Come si comportano i pro’ nel traffico?

12.02.2021
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Il traffico è un problema sempre crescente per i ciclisti. Un problema che coinvolge sia coloro che usano la bici come mezzo di trasporto, sia gli amatori, sia i professionisti. Sempre più spesso si sente più di qualcuno investito o coinvolto in un incidente. L’ultimo caso della lista ha visto protagonista Fernando Alonso giusto ieri in Svizzera, mentre in Italia si parla ancora della Bora Hansgrohe. Verso la fine di gennaio infatti un’auto ha travolto sette corridori della corazzata tedesca, durante un allenamento sul Garda. Ad avere la peggio è stato il neoacquisto, Wilco Kelderman che ha riportato una commozione cerebrale e una frattura ad una vertebra. Non è un caso se Ineos-Grenadier e Trek-Segafredo per i loro atleti e le loro atlete abbiano ideato maglie apposite per l’allenamento. I primi le hanno arancio fluo, i secondi giallo fluo (foto in apertura): l’obiettivo è essere più visibili.

Più che parlare di regole, sacrosante per carità (pensiamo al metro e mezzo di distanza al momento del sorpasso) ma che spesso non possono essere messe in atto, in questo articolo cerchiamo di capire come si comportano i pro’ nel traffico. Quali sono le loro paure. Ne abbiamo coinvolti dai più esperti ai più giovani.

La macchina che ha travolto i corridori della Bora
La macchina che ha travolto i corridori della Bora

Pozzovivo: i segni addosso

Il lucano ne sa qualcosa di incidenti: due anni fa per poco non ci lasciava la pelle. E i segni di quella tremenda vicenda li porta ancora addosso e sono visibili in quel braccio che non si piega più bene.

«Do per scontato che l’automobilista è distratto, pertanto assumo un atteggiamento preventivo. Non so, l’apertura dello sportello di chi è parcheggiato, la svolta improvvisa… Cerco di evitare le “gimkane” nella colonne del traffico. In quel caso massima attenzione e non sto a guardare i watt e i vari dati. Insomma mi lascio dei margini di errore, degli spazi temporali di reazione.

«Cerco di tenermi il più possibile sulla destra e nel limite delle possibilità cerco di saltare le buche anziché spostarmi a sinistra. Quando questo accade mi volto sempre e semmai segnalo lo spostamento».

Pozzovivo poi è attento anche all’equipaggiamento. Mettendo in preventivo di prendere più buche, proprio per non spostarsi al centro della carreggiata, opta per gomme più pesanti con sponda rinforzata. Gomme più larghe e gonfiate a 5 o 5,5 bar.

«Ho la fortuna di essere leggero e quindi pizzico con maggior difficoltà anche con pressioni basse, inoltre viste le mie condizioni avere la gomma più morbida mi aiuta un po’. Infine dico che anche  la segnaletica orizzontale è importante: aiuta a dare un’idea delle dimensioni delle carreggiata e degli spazi. Allenandomi a Lugano o nelle mie zone del Sud Italia vedo la differenza, anche del fondo e del traffico. Diciamo che a Lugano è più ordinato».

Domenico Pozzovivo fu investito ad agosto 2019
Domenico Pozzovivo fu investito ad agosto 2019

Caruso: rispetto reciproco

Damiano ci ha risposto immediatamente, mostrando grande sensibilità alla tematica del traffico. 

«La distrazione dell’automobilista è la cosa che più mi spaventa. Non presta la massima attenzione alla guida, per cui rallento, anche se io ho la precedenza e l’auto ha lo stop. La prevenzione è la cosa più importante. Oggi in generale la situazione è peggiorata rispetto magari a dieci anni fa. In macchina si usa il cellulare e anche le auto sono sempre più tecnologiche e hanno schermi, anche touch, che distraggono».

Anche Caruso fa ricorso a degli accorgimenti tecnici per rendere più sicure le sue uscite, come il sistema di Garmin Varia con la lucina che si accende quando da dietro sta per arrivare una vettura.

«Ci tengo però a dire una cosa: il rispetto deve essere reciproco. Gli automobilisti devono fare attenzione, ma anche noi dobbiamo prestarne. Invito i miei colleghi a rispettare il codice della strada perché il lato debole siamo noi. Siamo noi i più vulnerabili».

Il Garmin di Caruso. I pallini a destra segnalano l’arrivo delle auto da dietro
Il Garmin di Caruso con il sistema Varia (pallini a destra) che segnalano le auto

Marezcko: paura del sorpasso

E dai più esperti passiamo a corridori più giovani, come Jakub Marezcko il quale è anche un velocista e magari spesso è chiamato a fare degli sprint.

«Quando devo fare dei lavori cerco di scegliere strade meno trafficate, anche nei lavori in salita. Quando mi alleno cerco di stare il più a destra possibile. Una delle cose che più mi spaventa è quando la macchina ti passa vicino a forte velocità e senti la folata di vento, lo spostamento d’aria. E’ davvero pericoloso.

«Da un paio di anni utilizzo il dispositivo Garmin che mi segnala il sopraggiungere dei veicoli. E’ un preavviso di quante auto arrivano. Inoltre ha anche un fascio di luce che segnala la tua presenza. Oltre a fare da radar funge anche da luce. Per il resto cerco di rispettare le norme».

Tonelli: meglio frenare

Dal velocista della Vini Zabu, passiamo al giovane portacolori della Bardiani Csf Faizanè.

«Quando sono in allenamento cerco di rispettare il più possibile il codice della strada perché alla fine chi ci rimette sono sempre io, il ciclista. Cerco di essere sempre attento fermandomi ai semafori, facendo gli stop. Salto le colonne di auto solo se sto facendo un lavoro, altrimenti resto dietro. Non sono quei due secondi che perdo che fanno sì che io vada forte o piano in gara. Questa almeno è la mia teoria.

«Quando faccio i lavori cerco sempre di trovare strade meno trafficate e senza ostacoli, come i semafori. Non manca poi la lucina posteriore sempre accesa per farmi vedere. Sto sempre a destra e se ci sono buche mi volto e poi mi allargo. Capita anche di mettere fuori la mano come stessi svoltando per prendere il mio spazio».

Oltre alle distrazioni imposte dai cellulari, anche le strade rovinate incidono sulla sicurezza nel traffico
Anche le strade rovinate incidono sulla sicurezza

Nibali: l’occhio dei pro’

E per finire parola allo Squalo, Vincenzo Nibali.

«Credo che un pro’ abbia un’attitudine diversa rispetto al ciclista che pedala per passione. Le questioni sono diverse: dall’innata capacità di gestire la bici, al colpo d’occhio che alleniamo in corsa alle tante ore di allenamenti. Abbiamo un’abitudine tale che, per strada, capiamo da un semplice movimento delle ruote come può spostarsi una macchina, anche se magari chi guida dimentica di mettere la freccia. Oppure quando c’è una macchina parcheggiata e una persona sta per aprire la portiera. I veri problemi sono quelli che non possiamo vedere, come una buca nascosta, un avvallamento dell’asfalto oppure la rottura della strada causa radici». 

«Ovviamente non siamo immuni dai rischi, anche facendo la massima attenzione, ed è buona regola tenere saldamente il manubrio, con la mano che lo impugna e non semplicemente con il palmo appoggiato. La tecnologia poi ci ha aiutato molto. Io per esempio monto sia la luce anteriore e che posteriore per farmi notare anche a notevole distanza.

«Anche l’abbigliamento è importante. In allenamento, per esempio, noi della Trek-Segafredo abbiamo un completo giallo molto visibile e tessuto rifrangente all’altezza delle tasche».