A tutto Zana: il campione italiano in 10 punti (più un sogno)

30.06.2022
7 min
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La volata perfetta tirata fuori dal cilindro. Sarebbe riduttivo archiviare così la vittoria di Filippo Zana del campionato italiano. Il corridore della Bardiani Csf Faizanè comincia a dare continuità ai buoni risultati.

Ha vinto il tricolore, veniva dal successo all’Adriatica Ionica Race e ancora prima era stato uno degli eroi di Leuven e terzo al Tour de l’Avenir. Tanti segnali di crescita che meritano un approfondimento su questo ragazzo veneto. Conosciamolo meglio in dieci punti… più uno.

Tour de l’Avenir 2021, Filippo Zana in azzurro ha chiuso la corsa al terzo posto
Tour de l’Avenir 2021, Filippo Zana in azzurro ha chiuso la corsa al terzo posto

Bimbo in bici

«Ho iniziato quando avevo sei anni, da G1. Sono salito in bici perché un amico di famiglia, Giuseppe Zilio, mi vedeva girare in bici davanti alla birreria che avevano i miei a Piovene Rocchette. Giravo un po’ troppo! Così mi ha portato nella scuola di ciclismo omonima.

«Adesso Giuseppe sta lottando contro la SLA e credo che questi successi siano anche un po’ per merito suo. Sono sicurissimo che ha guardato la gara in tv, perché so che ha il televisore fisso sul canale dello sport».

La prima corsa

Aver iniziato presto magari di dà certe consapevolezze, il feeling con determinati movimenti in gruppo. Si può pensare che tutto venga facile, in realtà non è proprio così.

«Mi ricordo benissimo della prima corsa – riprende il neo tricolore – ero primo. Ai 200 metri quando ho visto l’arrivo praticamente mi sono fermato, dissi: tanto sono arrivato. E il ragazzino che era dietro di me mi ha passato. Si chiamava Thomas Bizzato.

«Se ben ricordo, ha smesso da allievo e fino a quella categoria ci trovavamo spesso nelle garette, visto che comunque eravamo tutti della zona».

Zana, primo da destra, sul podio iridato di Leuven in festa per Baroncini. Era stato azzurro anche da juniores
Zana, primo da destra, sul podio iridato di Leuven in festa per Baroncini. Era stato azzurro anche da juniores

L’esperienza

L’esperienza quindi l’ha acquisita a suon di schiaffoni sin da subito.

«Ho imparato che bisogna pedalare sino ad un metro dopo la linea d’arrivo! Quando ero piccolo sentivo molto la tensione. Non ricordo molto della vigilia di quella prima gara, ma ricordo che spesso vomitavo da quanto ero agitato».

E questa anche è stata una lezione importante. Un punto non secondario nella carriera di un atleta che Zana ha messo a fuoco da un bel po’. Lo ha acquisito in modo insolito.

Il contratto da pro’

Filippo cresce. La paura prima delle gare passa. Maturazione e consapevolezza prendono man mano il posto in colui che sta diventando un ragazzo.

«Ho firmato il contratto da pro’ nella sede della Bardiani a Reggio Emilia. Con me c’era anche Fabio Mazzucco. Mi accompagnò il mio procuratore, Moreno Nicoletti.

«Io sono passato al termine del secondo anno da under 23, ma la Bardiani mi aveva cercato già al termine del primo anno e firmai subito. L’anno dopo Vinsi Capodarco e feci terzo a Poggiana. Credo che il fatto di aver firmato mi rendesse più tranquillo e mi facesse rendere di più».

Uno scatto della prima gara da pro’, il Trofeo Pollença a Mallorca.
Uno scatto della prima gara da pro’, il Trofeo Pollença a Mallorca.

L’esordio

Dalla prima gara da G1 a quella da professionista. Passano 15 anni e tanti centimetri in altezza, Filippo è alto 1,85 metri.

«Eravamo a Mallorca. Non fu un super debutto a dire il vero. Ero stato male. Dovevo fare due gare e ne feci una. Fu durissima. Al termine mi chiesi come facessero ad andare tanto forte. Ero spaventato. Però col tempo mi sono abituato a quei ritmi».

«Valverde fece secondo e vinse Soler e fu speciale ritrovarmi fianco a fianco con lui e con quei campioni che fino a quel momento avevo visto solo in tv. Se mi passava vicino Valverde c’era un senso di rispetto e lo facevo passare… ma tanto si sarebbe infilato lo stesso!»

La volata

Zana è uno scalatore e l’altro giorno ha vinto in volata. Cos’è uno sprint per lui?

