In questo ciclomercato attivo e sorprendente come non era da tempo, ci sono anche ritorni al passato, corridori che vogliono ritrovare il proprio miglior feeling riabbracciando team e formule che si erano rivelate fortunate. E’ il caso di Giacomo Nizzolo, che a 34 anni si rimette in gioco tornando a casa Ryder, alla Q36.5.
Per il ligure la formazione diretta discendente della Qhubeka è la squadra dove ha vissuto le stagioni più belle, dal 2019 al 2021, arrivando a conquistare le maglie di campione italiano ed europeo. Ryder lo accoglie nuovamente nella sua famiglia e senza la retorica del “figliol prodigo”, perché con Nizzolo i contatti sono sempre rimasti, sulla base di un’amicizia che va oltre il ciclismo.
«Nel 2018 Giacomo stava andando molto bene alla Trek – racconta il manager sudafricano – era molto felice lì, ma cercava anche un cambiamento. Sentiva che stava crescendo e voleva più opportunità per essere un leader nelle classiche. Giacomo è un campione che sente sempre il bisogno della sfida. Da noi ha visto quest’opportunità ed è stato un bene per lui. E’ cresciuto come corridore, ha avuto tante opportunità. Ha vinto una tappa al Giro, cosa che non aveva mai fatto prima. E’ stato campione italiano ed europeo. Giacomo non vince molte gare, ma fa tanti punti ed è sempre lassù a lottare per il risultato. Ci ha dato l’attenzione di cui avevamo bisogno e può farlo ancora».
Nizzolo è rimasto nel tuo team 3 anni: com’erano i rapporti con lui, che persona era?
Giacomo è un combattente, che è quello che mi piace. Mi piace qualcuno che si alza ogni giorno e lotta per un risultato e per la prestazione. E’ un leader e un grande mentore per i corridori più giovani. Il nostro rapporto è sempre stato molto buono e rispecchia la nostra cultura, lottando sempre per ogni posizione. Abbiamo davvero avuto conversazioni molto oneste e aperte su come essere migliori. Quindi, avendo un pilota delle sue capacità come guida, anche alla sua età di 34 anni, lo vediamo ancora in grado di offrire prestazioni al top e guidare la nostra squadra attraverso le classiche e le grandi gare.
Perché gli hai chiesto di tornare?
In realtà è stata una cosa piuttosto divertente, è quasi successo nello stesso momento in cui lui me l’ha chiesto e io l’ho chiesto a lui, ci siamo incontrati a una gara e lui è venuto da me e mi ha detto «Ehi Doug, mi piace l’aspetto della tua squadra. E’ bello vedere che sei tornato nel nostro sport. Hai ottimi sponsor, buona attrezzatura, una bici davvero di qualità. Ho davvero tante cose che voglio ancora fare. Mi sono divertito quando abbiamo lavorato bene insieme, penso che possiamo fare ancora grandi cose. Cosa ne pensi?». E io ero al settimo cielo: «Accidenti Giacomo, riaverti in squadra sarebbe fantastico». Per noi averlo nella nostra squadra è perfetto e anche per lui evidentemente è così.
Tu lo conosci bene: in questi ultimi anni Giacomo ha avuto problemi fisici e meno risultati rispetto agli anni con te, hai trovato un uomo cambiato?
Alcune squadre non si concentrano sui dettagli dell’individuo. Noi non prendiamo i ciclisti per metterli in funzioni come velocista, scalatore, ecc.. Osserviamo i loro obiettivi, i loro sogni e come possiamo avere successo insieme. Giacomo ha avuto qualche infortunio in passato. Quando è entrato a far parte del nostro team nel 2019, ci siamo seduti e abbiamo detto: «Okay, andiamo alla causa principale degli infortuni e proviamo a risolvere il problema di fondo». Quindi abbiamo passato alcuni mesi a capire cosa stava causando il suo dolore al ginocchio e i suoi problemi e poi l’abbiamo risolto. Da quel punto, abbiamo iniziato ad andare avanti. Da allora non ha avuto gli infortuni che aveva avuto in passato. Quindi siamo molto ottimisti riguardo al futuro insieme, ma come squadra ci concentriamo sull’individuo e sulle sue sfide.
Pensi sia ancora un vincente a 34 anni?
Decisamente. Vince gare ogni anno. Ha segnato più di mille punti UCI negli anni con noi, il che è davvero buono. E questo prima che il sistema a punti fosse migliore per le tappe nei grandi Giri. Speriamo davvero di poter avere insieme la motivazione e l’attenzione per riportarlo a quello che era due, tre anni fa.
Conti di mettere qualche giovane al suo fianco, per imparare il mestiere di velocista?
Abbiamo avuto Antonio Puppio, che è tornato con noi dopo un anno alla Israel. Abbiamo appena annunciato l’arrivo di Frederik Frison, che si è unito a noi da Lotto-Dstiny. E’ un corridore belga molto forte. Abbiamo dei corridori davvero forti intorno a Giacomo che possono supportarlo, ma lui può aiutare a crescerne altri come Walter Calzoni, che potrà imparare molto da Giacomo, o lo stesso Puppio o Parisini. Sono entusiasta di avere l’impegno e la passione di Giacomo nella squadra, la sua leadership. E poi, ovviamente, la sua opportunità di aiutare i corridori più giovani a capire meglio lo sport, allenarsi meglio ed essere migliori.
Per ora come giudichi la vostra stagione?
Abbiamo vinto cinque gare. Speravamo di vincere di più, ma se pensi a quando abbiamo messo insieme la nostra squadra a settembre dello scorso anno, tutti i migliori ciclisti avevano già firmato contratti con altre squadre. Abbiamo riunito 24 corridori che non avevano mai corso insieme ed è stata davvero una sfida davvero difficile. Ma sono contento di quello che siamo riusciti a ottenere. Siamo stati invitati ad alcune delle grandi gare classiche e non vediamo l’ora di finire bene e forte alla fine di quest’anno e poi crescere sulla base che abbiamo costruito. Perché penso che stiamo iniziando a vedere davvero il potenziale della squadra che avevamo sulla carta all’inizio dell’anno. Sappiamo che il nostro grande obiettivo è essere ammessi al Giro d’Italia l’anno prossimo. Questo è un grande traguardo per noi.