Ritorno a Cittadella negli appunti di Lachlan Morton

14.11.2022
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La sola volta in cui Lachlan Morton aveva partecipato a un mondiale fu nel 2015 a Richmond, ma neppure in quel caso indossò la maglia della nazionale australiana. Corse infatti la cronosquadre per club con la Jelly Belly p/b Maxxis e si piazzò al 20° posto a 3’42” dalla BMC in cui correvano anche Quinziato e Oss. Lo stesso Daniel Oss che nel giorno del mondiale gravel di Cittadella, ha preso il largo dopo 30 chilometri, conquistando l’argento alle spalle di Vermeersch. Lachlan Morton c’era, questa volta però con la maglia della nazionale australiana, e ha chiuso al 18° posto a 6’29” dal vincitore.

Nel 2022 per Morton, solo 5 corse su strada. Lo scorso anno 19: qui al Tour of the Alps
Nel 2022 per Morton, solo 5 corse su strada. Lo scorso anno 19: qui al Tour of the Alps

Tutt’altro che invisibile

Lachlan Morton, corridore della Ef Education-Easy Post, ormai non lo trovi più nei siti di statistiche del ciclismo su strada. Stando a quelli, il suo 2022 è iniziato a febbraio alla Clasica Jaen Paraiso Interior e finito con le quattro tappe del Gran Camino. In realtà, poche settimane dopo, appreso dell’invasione russa in Ucraina, l’australiano ha dato via ad una non stop in cui ha percorso 1.064 chilometri in 42 ore da Monaco a Korczowa-Krakovets, sul confine fra Polonia e Ucraina, raccogliendo oltre 250.000 euro per i rifugiati ucraini.

L’anno precedente, Lachlan aveva creato l’Alt Tour, che lo ha visto percorrere tutte le tappe del Tour de France, oltre ai trasferimenti e senza supporto. Un totale di 5.500 chilometri, l’arrivo a Parigi 5 giorni prima del Tour e soprattutto oltre 700.000 dollari raccolti per il World Bicycle Relief.

«Molte persone – racconta – sono entrate in contatto con me grazie a questo tipo di impresa. La maggior parte delle volte in cui corro su strada, non mi sento come se fossi davvero importante per qualcuno, come se mancasse qualcosa. Forse l’idea del viaggio. Invece trovo eccitante attraversare luoghi in cui non avevo mai pensato di andare e che non rientrano fra le rotte tipiche del ciclismo».

Morton Polonia 2022
Marzo 2022, sulla via del confine polacco, durante la sua raccolta fondi per i rifugiati ucraini
Morton Polonia 2022
Marzo 2022, sulla via del confine polacco, durante la sua raccolta fondi per i rifugiati ucraini

Un giorno diverso

Al via di Vicenza, quest’uomo dal grande coraggio e ideali non banali, si è ritrovato in gruppo per dare al gravel un’altra dimensione. Dopo anni di partecipazioni alle gare ultra in America e Spagna, in cui si scalano dislivelli pazzeschi in tempi dilatati, il format della corsa in linea poteva risultare per lui poco affascinante. Invece il giudizio di Lachlan è stato di segno opposto

«E’ stato sicuramente molto diverso – ha detto – dal mio solito. Ho pensato che i primi 50 chilometri siano stati disegnati insieme molto bene e poi ho pensato che il percorso avrebbe potuto essere migliore per la parte restante. Ma nel complesso, ritengo che sia stato un buon evento. Il livello era davvero alto, uno stile di corsa molto diverso. Penso che questo tipo di terreno si presti a ottime gare, mentre quelle negli Stati Uniti si svolgono solo su grandi strade sterrate».

Durante il mondiale gravel in scia del compagno di nazionale Nathan Haas, altro esperto di gravel
Durante il mondiale gravel in scia del compagno di nazionale Nathan Haas, altro esperto di gravel

Il WorldTour e il gravel

Il dubbio sul percorso aveva assalito i puristi della specialità, ma è stata l’UCI stessa a indicare a Pozzato, che ha organizzato il mondiale gravel con la sua PP Sport Events, un limite di dislivello, visto anche l’elevato chilometraggio. Tanto che lo stesso Morton alla fine ha compreso le necessità degli organizzatori e se ne è andato con un sorriso soddisfatto.

«L’inizio della gara – ha confermato – è stato più interessante di qualsiasi altra gara che io abbia fatto negli Stati Uniti. Parlo dal punto di vista del terreno, perché salti dentro e fuori da sentieri e fattorie, ogni genere di cose. Non penso che sia una minaccia per la scena del gravel degli Stati Uniti, è solo qualcosa di diverso. Non c’è niente di male nel venire e provare qualcosa di nuovo e dargli una possibilità.

«Ci sono ovviamente cose che si possono fare meglio, ma era la prima volta. Penso che sia stato spettacolare avere le strade chiuse, la folla incredibile e il terreno davvero interessante e vario. Penso che nel complesso sia stato un successo. Due settimane prima ho partecipato a un evento ultra di cinque giorni, quindi il mondiale mi è parso molto diverso. Ma è stato divertente. E come previsto, i corridori del WorldTour hanno alzato il livello e si sono dimostrati all’altezza».

Mondiale gravel, le curiosità dai box

13.10.2022
7 min
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Il mondiale gravel, organizzato da Pippo Pozzato e vinto da Gianni Vermeersch, ci lascia anche un’importante eredità tecnica, un bagaglio di soluzioni adottate dagli specialisti della categoria, ma anche dagli stradisti. Siamo andati a curiosare nei vari momenti che hanno anticipato la rassegna iridata, tra normalità e scelte interessanti.

