talvolta può essere questione di un solo millimetro, in altre occasioni la diminuzione abbondante influisce negativamente sulla seduta. Aggiungo che con Prologo siamo davvero fortunati, perché gli equipaggiamenti in dotazione ai corridori sono longevi, un vantaggio per loro e anche per noi meccanici».