Il post mondiale gravel è difficile e complicato. Si tirano le somme, si valutano i diversi aspetti, cosa c’è di positivo e dove è necessario migliorare. E’ pur vero che una prima edizione, come la è stata questa rassegna iridata UCI Gravel sancisce l’inizio di un’era.
Si amplia ulteriormente il progetto UCI legato alla multidisciplinarietà? Il dibattito è aperto. Abbiamo avuto l’opportunità di fare due chiacchiere con Nathan Haas, grande interprete del gravel race e con Nicolas Roche.
Il primo mondiale della storia
Il primo Mondiale Gravel della storia si è svolto in Italia e anche questa è storia, come ha affermato Pozzato. Ha avuto luogo in una terra che mastica il ciclismo, ovvero il Veneto e grazie ad un’organizzazione che la bicicletta la conosce bene.
La nostra non vuole essere una disamina dell’evento. Non spetta a noi far luce sugli aspetti positivi e dove è fondamentale migliorare, a questo penseranno lo stesso gruppo organizzatore e anche l’UCI, che proprio qui ha messo il primo tassello per una nuova categoria di competizioni.
Noi vogliamo dare voce e riportare alcuni concetti interessanti espressi da Nathan Haas e Nicolas Roche. Il primo prosegue la sua carriera di atleta professionista elite, è uno dei più grandi interpreti del gravel race e anche per questo non è categorizzabile come ex pro’ su strada. “Nico” Roche è uomo esperto ed appassionato, particolarmente legato alle attività UCI in ambito gravel e delle attività ciclistiche nel Principato di Monaco (dove risiede), oltre ad essere direttore del programma di ciclismo su strada della Nazionale Irlandese.
Format non nuovo, ma diverso
Il format utilizzato per il primo mondiale gravel della storia è “paragonabile” a quello utilizzato nel competizioni Mtb marathon, dove professionisti e amatori sono allo stesso livello nelle fasi partenza. Non è un aspetto banale, perché obbliga a gestire in modo oculato tutte le fasi di controllo, partenza e gestione del percorso, ma al tempo stesso mette ogni tipologia di atleta sullo steso piano. L’UCI e le organizzazioni devono essere pronte a questo anche e soprattutto in ottica futura.
Parla Nathan Haas
«Da sempre il ciclismo è come un percorso di crescita – dice – e prevede un iter da seguire, così dovrebbe e deve essere anche nell’ambito del gravel race. Il primo mondiale gravel è una cosa molto buona, un aspetto davvero positivo per il movimento ed è anche per questo motivo che non capisco l’assenza di un ranking della categoria gravel. C’è nel settore road, nella mtb e nel ciclocross. E’ fondamentale creare una lista che si basa sui punteggi anche nel gravel, fondamentali per stilare le starting grid delle competizioni. Uno strumento utile anche per creare uno storico e capace di fare ordine.
«Questo non significa che lo stradista, il biker e/o il ciclocrossista devono passare in secondo piano – continua Haas – siamo noi del gravel i primi a sapere e capire che questo mondo nasce adesso e ha bisogno di tutti. Ma è pur vero che in una competizione gravel, gli interpreti della disciplina devono avere la precedenza. Se io mi presento ad una gara su strada non mi fanno partire davanti ed è giusto così».
Per la cronaca, Nathan Haas è riuscito a partire a ridosso della prima fila e ha concluso la sua fatica in 16ª posizione a 6’23” da Vermeersch.
Parla Nicolas Roche
«L’UCI deve ascoltare anche i corridori che stanno correndo nelle competizioni gravel – dice – perché possono dare un grande aiuto e fornire dei feedback necessari alla crescita di questa categoria. Anche io mi sto spendendo a favore di un’evoluzione del movimento, ho voluto scrivere le mie considerazioni all’UCI e anche con la Federazione del Principato di Monaco c’è la volontà di far evolvere il movimento. Negli ultimi anni la federazione monegasca è sensibile allo sviluppo del ciclismo su diversi fronti.
«Restando nell’ambito gravel e gravel race, il primo mondiale segna la storia ed è chiaro che c’è molto da fare e costruire. Sappiamo benissimo che una prima edizione non può essere perfetta – continua Roche – e anche per questo motivo l’intervento degli atleti che contribuiscono a veicolare il messaggio gravel in giro per il mondo è fondamentale. Il gravel è una grossa opportunità per tutti. Le stanze dei bottoni sono necessarie, ma lo sono anche i corridori che vivono il ciclismo da dentro».
Nicolas Roche, classe 1984 ha chiuso il mondiale gravel 2022 alla posizione 47 della classifica assoluta a 19’38” dal vincitore.