Dal Delfinato scorci (importanti) di futuro per Garofoli

15.06.2023
6 min
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La scorsa settimana Gianmarco Garfoli ha messo un tassello importante per la sua carriera. Ha preso parte e concluso il Criterium del Delfinato, a detta di molti la corsa più veloce e dura dell’intero anno. E’ qui che tanti leader fanno le prove in vista del Tour de France e altrettanti si devono guadagnare un posto in squadra proprio per la Grande Boucle.

E poi c’è chi, come il marchigiano dell’Astana-Qazaqstan, va al Delfinato per capire a che punto sia, per iniziare a scontrarsi con i grandi e prendere parte alle corse di altissimo livello. La classifica finale recita: 75° ad un’ora e 19′ da Vingegaard. Ma solo nell’ultima frazione “Garo” ha incassato mezz’ora.

Dopo il Romandia ancora una gara WT per Garofoli. Al Delfinato però il livello era ancora più alto…
Dopo il Romandia ancora una gara WT per Garofoli. Al Delfinato però il livello era ancora più alto…
Gianmarco, sei appena tornato dal Delfinato: cominci a fare corse davvero grandi…

Eh sì, credo sia una delle corse più importanti del panorama mondiale. Il livello è altissimo, da Tour de France. Per me è stata una prima esperienza in gare di questo livello e sono discretamente contento. Per certi aspetti è stato anche un traguardo riuscire a completarla.

E come è andata?

Purtroppo non è iniziato nel migliore dei modi perché sono caduto ben due volte, nella prima e nella terza tappa. E quelle cadute hanno un po’ condizionato tutto l’andamento del Delfinato: le botte le ho sentite e tuttora ho una costola che mi fa male. 

Eppure nelle prime frazioni sei andato benino. Eri vicino alla testa della corsa…

Nella prima tappa sono caduto in discesa. Grandinava. C’è stato un momento in cui veramente scendeva tantissima acqua e non si vedeva la strada. Pensate che sono cascato su un pezzo dritto. Non so nemmeno come abbia fatto. Quella è stata la botta più forte: andavamo a velocità assurde. La terza tappa invece era per velocisti, però siamo andati così forte che di sprinter ne erano rimasti pochi ed essendo io “velocino” ho provato a buttarmi nella mischia per ottenere un piazzamento. Purtroppo sono caduto all’ultimo chilometro quando ero nelle prime 15 posizioni.

Per il marchigiano una crono all’insegna della regolarità: tanta fatica, ma senza esagerare
Per il marchigiano una crono all’insegna della regolarità: tanta fatica, ma senza esagerare
Che idea ti sei fatto di questo Delfinato dunque?

E’ stato bello confrontarsi con i migliori del mondo. Adesso ho dei dei punti di riferimento. So dove devo lavorare per migliorare. Torno a casa con tanta esperienza e tanta motivazione per fare di più. La tappa dove sono andato un pochino più forte è stata quella che ha visto la prima vittoria di Vingegaard. Sull’ultima salita non ho perso tantissimo da lui e sono arrivato al traguardo intorno alla cinquantesima posizione, ad un paio di minuti. Ero soddisfatto della mia prestazione.

Hai detto che sai come lavorare. A cosa ti riferisci?

Ho capito soprattutto il livello che c’è e dove devo arrivare, perché fino a che te lo dicono puoi solo immaginarlo. E sinceramente mi immaginavo che andassero un pochino più piano! Invece vanno forte, molto forte. Adesso capisco molte cose. Sarà la mia giovane età, ma certe cose devo toccarle con mano. Già al Romandia avevo visto che il livello WorldTour era tutt’altra cosa rispetto alle altre gare professionistiche. Al Delfinato ho visto e vissuto uno step ulteriore.

In cosa devi dunque migliorare?

