Ricordate? Dopo l’esperienza di Vincenzo Nibali alla Capoliveri Legend dello scorso autunno, avevamo chiesto a Mirko Pirazzoli, vera colonna portante della mtb italiana, come aveva visto lo Squalo in versione biker. Il “Piraz” aveva seguito la gara da dentro con una e-bike e aveva avuto modo di giudicare dal vivo il siciliano.
Non solo, ma sempre Pirazzoli disse che se Nibali si fosse cimentato nella Cape Epic sarebbe potuto entrare nei primi venti.
Adesso la Cape Epic lo Squalo l’ha fatta. E l’ha chiusa al 13° posto. L’ha fatta in compagnia di un altro asso della mtb italiana, Samuele Porro, pluritricolore marathon.
Mirko, avevi ragione. Nibali poteva fare bene alla Cape Epic…
Mi fa piacere che siamo ancora qui, perché vuol dire che le mie indicazioni erano corrette! Scherzi a parte, è stata una bella avventura da seguire anche se da lontano. Quando avevo pronosticato un piazzamento tra i 10 e i 20, avevo fatto i conti senza l’oste volutamente. Infatti non potevo basarmi sul compagno che avrebbe avuto Vincenzo in Sud Africa. Si pensava a Ivan Santaromita, che conosco come ex professionista su strada, ma non lo avevo mai visto in mtb e così mi sono un po’ buttato. Con Samuele Porro invece è stata tutt’altra cosa.
L’esperienza di Porro ha inciso molto?
Nibali si è ritrovato un compagno di percorso che probabilmente è stato determinante. E lui stesso l’ha detto. Samuele ha inciso eccome. Certe corse vanno oltre l’aspetto della condizione atletica, conta molto anche chi il percorso lo conosce ed ha esperienza. Il peso di un Samuele, uno staff (anch’esso esperto) che si sono messi a disposizione sono stati fondamentali
Eppure Nibali di corse a tappe se ne intende…
Io non non avevo grossi dubbi sulla sua condizione atletica e certe dinamiche che s’innescano in una stage race, ma in mtb è tutto diverso. Ci sono molte più variabili, più imprevisti rispetto alla strada. Senza contare che uno come lui essendo in un ambiente diverso ha consumato molta più energia. E infatti Vincenzo stesso ha detto: «Il mio problema è la fluidità di guida».
E’ chiaro, a certi ritmi, specialmente quando si è stanchi, lui spreca molte più energie nervose…
Un’analisi semplice, chiara, obiettiva. Ed è la chiave di lettura di un campione. «Sono più bravi a guidare, fanno meno fatica e quindi si… riposano di più». E non è poco. Una prova come la Cape Epic vuol dire qualcosa come 30 ore di gara in una settimana. E 30 ore di gara equivalgono a 15 gare di due ore ciascuna.
L’imprevisto è dietro l’angolo e anche piccoli dettagli alla lunga si pagano…
Esatto. Provate a pensare 15 gare senza avere un problema, una scivolata, una foratura, una crisi di fame, un errore, un imprevisto… E infatti gli atleti che vincono laggiù sono abituati a fare ore e ore di gara senza errori. Portando l’imprevisto quasi a zero. E questo Nibali l’ha capito. Nella tappa più dura Lakata (ex iridato, ma ben oltre i 40 anni, ndr) è arrivato terzo. In più c’è da considerare una cosa.
Quale?
Con il meteo sono stati sfortunatissimi. Si è trattato della Cape Epic più bagnata della storia credo. Senza pioggia, a mio parere, Nibali e Porro sarebbero arrivati nei primi cinque.
Non è un po’ troppo, Mirko?
Vincenzo è scivolato una volta, ma perché? Perché era stanco, a ruota, nel fango, con poca visibilità, perché c’erano condizioni estreme. In una gara asciutta avrebbe seguito Porro molto più tranquillamente. Anche perché la distanza non lo spaventava mica. Anzi, nei tratti aperti da pedalare Vincenzo tirava forte. Io poi immagino una cosa.
Che cosa?
Che molle gli scattino in testa. Aspettiamo un mesetto che gli venga il “mal d’Africa” e poi deciderà se tornare o meno. Per me, al netto dei suoi impegni con la Q36.5 e gli altri che può avere un personaggio come lui, Vincenzo può davvero puntare in alto, anche al podio.
E cosa dovrebbe fare?
Chiudere il gap tecnico: Vincenzo ha capito che la grossa differenza è nella guida. Lo ha detto anche al termine di una tappa, era quasi sconsolato, o forse solo molto stanco. Ma per questo già mi ha confidado che ha individuato una pump track vicino casa e mi ha detto: «Ci passerò qualche oretta». Capite che approccio!
Invece, Mirko, a livello tecnico, di setup come ti è sembrato?
Buono. Partendo da quanto visto a Capoliveri, ha ottimizzato il tutto. Chiaramente ha cambiato sponsor tecnico e si è ritrovato in ambienti dove c’è grande competenza. Una struttura dove ti sanno mettere in bici. La sua bici sicuramente era sopra gli 11 chili. Per me il peso giusto per una competizione come la Cape Epic. Un po’ di peso in più lo devi portare: qualche attrezzo, coperture più robuste, il telescopico… E in tal senso, come dissi per la Capoliveri Legend, la sua forza è l’apertura mentale: «Fatemi capire cosa serve e quello che serve, io lo porto con me». E vi assicuro che molti biker pro’ non sono così ricettivi.
Alla fine se non sbagliamo gli Specialized e gli Scott sono stati gli unici team ufficiali che non hanno avuto nemmeno una foratura…
E infatti non usano gomme standard,.ma anche loro non hanno avuto neanche una noia tecnica. Nino Schurter addirittura le gomme se le è fatte fare apposta. E gli Specialized usano dei Renegade Grid la cui carcassa è dedicata alle e-bike. Nonostante ciò c’è chi, anche al vertice, ha fatto delle scelte tecniche, a mio avviso, sbagliate.
Quali?
Per esempio i due della Speed Company-Orbea sono incappati in due scivolate con l’anteriore che perde grip, una in sovrasterzo e una in sottosterzo. Due scivolate dovute alla scelta di utilizzare un telaio piccolo che porta ad avere un attacco più lungo, un reggisella più arretrato e di conseguenza ad avere un alleggerimento dello sterzo e quindi a perdere l’anteriore.
Nibali promosso?
Assolutamente, ha preso consapevolezza. Ha capito la necessità di migliorare nella guida e l’importanza dello staff tecnico al seguito. Ho trovato molto intelligente andare a fare l’Andalucia Bike Race prima della Cape Epic. E’ stato bravo, anche perché quest’inverno l’ho seguito e vedevo che faceva tante cose, aveva tanti impegni al di là della mountain bike. In generale me lo vedo sbucare in una qualche gara. Ci arriverà lui quasi “in penombra”…. E poi dovranno inseguirlo!