«Penso di aver fatto la mia miglior volata di sempre – racconta Filippo – e credo sia stato così perché arrivava dopo tanti chilometri e tanto caldo. Era una volata che andava al di là di chi fosse il più veloce. Ma di sicuro continuo a preferire la salita… perché in volata ho sempre perso!

«Cos’è per me uno sprint? Il limare, darsi le spallate e fare l’ultimo scatto per vincere. In uno sprint cerco di stare attento. Ho un po’ paura quando i velocisti iniziano a darsi spallate a destra e a sinistra: troppa confusione per i miei gusti».

Filippo non ama troppo le volate, ma qualcuna l’ha vinta anche da junior (foto Instagram)
Filippo non ama troppo le volate, ma qualcuna l’ha vinta anche da junior (foto Instagram)

La salita

«La salita è dove si vede chi ha gamba per davvero. Se non ne hai, fai fatica. E lì emerge la selezione. Quando sono in salita penso al mal di gambe, allo sforzo che sto facendo e che ho voglia di andare sempre più forte per soffrire meno.

«E la volta che ho sofferto di più è stata alla Valenciana. Di solito non ricordo bene i nomi, ma quella scalata me la ricordo benissimo: era la Sierra de Bernia. Ero al primo anno, la condizione non era al meglio e la salita era lunga. Fu un mix di dolore e fatica che ricordo ancora adesso. Ero proprio a tutta».

La vittoria

«La vittoria è ricompensa dei sacrifici, del lavoro e della fatica fatta. E’ una bella sensazione. Soprattutto dopo questa dell’italiano».

Quando si vince e in palio c’è un maglia che rappresenta un titolo, non si vince solo quel giorno. Si conquista una vittoria che viene in qualche modo rinnovata ogni volta che si va in corsa.

«Quanto cambia Filippo? Non mi rendo ancora conto. Però posso dire che voglio fare bene, che è una responsabilità e per questo se prima davo il 100% ora dovrò dare il 120%. Allenarmi sempre di più ed essere al top della condizione ad ogni corsa. Il tricolore ha il suo peso, spero di essere capace di portarla al meglio in giro per il mondo.

«E’ una bella soddisfazione. Se vogliamo c’era anche un po’ di rabbia perché il Giro d’Italia non è andato come speravo. Però questo mi ha spronato a lavorare sempre meglio per cercare il riscatto».

Filippo con il suo cavallo Vior. Filippo è per una vita semplice, ideale per fare il corridore (foto Instagram)
Filippo con il suo cavallo Vior. Filippo è per una vita semplice, ideale per fare il corridore (foto Instagram)

La vita da corridore

«Quando devi arrivare al peso forma è un po’ dura – continua Zana – ma quando ci sei puoi anche permetterti qualche sgarro. Non deve essere un’ossessione il peso. Almeno per me non lo è. Se si resta sempre pesante… c’è qualcosa che non va. A me non pesano queste rinunce, altrimenti non sarei qui. Sono sacrifici che faccio volentieri perché fanno parte del mio lavoro.

«Certo, a volte sarebbe bello andare in giro o al mare, ma poi quando raggiungi gli obiettivi dici: cavolo, però a qualcosa è servito tutto ciò».

La scorso anno la prima vittoria con la Bardiani allo Sazka Tour. Poi sono arrivate la Ionica Race e l’italiano
La scorso anno la prima vittoria con la Bardiani allo Sazka Tour. Poi sono arrivate la Ionica Race e l’italiano

La continuità

Zana ha un rapporto speciale con la corsa rosa. Ha 23 anni, li ha compiuti a marzo, e ne ha già tre nel sacco. Il primo fu quello di ottobre. Fu buttato nella mischia così quasi all’improvviso. E da allora ha sempre corso parecchio.

«Sento che la strada è quella giusta. E’ bello essere protagonista tutto l’anno. Per esempio dopo il Giro sono sempre stato davanti e questo mi ha reso felice. Ad inizio stagione faticavo a stare nei 20 e non ero contento. Tutto sommato in questi anni sono andato a migliorare e sono riuscito ad essere quasi sempre competitivo».

Il sogno

E poi c’è un altro punto. Un punto che non ha che fare con il passato o con aspetti tecnici. Filippo Zana, scalatore da Piovene Rocchette, Vicenza è professionista, campione italiano, tanti obiettivi da raggiungere e qualche sogno da realizzare. 

«I sogni? Uno l’ho realizzato. L’altro si chiama maglia rosa. So che è dura. Ma i sogni bisogna farli in grande».