Si comincia con la crono. E come ogni volta che va così, il ciclismo mette in mostra tutta la tecnologia di cui dispone. I corridori si trasformano in macchine da corsa, capaci di velocità fuori dal comune, dopo allenamenti e studi che dallo schermo di un computer approdano alla galleria del vento, poi alla pista, infine alla strada. Ci sono le bici. Ci sono gli accessori, come casco, occhiali, copriscarpe e guanti. C’è il body. Le aziende che producono abbigliamento studiano ogni refolo di vento attorno al corpo dei loro campioni.
Poi, in parziale contraddizione con tutto questo, quando la crono deve farla il leader della classifica (non quella di apertura, chiaramente), per esigenze di sponsorizzazione gli tocca indossare il body ufficiale. In quel caso sta a chi produce le maglie per la corsa, adattare il vestito al campione.
Santini e la crono
Si fa questo ragionamento con Stefano Devicenzi di Santini, che al Giro veste la Trek-Segafredo e quando sarà luglio vestirà nuovamente la maglia gialla del Tour. Cosa c’è dietro un body da crono? E come si fa quando c’è da vestire un corridore con cui non s’è mai lavorato e bisogna farlo magari poche ore prima della crono?
«Nel body da crono – spiega Devicenzi – ci sono ricerca e tecnologia. Però attenzione, puoi anche utilizzare i materiali più avanzati, ma se non lo confezioni con cognizione di causa, disperdi il potenziale del materiale. Oltre a questo, c’è dietro anche una ricerca legata al modo di assemblare i vari pezzi di tessuto, per dare ai materiali una struttura che esalti la loro intrinseca tecnologia. Il tessuto è velocissimo, perché la galleria del vento dice che ha una penetrazione dell’aria molto alta, ma se costruisci il body in modo che non sia performante, che crea pieghe e tamburelli sul corpo dell’atleta, allora il body non funziona».
Come nasce il body da crono?
Si fa prima il disegno sul corpo dell’atleta e poi si scelgono i tessuti in base alle esigenze. Si parte da una base standard, la stessa che viene messa a disposizione dei vari team amatoriali, poi per gli atleti professionisti si fa un lavoro di personalizzazione. Questo con i team che sponsorizzi. Il problema c’è quando il body non lo puoi adattare al corpo o non puoi farlo sino in fondo, come per il leader della classifica generale (Santini è fornitore ufficiale di tutte le corse di Aso, ndr). Il fatto che non sia cucito addosso rischia di vanificare la superiorità delle tecnologie adottate.
Quindi il leader del Tour nelle crono ha un handicap?
No, perché la situazione può essere gestita. La sera prima della crono, andiamo a fare un meeting con ognuno dei leader che dovranno usare il nostro body e che, purtroppo per loro ma meglio per noi (sorride, ndr), non potranno usare il loro. Andiamo negli hotel per cucirglielo addosso, così da esaltare le proprietà tecniche dei tessuti utilizzati.
Come fate?
Ci troviamo in una stanza con il corridore sui rulli, la sarta al fianco e la macchina da cucire sul tavolino. La nostra grande signora Rosita. Accanto a lui c’è anche la modellista o più spesso proprio Monica Santini che individua i punti su cui intervenire. A quel punto si fa un “taglia e cuci” immediato. Nel caso di Van Aert l’anno scorso sono stati fatti proprio dei tagli, come una serie di coriandoli, lavorando su tutto il corpo per metterglielo a misura.
Dicevi però che si parte da una base standard.
Esatto, un modello che viene fatto secondo criteri assoluti e tecnologie su misura, come la manica cucita in un certo modo, il fondo della gamba con un particolare elastico e tutto il resto. Poi per ogni atleta, serve un lavoro sartoriale. Quindi si prende il body di base e si va a ridisegnarglielo addosso, ma senza stravolgere il modello.
Ridisegnare?
Vuol dire semplicemente riprendere le cuciture in alcuni punti, eliminare alcune pieghe, allungare o accorciare la manica o la gamba. Lo stesso modello avrà misure diverse su corridori diversi. Magari per uno che è più alto, si allunga una cucitura sulla schiena o la si accorcia. E come quando fai un abito sartoriale.
Per lo sviluppo si usano chiaramente le squadre sponsorizzate?
I body su cui si lavora sono quelli che hanno dimostrato di essere i più veloci in galleria del vento. In particolare, sponsorizzare la nazionale australiana ci permette una ricerca più approfondita perché c’è più tempo a disposizione, visto che loro ragionano su progetti olimpici quindi con quattro anni a disposizione. Grazie a loro abbiamo individuato accorgimenti preziosi.
Ad esempio?
Ad esempio, se guardate i body del Tour de France, noterete dalle foto laterali che l’elastico della gamba non è dritto, ma è più lungo nella parte anteriore dove c’è il ginocchio e più corto dietro la coscia dove ci sono i tendini. Se poi il corridore è magro, in quel punto dietro al ginocchio, fra tendini e articolazione, si crea un vuoto: quella che noi chiamiamo una taschina che incide sull’aerodinamica e sulla quale bisogna intervenire. Stesso discorso per i guanti…
Cosa succede con i guanti?
Con le protesi attuali, quando i corridori piegano i polsi e mettono le mani sul manubrio, si creano delle piccole pieghe. Sicuramente il tessuto è più aerodinamico della pelle, ma la pelle non fa quelle pieghe. Un corridore forte della Ineos con cui parlai di questo aspetto, preferiva correre senza guanti proprio per evitare quelle grinze.
Il body ha tasche?
C’è una tasca per il numero, cui si accede da dentro, che chiamiamo “no pins”. Fuori è completamente liscio, c’è solo uno strato di plastica trasparente, che permette di non usare le spille. Poi c’è la taschina per la radio, che viene pure posizionata dall’interno ed è minuscola, come quella che si mette sul pantaloncino per le tappe in linea. Questa viene collocata abbastanza in alto e lontana dalla colonna vertebrale, per evitare che in caso di caduta possa creare danni molto seri.
Il body da crono è comodo?
Rispetto a quelli di qualche anno fa, vedi una differenza incredibile. Quelli attuali sono cortissimi, sembrano quasi dei body da bambino. Sono veramente piccoli, eppure sono in taglia S o M, cioè taglie normali. Qualche anno fa non si era così attenti. Di certo non è fatto per stare in posizione eretta, ma per riprendere una terminologia dello sci, per stare a uovo. Serve per andare veloci e in certe situazioni il comfort è un fattore cui si può parzialmente rinunciare.