Si chiama Aeroscoop, la prima vera bici aero di Cinelli

Si chiama Aeroscoop, è la Cinelli più veloce di sempre

13.11.2025
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CALEPPIO DI SETTALA – Per la prima volta nella sua storia Cinelli porta una sua bici nella galleria del vento (GST in Germania). Il risultato è la nuova Aeroscoop, una bici che solo in parte si ispira alla Pressure 2 e diventa anche il simbolo del nuovo corso dell’azienda lombarda.

Tubazione del piantone curvata e quelle due asole per scaricare nel punto di inserzione degli obliqui al verticale, un segno unico e distintivo. Cinelli Aeroscoop è tra le bici più veloci del plotone e i dati la posizionano tra le prime 10, comunque è la Cinelli più veloce di sempre. Vediamola nel dettaglio con Fabrizio Aghito, storico Product Manager Cinelli

Quale significato per le due aperture sul carro?

Il compito delle due asole è quello di ottimizzare il passaggio dell’aria. Quest’ultima viene fatta defluire verso il retro, verso la ruota. Inoltre hanno il compito di minimizzare gli effetti negativi delle turbolenze create inevitabilmente anche dalla ruota anteriore. I foderi obliqui spanciano in modo importante verso l’esterno, sostengono tutto il comparto, ma al tempo stesso non vogliono essere un muro dove l’aria va a sbattere. E’ tutta nuova la forma del tubo sterzo, con una superficie frontale ridotta che al tempo stesso presenta due importanti svasature ai lati.

Sterzo rastremato, a cosa serve?

Aiuta a ridurre gli effetti negativi del drag. Permette alla bici di essere efficiente anche con vento laterale, o con angolazioni diverse. Abbiamo migliorato l’interfaccia tra sezione superiore dello sterzo, cap della serie sterzo e manubrio integrato, tutto a favore di una migliore efficienza.

Si chiama Aeroscoop, la prima vera bici aero di Cinelli
Una sorta di confronto virtuale con la Pressure 2
Si chiama Aeroscoop, la prima vera bici aero di Cinelli
Una sorta di confronto virtuale con la Pressure 2
Rispetto alla Cinelli Pressure 2, la rigidità cambia?

In base alle zone. Ovvero, sulla nuova Aeroscoop abbiamo voluto incrementare la rigidità della scatola centrale, anche su richiesta dei corridori del team MBH Bank-Ballan. Abbiamo lasciato i medesimi valori della Pressure 2 sui foderi del retrotreno e addirittura abbiamo reso la Aeroscoop “più morbida nel comparto dello sterzo” in modo da rendere l’avantreno meno aggressivo. Più docile.

E’ stato usato un layup di carbonio dedicato?

Sì, come layup e anche per quanto concerne l’orientamento delle pelli di carbonio. Sono utilizzate fibre T700 e T800, oltre ad una cospicua quantità di T1000. La tecnologia produttiva è monoscocca con mandrini in lattice posizionati all’interno dei tubi.

Gli altri dettagli tecnici da considerare

Il peso del telaio è dichiarato a 950 grammi nella taglia media e verniciato (senza parti metalliche), mentre la forcella full carbon è dichiarata a 370 grammi. Il comparto che supporta la trasmissione prevede un forcellino posteriore UDH ed un supporto del deragliatore che si può rimuovere (in ottica monocorona). E’ in ogni caso compatibile con corone fino a 55 denti.

Retrotreno e forcella offrono il passaggio a pneumatici fino a 34 millimetri di sezione. La scatola del movimento centrale è filettata T47, ma è larga 86 millimetri e quindi prevede le calotte dei cuscinetti totalmente alloggiate nel telaio.