Il punteruolo di Haas

Inserito nel terminale della piega della Colnago di Nathan Haas abbiamo visto una sorta di punteruolo. Il corridore australiano usa questo strumento (già impiegato nella mtb) in caso di foratura, ma ha adattato il supporto integrandolo nel manubrio.

Per lui inoltre 3 centimetri di spessori tra stem e battuta dello sterzo, per respirare meglio e non sovraccaricare la parte lombare, oltre a voler guidare meglio nei tratti di sconnesso estremo. Sempre la corona singola da 40 denti, per essere pronto a rilanciare costantemente e cercare di non appesantire la pedalata anche dopo tante ore di competizione.

SuperSix Evo SE per Lachlan Morton

Tutto quello che serve per stare in giro ed in totale autonomia. Sacca sopra l’orizzontale, ma montata vicino al seat-post, manubrio aerodinamico della Vision e trasmissione ad 11 rapporti con doppia corona anteriore (con il power meter). Ruote Metron ad alto profilo e tubeless della Vittoria gonfiati a 2 bar. Tasche della maglietta colme di barrette e giubbino per ogni evenienza, oltre ad un marsupio con musica a palla. Questo è Lachlan Morton.

Il 105 meccanico di Eva Lechner

La Trinx della campionessa altoatesina era montata con uno Shimano 105 ad 11 rapporti e meccanico (ad esempio anche Sagan aveva la trasmissione meccanica, però Dura-Ace). Interessante anche la scelta delle ruote Reynolds con cerchio full carbon dal profilo medio, ovviamente tubeless.

Bombolette e scanner anche al Mondiale gravel

Buona parte dei corridori, a prescindere dalla nazionalità hanno nastrato le bombolette di schiuma, al reggisella oppure al telaio. Lo hanno fatto in modo importante, senza lesinare sulla quantità dell’adesivo. Ma anche tante pompette e camere d’aria posizionate in ogni punto della bicicletta.

Qualcuno ha fatto stringere i portaborraccia, non molti a dire la verità.

Doping meccanico, molti controlli. In particolare prima delle partenze delle categorie femminili, sono stati eseguiti diversi controlli con gli scanner dei giudici.

E’ anche stato bello vedere due atlete afgane al via della competizione elite femminile e speriamo di vederne di più in futuro. Diversi anche gli atleti africani maschi al via, per un ciclismo che si sta aprendo sempre più nella direzione di tutti i continenti.

I copriscarpe di Pauline

La Prevot è partita con i copriscarpe da crono, quelli lisci nella parte bassa e costruiti con la calza dalla caviglia in su. Calzature comunque da off-road, visto il pedale Time. Che abbia utilizzato delle scarpe non convenzionali?

La campionessa francese ha usato la nuova BMC Kaius, con trasmissione Sram Red eTap AXS. Particolare la scelta delle ruote Duke, con profilo basso ed in carbonio.

Team Bardiani-CSF, presenza in grande stile
Team Bardiani-CSF, presenza in grande stile

Non solo nazionali

Al mondiale gravel 2022 era nutrita anche la presenza degli staff dei team, qualcuno con una presenza massiccia di uomini e mezzi. E’ giusto ricordare che il ciclismo professionistico questa settimana avrà il suo ombelico proprio in Veneto.

Tubeless Challenge, molti utilizzati al Mondiale Gravel
Tubeless Challenge, molti utilizzati al Mondiale Gravel

Gomme Challenge e compressorini

Tra le gomme più utilizzate, le Vittoria in versioni diverse e le Challenge, queste ultime spesso presenti sulle ruote di atleti e palesemente oltre le sponsorizzazioni tecniche. I compressorini portatili ormai sono una costante.

La bici di Oss
La bici di Oss

Oss con il power meter

Sulla Specialized S-Works Roubaix di Daniel Oss c’erano i pedali da strada, la trasmissione road e il power meter. Le ruote alte e i tubeless Specialized Pathfinder da 36 (gomma utilizzata da quasi tutti gli atleti Specialized)

Deda Alanera anche per il gravel
Deda Alanera anche per il gravel

Alanera anche nel gravel

Diversi atleti del Team Bardiani (Italia Team) hanno utilizzato le nuove bici gravel Cipollini Ago e hanno riportato su questo mezzo anche il manubrio Deda Alanera normalmente utilizzato in ambito road. Questo cockpit integrato è parecchio rigido.

Una Wilier Rave SLR speciale

E’ quella che l’azienda di Rossano Veneto ha voluto dedicare ad Ivar Slik e che in un certo senso celebra il mondiale gravel in terra veneta. La foto è stata scattata all’IBF di Misano lo scorso settembre e non pubblicata per rispettare l’embargo di Wilier. La Wilier Rave SLR che Slik ha utilizzato per la competizione era montata con trasmissione Shimano e gomme Schwalbe.

Davide Rebellin al termine della gara
Davide Rebellin al termine della gara

L’eterno Rebellin tra i ragazzi

Avrebbe potuto correre il mondiale gravel e probabilmente stravincere nella sua categoria “age group”, che ha corso sabato al pari della competizione femminile e invece ha onorato se stesso, la sua carriera e terra di origine. Davide Rebellin, classe 1971 ha preso il via con gli elite, classificandosi 39° a poco più di 12 minuti dal vincitore (classe 1992).

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