Charles Wegelius è stato per tante stagioni un ottimo professionista. L’inglese ha militato a lungo in squadre italiane, come Mapei e Liquigas, e ha chiuso la carriera nel 2011 alla UnitedHealthcare. Oggi Charly, tutti lo chiamano così, è uno dei direttori sportivi della EF Education – EasyPost.
Un direttore esperto al quale chiediamo i piani del suo team. Un team che forse è un po’ meno sotto ai riflettori rispetto ad altri, ma che invece ha lavorato bene nel ciclomercato d’inverno. Ed ecco che sono arrivati giovani come Ben Healy, corridori esperti come Esteban Chaves e altri con voglia di rilanciarsi come Mark Padun. E già c’erano Rigoberto Uran, Stefan Bissegger, Hugh Carthy, Alberto Bettiol, Magnus Cort… Quest’ultimo vera rivelazione della scorsa Vuelta con tre vittorie di tappa e numeri da capogiro.
Uran quest’anno punterà sulle Ardenne, il Romandia e il Tour Esteban Chaves sempre sorridente. E’ approdato alla EF quest’anno (foto Instagram)
Charly, una squadra più forte di quel che possa sembrare. Cerchiamo di capire i vostri programmi. Partiamo da Rigoberto Uran…
Rigo partirà dalla Tirreno-Adriatico, la sua prima corsa della stagione. E da lì sarà un crescendo graduale per arrivare al massimo nelle classiche delle Ardenne e al Giro di Romandia. Da qui, tornerà in Colombia e inizierà a lavorare per il Tour.
Ma perché un corridore come Uran non viene al Giro? Tanto più che quest’anno c’è pochissima cronometro. Al Tour un podio è decisamente più complicato per lui…
Sì, potrebbe essere ideale questa corsa rosa per lui, ma abbiamo altri corridori dal profilo simile che possono fare ugualmente bene al Giro. Penso a Chaves e a Carthy.
Ecco, Chaves: ti avremmo chiesto proprio di lui…
C’era davvero grande entusiasmo in lui di venire a correre da noi. Ha visto l’ambiente che c’è, ha visto i modi di fare amichevoli che abbiamo e ha trovato energia in tutto ciò. Prima di venire ha parlato sicuramente anche con Uran, colombiano come lui, e questo ambiente lo mette a suo agio.
L’ambiente EF Education – Easy Post deve essere davvero particolare rispetto ad altre squadre, anche Padun ce ne ha parlato. E allora ti chiediamo: quali sono questi modi di fare?
Preferisco non parlarne in termini di paragone con le altre squadre, ma per come siamo noi. Bastano parole normali per descrivere il nostro ambiente: tranquillità, libertà, lasciare ai corridori la sicurezza di essere se stessi ed esprimersi in modo naturale. Noi partiamo dal presupposto che i corridori sono dei pro’ perché hanno del talento e hanno una grande motivazione. Non serve spingerli. Noi dobbiamo aiutarli a rimuovere gli ostacoli che non gli fanno raggiungere il top delle loro prestazioni. Non gli puntiamo il dito addosso, pensiamo che il loro lavoro lo abbiano svolto. Li trattiamo da adulti, da professionisti quali sono…
Per fare un esempio, se al mattino successivo pesano 150 grammi in più non li demonizzate. E’ così?
Usando il vostro esempio, se al mattino pesano 150 grammi in più non è perché crediamo che abbiano fatto i “monelli”, ma perché ci può essere un problema da risolvere insieme.
Continuiamo a sfogliare i nomi. Passiamo a Hugh Carthy. Lui lo scorso anno ha disputato un buon Giro e quest’anno ci tornerà…
Hugh ha margini notevoli. E credo anche che questi margini saranno una costante e lenta progressione nella sua carriera. Lui ha sempre fatto dei piccoli passi ogni anno. Non credo che il risultato della Vuelta 2020 (fu terzo, ndr) cambia questa sua progressione. L’anno scorso per la prima volta ha saggiato sulla sua pelle cosa vuol dire avere la responsabilità di un team sulle spalle, di svegliarsi ogni mattina da metà novembre sapendo di essere capitano al Giro. Sta imparando cosa vuol dire essere un punto di riferimento per un gruppo di persone. Vediamo come andrà passo, passo…
Chaves e Carthy al Giro: chi sarà il capitano?
Non scendiamo in questo dettaglio. Certamente saranno due corridori protetti, ma dire adesso, a febbraio, chi sarà il primo leader e chi il secondo oltre che è inutile, non fa parte del nostro approccio. Torniamo al discorso di prima.
Andiamo avanti, Charly: Bissegger, Cort, Valgren sono i vostri “bestioni” per le classiche?
Sì, loro fanno parte del gruppo che si dedicherà principalmente alle classiche ed è un gruppo solido. Ma non dimenticherei tra loro dei giovani elementi come Jonas Rutsch, che è cresciuto molto, e Marijn Van den Berg, o corridori esperti come Sebastian Langeveld. E’ un bel mix, come detto, è un gruppo solido.
E poi c’è Bettiol… Alberto è uno dei corridori italiani più forti. Come sta? Che inverno ha passato?
Lo vedo molto bene. Lui è un talento indiscusso. Ha avuto questo passaggio molto difficile della sua carriera e in pochi sapevano davvero cosa stesse passando. Insieme ne siamo usciti e adesso lo vedo bene. Mi sembra fiero del lavoro fatto. E’ molto unito al nostro gruppo. Abbiamo fatto di tutto per farlo tornare al top. Alberto lavora duro e soprattutto sa lavorare. E’ contento di questa squadra e noi siamo contenti di lui. Per me la EF è perfetta per lui, perché sente la fiducia.
Quale sarà il suo calendario?
Il normale approccio alle classiche. Le nuove date però lo avvantaggiano per l’Amstel Gold Race, che casca davvero bene.
Charly, cosa ti colpisce di questo ragazzo?
Sapete, lui è un vero talento. E’ un corridore un po’ alla “vecchia maniera”. Lui è favorito con le gare più lunghe che c’erano qualche anno fa. Il ciclismo moderno in tal senso un po’ lo penalizza. Si sa che oltre i 200 chilometri tanti corridori sono “eliminati”. E che dopo 220-230 chilometri c’è uno step ulteriore. Ebbene, Alberto è uno di quelli adatti alle gare più lunghe. Più ci sono i chilometri e più per lui è facile, ci sono “meno” avversari. Alberto ha questo gran motore… può pedalare tutto il giorno senza perdere tanto in termini di prestazione. E si è visto in quel famoso Fiandre cosa ha fatto, che valori aveva in quei 18 chilometri finali, per di più alla sua età (doveva compiere 26 anni, ndr). Alberto sa muoversi in corsa come pochi. In più c’è una cosa che ci dice del suo talento.
Cosa?
Nonostante sia ancora abbastanza giovane, come ho detto si sa muovere bene in certe corse, pur non essendo cresciuto in Belgio. Altri corridori ci impiegano anni. E’ vero, lassù aveva vicino il direttore sportivo Andreas Klier: ascoltarlo per radio è come avere un audiolibro! Come fare un corso accelerato di Belgio! Ma Alberto ha imparato in fretta. Ci sono tanti atleti bravi e ci sono i corridori: Bettiol è un corridore.