In salita, perché è lì che che si fa la differenza, e anche nella tattica di gara. O quantomeno nella gestione dello sforzo. In una gara di minor livello ti puoi permettere di sbagliare, di fare un fuorigiri che non serviva: in qualche modo riesci a salvarti. Qui no. Nell’ultima tappa ho fatto un fuorigiri esagerato per provare ad entrare nella fuga, ma poi ero ero completamente finito. Mi sono staccato dal gruppo! Da 100 corridori. E mi sono detto: «Cavolo, adesso come ci vado all’arrivo?».

Nelle ultime due tappe, complici le cadute ad inizio Delfinato e qualche errore tattico, Gianmarco ha pagato dazio
Nelle ultime due tappe, complici le cadute ad inizio Delfinato e qualche errore tattico, Gianmarco ha pagato dazio
E’ una delle esperienze di cui parlavi?

Esatto, ho imparato a conoscermi meglio, a gestirmi in queste situazioni. Logicamente non basta e devo migliorare molto proprio il mio livello generale, ma già solamente facendo questa gara secondo me sono cresciuto. Ho fatto dei passi in avanti.

Adesso Gianmarco hai un obiettivo più concreto: sai dove devi arrivare. Sai quanto manca. Non si tratta di dover andare forte a prescindere… E’ diverso.

E’ molto diverso, so quanto manca e come lavorarci su. So di avere le possibilità di fare una bella carriera e voglio investirci. Ripeto, è stata una prima esperienza positiva, anche se certe volte durante la gara mi sono un po’ demoralizzato proprio perché si va tanto forte.

Ti sei ritrovato con un parterre regale. Ti sarà capitato di stare vicino a Vingegaard e notare che tu eri impegnato e lui ancora doveva iniziare ad aprire il gas?

In realtà la cosa più impressionante non è stato tanto Vingegaard, ma il fatto che proprio tutti vadano forte. Dici il velocista va piano in salita… neanche per idea! Tu sei a tutta, ma proprio a tutta su una salita, poi ti volti e vedi che non si è staccato nessuno. Questo è impressionante. Poi è chiaro che vedere la Jumbo-Visma dominare fa un certo effetto. Io comunque non mi sono sentito fuori luogo, anzi…Quello era il mio posto. Ho vent’anni, devo migliorare tanto, ma è lì che voglio arrivare.

E tu come stai? Abbiamo visto che sei più magro, ma ipotizziamo non sia ancora al massimo…

No, no… non sono ancora al top. L’anno di stop si è fatto sentire. Sono rientrato e ho fatto anche bene, ma quel “buco” adesso si fa sentire, specie se inizi a fare questo tipo di gare. Non puoi permetterti di non essere al 100 per cento. Male non sto, altrimenti il Delfinato neanche lo avrei finito. Dalla Sicilia però ho fatto dei passi in avanti e anche il lavoro sul Teide con Lutsenko è stato utile.

Gianmarco con Lutsenko sul Teide. Tra i due c’è un bel rapporto. Dopo l’italiano il marchigiano tornerà in altura, ma a Livigno (foto Instagram)
Gianmarco con Lutsenko sul Teide. Tra i due c’è un bel rapporto. Dopo l’italiano il marchigiano tornerà in altura, ma a Livigno (foto Instagram)
Adesso qual è l’obiettivo?

Non tanto essere al top per questa o quella gara e poi magari mollare o sfinirsi e ammalarsi, quanto riuscire a finire una stagione fatta bene. Senza intoppi. Fare gare e mettere chilometri di corsa nelle gambe.

E’ condivisibile nel tuo caso: più costanza che prestazione.

E’ proprio quello che mi manca. Lo sento nelle gambe. Tra Covid ad inizio anno, miocardite la stagione passata… si sente. Mi serve la costanza e la costanza per le gare più lunghe, magari anche quelle da 21 giorni, che voglio siano presenti nel mio futuro. Intanto farò l’italiano e poi dovrei andare a Livigno in altura per preparare i prossimi appuntamenti. Il finale di stagione potrebbe riservarmi qualche gara importante.

Idea Vuelta?

Non è da scartare. Vedremo con la squadra se ci sarà questa possibilità.