Il vento di Sierra Nevada si infila nel microfono, così nel parlare con Matteo Badilatti sembra quasi di essere con lui sul monte. Il ritiro è stato prolungato di cinque giorni a causa della cancellazione delle corse europee e lo svizzero, 28 anni e residenza a Poschiavo a pochi chilometri dal Mortirolo, è rimasto in Spagna con pochi compagni. Si sono allenati in vista dello Uae Tour, in cui Matteo debutterà con la nuova maglia della Groupama-Fdj.
Una strana storia
A ben vedere la sua è una delle storie insolite del ciclismo. Lo sci di fondo. Gli studi in Economia Aziendale e intanto le prime uscite in bicicletta per distrarsi e scaricare la tensione. Poi il Vc Mendrisio, la laurea e alla fine il professionismo con la Israel Cycling Academy che gli dà fiducia. Ogni passo successivo si è svolto nel segno della scoperta, cercando di imparare da tutti quei corridori che fino a pochi anni fa vedeva in televisione.
«E’ un processo che segue il suo corso – dice – ogni anno c’è stato un piccolo miglioramento. Se me lo avessi chiesto all’inizio, chiaro che non ci avrei mai creduto. Ma adesso che questo è il mio lavoro, non c’è più troppo spazio per lo stupore. C’è da lavorare».
L’anno scorso la stagione era partita dal Tour Colombia e dopo quell’altura erano venute buone prove al Tour of Antalya. Dopo il lockdown invece, il podio nella corsa della ripartenza a Sibiu e il quarto posto al Tour of Hongrie hanno persuaso Madiot della bontà dell’investimento.
E cosa ti pare della nuova squadra?
Sono molto contento, soprattutto adesso che cominciamo a conoscerci. Ci siamo incontrati una prima volta a dicembre, per ritirare il materiale e fare il posizionamento in sella. Poi abbiamo fatto dei mini stage in gruppetti di pochi corridori. E alla fine siamo saliti a Sierra Nevada. Adesso però non vedo l’ora di partire. Andrò a casa per un paio di giorni, farò qualche uscita e poi andremo in Uae. Di questi tempi bisogna essere flessibili e grati agli organizzatori per quello che stanno facendo.
Quale sarà il tuo programma?
Farò prevalentemente corse a tappe e i successivi periodi di recupero. Ci sarà un grande Giro, presumibilmente uno con molte montagne, in cui potrò aiutare la squadra.
Sarai luogotenente di Pinot che però ancora è sofferente? Oppure di Gaudu?
Abbiamo stilato il programma per la prima parte della stagione. Penso che ho ancora tanto da imparare e crescere in questo modo è la strada giusta. Mi piace.
Sia Germani che corre nella Groupama continental, sia Marta Cavalli che è nella WorldTour femminile dicono che la prima attenzione della squadra è per il benessere dell’atleta.
E’ un ambiente familiare, in cui si riesce a lavorare in condizioni ottimali. Non ci fanno mancare niente. Il lato umano prima di tutto. E il fatto di essere sereno ti permette anche di essere pronto a dare il meglio.
Hai dovuto cambiare preparatore arrivando in squadra?
Sì, viene gestito tutto internamente. Qualcosa è cambiato, però mi trovo bene. Io sono entrato nel gruppo di lavoro di Julien Pinot che come ogni allenatore ha la sua filosofia, ma non ha cambiato tanto il mio metodo di lavoro per agevolarmi nell’inserimento.
Che impressione ti ha fatto Marc Madiot, il tuo nuovo capo?
Abbiamo avuto poche occasioni per incontrarci, soprattutto nei meeting online. Mi sembra un uomo molto motivante e tanto appassionato. Ma direi che tutti i partner ci stanno molto vicino e sembrano un gruppo affiatato.
Ti risulta che Froome abbia… accettato di andare alla Israel quando ha saputo che tu andavi via?
Sicuramente (si fa una bella risata, ndr)! La squadra ha fatto un bel cambiamento e sono convinto che Froome porterà la sua esperienza come valore aggiunto.
Che tempo troverai a casa?
Temo sia freddo, spero si possano fare almeno due uscite. Qui ci siamo allenati meglio, se era brutto si andava verso il mare a Motril.
Farai la Parigi-Nizza o la Tirreno?
A primavera farò un altro stage in altura e…
Scusa è la terza volta che non rispondi sul programma, sembri un agente della Cia…
Perché ci hanno detto di fare così (ride di gusto, ndr), vuole essere la squadra ad annunciare i programmi. Ma se rileggete bene, qualcosa in realtà ve l’ho già detta…