Si chiama Aeroscoop, è la Cinelli più veloce di sempre
Le prime pedalate tra Bergamo e Milano (foto Michela Pedranti)
Si chiama Aeroscoop, è la Cinelli più veloce di sempre
Le prime pedalate tra Bergamo e Milano (foto Michela Pedranti)

Geometrie race e cinque misure

Cinque misure: XS e S, M, L e XL. Le geometrie mettono comunque in mostra una bicicletta con un passo complessivo contenuto (taglia per taglia), con un minimo di 971 centimetri per la XS, fino ad un massimo di 1011 per la XL. Anche gli angoli non sono particolarmente “tirati” e soprattutto l’anteriore fa intravedere un’apertura in avanti a tutto vantaggio di equilibrio, comfort e una certa facilità di guida anche nei contesti tecnici. E’ invece molto compatto il carro posteriore, con soli 41 centimetri di lunghezza, sicuramente tra i più corti in questa categoria di bici.

Allestimenti e prezzi

I montaggi sono cinque in totale. Campagnolo Super Record 13, Sram Red AXS e tre allestimenti che portano in dote Shimano, rispettivamente Dura Ace, Ultegra e 105 Di2. Ognuno di questi prevede le ruote Fulcrum Wind 57 ed il nuovo cockpit integrato full carbon Spirit di Columbus.

I prezzi di listino sono rispettivamente di 10.700 euro per i primi due menzionati (Campagnolo e Sram), mentre si scende a 9.900 euro il pacchetto Dura Ace. Ci vogliono 6.900 e 6.000 euro di listino per la bici montata Ultegra e quella con il 105 Di2.

Cinelli Milano

Continental all’italiana: si va forte, ma c’è da spendere

20.06.2024
6 min
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I primi due corridori nella classifica del Giro Next Gen che non fanno parte di un devo team appartengono alla stessa squadra: il Team MBH Bank-Colpack-Ballan. Davanti a loro e subito dopo, si leggono gli stessi nomi che abbiamo da poco applaudito al Giro d’Italia e che a breve ritroveremo al Tour de France. Questo suscita due considerazioni. La prima è che lo strapotere dei vivai WorldTour è ineludibile. La seconda è che lavorando nel modo giusto e investendo risorse, si può fare buon ciclismo anche in una continental italiana. Le differenze cronometriche ci sono, ma non somigliano a quella fra Pogacar e il resto del gruppo. Novak si è piazzato al quinto posto a 1’39” da Widar, Kajamini è arrivato a 2’14” (in apertura il loro arrivo a Pian della Mussa, foto NB Agency).

Gianluca Valoti ieri era in giro per aziende. E’ passato da Rosti che realizza l’abbigliamento e poi da Cinelli per le bici. Nel frattempo, Davide Martinelli scendeva verso Grosseto dove oggi Bagatin è impegnato nella crono tricolore. C’è tanto da fare anche in questa fase di quasi stacco, perché a breve sarà tempo per il Valle d’Aosta e poi si spera in una convocazione azzurra per il Tour de l’Avenir.

Che bilancio puoi fare di questo Giro?

Un bilancio positivo. Prima di partire l’obiettivo era che uno dei due ragazzi entrasse fra i primi cinque, invece siamo riusciti a metterne due nei dieci e, tutto sommato, è stata una buona classifica. Di più non si poteva fare, perché vedendo i valori che hanno fatto nella tappa di Pian della Mussa e poi quella di Fosse, hanno fatto entrambi il loro record di wattaggio, quindi più di così non si poteva. Bene così. Nelle prime dieci sono tutti devo team del WorldTour quindi usciamo a testa alta. Abbiamo investito tanto, dai ritiri a Sestriere al materiale più leggero e più scorrevole. Abbiamo speso per i ragazzi e alla fine però i risultati di sono visti.

Forse siete andati anche oltre le attese. Non era scontato che Kajamini tenesse sulle salite più lunghe…

Alla fine è la prima volta che riesce a fare un anno senza problemi. Al primo da U23, nel 2022, ha fatto una gara e mezza, cioè una l’ha finita e l’altra mezza è venuto per farci un favore e far partire la squadra. Ha avuto tanti problemi fisici. L’anno scorso con meno problemi ha finito in crescendo, dimostrando anche di esserci in qualche gara importante. Quest’anno sta andando forte.

Mentre Novak?

