Spesso abbiamo parlato della squadra di Contador e Basso, della Eolo-Kometa. Per tutti la Eolo, ma c’è quel Kometa che è il secondo sponsor sulla maglia che cela contenuti enormi. Contenuti che emergono in poche frasi scambiate con Giacomo Pedranzini, amministratore delegato proprio di Kometa.
Contenuti fatti di valori, di storia, di passione e che ben si legano alla crescita di una squadra giovane come quella celeste. Che ben si legano a quell’entusiasmo e se ne fa promotore a sua volta.
Kometa produce prodotti alimentari, carni principalmente: salumi, prosciutti, fese… ma anche formaggi e yogurt. E’ un’azienda ungherese, ma la sua storia è lunga ed ha origini italiane, Valtellinesi per la precisione.


Tutto parte dai monti
Come si legge anche sul loro sito, la storia di Kometa è “la storia di un’impresa di famiglia”. Una di quelle famiglie numerose del dopoguerra in cui lavorare i campi era quasi scontato e una necessità al tempo stesso.
Ma se c’è passione e inventiva , anche in situazioni di partenza difficili, come poteva essere la vita di montagna, gli orizzonti possono essere sconfinati. E così dai pascoli al salumificio, dai prodotti caseari agli insaccati industriali il passo è stato relativamente breve. Tanto da arrivare oltre confine, in Ungheria appunto, nel 1994.


Ed ecco che un’azienda di famiglia, diventa definitivamente una realtà imprenditoriale internazionale. Nel 1994 acquisiscono un complesso industriale dedicato alla macellazione delle carni a Kaposvár, nel sud ovest dell’Ungheria e da dove è partita la terza tappa del Giro. Il tutto senza però dimenticare i saperi della tradizione italiana e genuina. E senza neanche stracciare le tipicità locali, come il salume ungherese. Il mix è esplosivo. Kometa cresce si espande e si affaccia anche ad altri mondi.
Kometa e il ciclismo
Oggi Kometa annovera qualcosa come 850 dipendenti tra Italia e Ungheria, esporta al di fuori di queste Nazioni il 40% dei suoi prodotti e ha già obiettivi di crescita fissati per il 2025.
E quando c’è programmazione, significa che c’è salute. Il bello è che in questa programmazione rientra a pieno titolo anche il ciclismo. Per Giacomo Pedranzini, ciclismo e Kometa, hanno (e sono) valori condivisi. Tenacia, salute, rispetto… anche dell’ambiente.


Signor Pedranzini, un industriale nel ciclismo e il Giro d’Italia a Budapest, in Ungheria…
Direi più un’azienda che produce cibo che si affaccia nel ciclismo. Mettiamo le cose un po’ per terra – dice Pedranzini con onestà ed umiltà – un’azienda che produce cibo in Ungheria e che vende in diversi paesi europei. Abbiamo creduto in questo sport, abbiamo creduto nelle persone che vi lavorano e che nel nostro caso gestiscono il progetto Eolo-Kometa, per promuovere quelli che sono anche i valori della nostra azienda e dei nostri prodotti.
Valori, pensando alla vostra storia, che non possono che essere forti…
Veniamo da una terra che, per quanto riguarda l’agricoltura, è definita eroica. Pensiamo solo a quel che bisogna fare per coltivare i vigneti sui pendii, ai terrazzamenti, alle pendenze delle nostre vallate. Ed è stata una terra eroica anche per i ciclisti. Pensiamo a quando devono scalare lo Stelvio piuttosto che il Mortirolo o il Gavia. Io credo che il ciclismo abbia molto in comune con queste nostre attività. Attività che richiedono sacrifici. Anche per i ciclisti vale il discorso che per poter eccellere serve una grandissima dedizione, serve spirito di sacrificio. E allora abbiamo proprio trovato in questa comunanza di valori e di impegno, la motivazione per supportare questa squadra. E questa terra.
E sempre parlando di terra (territorio), ma anche di Kometa e Valtellina, avete qualche progetto legato al turismo visto quanto accaduto con il team e Visit Malta?
La cosa bella, molto bella, di questo progetto del team è quello di essere sempre stato appoggiato anche dalla provincia di Sondrio, proprio perché il cicloturismo è un pezzo importante della nostra valle. Si dice che ormai il turismo della bicicletta eguagli quasi quello dello sci. Pensate che importanza poter avere due stagioni che sostengono l’economia di un’annata intera… Credo comunque che lo spazio di miglioramento sia ancora tanto. Non dobbiamo limitarci a promuovere solo l’uso della bicicletta dal punto di vista turistico, ma anche l’uso nella vita quotidiana. Lasciamo un po’ le macchine in garage e usiamo un po’ di più le biciclette.


Torniamo al team. In questa squadra ambizione ed entusiasmo non mancano. La voglia di crescere sia da parte dei corridori, ma anche degli sponsor e di vi è intorno è palpabile. Al WorldTour, ci pensate?
Andiamo sempre avanti, ma un passo alla volta. Intanto cerchiamo di far bene il prossimo passo. Siamo nel pieno di una stagione importante, siamo ad un Giro, che tra l’altro è partito dall’Ungheria, e che dobbiamo onorare al massimo. Poi i sogni sì, ci sono e sono grandi. Però in questo caso la barca la guidano Ivan, Fran e Alberto (rispettivamente Basso e i fratelli Contador, ndr). Lascio a loro indicare dove dovremo arrivare. impegnandoci al massimo. E sono certo che finiremo bene.
Come mai Kometa ha scelto il ciclismo?
Devo dire la verità: non che è io sia il primo appassionato di ciclismo. Piuttosto ho una passione per gli sport di fatica e per questo mi piace il ciclismo, così come mi piace lo sci nordico. Mi piacciono gli sport nei quali gli uomini devono dimostrare veramente la loro capacità di resistere, di performare come si dice oggi, usando tutte le loro energie.