Deve ancora migliorare tatticamente e a quel punto con i suoi valori, potrebbe essere uno dei più forti in salita. E’ brutto da dire, ma è un secondo anno e come al solito si rischia che ce lo portino via. Bisognerebbe farci un articolo, è una situazione che ci sta rovinando. Non riesci a programmare più la crescita, non riesci ad avere ragazzi a lungo termine, almeno per tre anni. C’è anche il rischio che prendi atleti come loro che vanno bene e l’anno prossimo non li hai più, quindi non riesci neanche a programmare.

Sono entrambi in rampa di lancio verso qualche WorldTour?

Stanno aspettando quello che decidiamo di fare. O meglio cosa ci propone MBH Bank. Siamo tutti in attesa. Vogliamo vedere cosa mettono sul piatto, perché abbiamo il contratto di tre anni per la continental, mentre c’è da capire se effettivamente l’intenzione è quella di crescere. Per fortuna sono passaggi che devono avvenire abbastanza alla svelta, dato che ad agosto bisogna iscrivere la squadra, quindi in 15-20 giorni bisogna concludere.

Due corridori nei primi 10 e anche la maglia degli scalatori: forse di Nespoli si è parlato anche poco, non credi?

Nespoli lo conoscono quelli con cui ha corso in passato, ma per il resto se ne è parlato poco. L’obiettivo per lui era proprio questo, quindi riuscire a prendere la maglia GPM già dalle prime tappe. Purtroppo era un po’ rammaricato di non esserci riuscito, poi per fortuna siamo riusciti a prenderla alla fine del Giro. Era il nostro obiettivo perché conoscevamo le sue caratteristiche. Anche lui ha iniziato la stagione con un po’ di problemi e deve migliorare fisicamente, perché è alto e molto magro, però ha delle grosse qualità. E’ un 2004, ma forse nel suo caso si può sperare di lavorarci con calma.

Un investimento importante, due ritiri, avete fatto come i devo team e i risultati sono arrivati. Si può fare anche per una continental italiana, insomma…

Fa piacere che lo diciate, per noi significa tanto. La vera differenza probabilmente è proprio il budget. Quello che per noi è stato uno sforzo finalizzato al Giro Next Gen per loro è la regola. Quelli che avevamo davanti, lo stesso che ha vinto il Giro, avevano fatto un minimo 3-4 gare a tappe, più i ritiri. Noi ci siamo presentati con tre corse a tappe: Coppi e Bartali, Giro d’Abruzzo e poi Giro d’Ungheria. In Italia mancano le corse a tappe anche per gli juniores. Alla fine vedo che i francesi e gli altri fanno più corse a tappe rispetto a noi e noi invece siamo qui a fare le corse di un giorno. A parte Valle d’Aosta, Veneto e Friuli, che però si fanno verso fine stagione. Ci vorrebbe un paio di corse a tappe in inizio stagione.

Per il Valle d’Aosta si può lavorare come per il Giro d’Italia?

Adesso c’è il campionato italiano, uno degli obiettivi dell’anno. Poi li lasceremo un po’ liberi, mentre qualcuno si farà ancora 15 giorni di altura. Non tutti quelli del Giro faranno anche il Valle d’Aosta, sulla carta di sicuro Kajamini e Novak. E poi speriamo anche in una convocazione per il Tour de l’Avenir.

Come è andato il primo Giro U23 con Martinelli in ammiraglia?

Molto bene. Lo abbiamo voluto a tutti i costi e lui ha accettato subito il progetto. Lo conoscevamo da corridore e ci ha dato una grossa mano, al Giro d’Italia come nella prima parte di stagione. Si vede che ha appena smesso. Non è che mi senta vecchio, però si vede che Davide è più aggiornato e ci sa fare anche per parlare con i ragazzi. Con lui siamo migliorati anche sul piano tecnico, oltre ad avere due allenatori come Dario Giovine e Antonio Fusi che non hanno sbagliato niente e siamo arrivati al Giro in ottime condizioni. E’ la conferma che sappiamo fare anche noi del buon ciclismo, ma che con i soldi si va più forte.