Attilio Viviani e mister Jackson, sprinter dell’altro mondo

12.10.2023
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In questo ciclismo sempre più internazionale che corre, nel vero senso della parola, da gennaio ad ottobre inoltrato, dall’Australia all’Africa, dall’America all’Europa passando per l’Asia e l’Oceania s’incontrano atleti di estrazioni ben diverse. Spesso sono naif, ma ogni tanto c’è anche il cosiddetto corridore buono e uno di questi è George Jackson, che ha vinto due tappe e la classifica al Tour of Tahiu Lake, una tappa al Tour de Langkawi e una al Tour of Hainan.

Tra coloro che hanno avuto a che fare con il neozelandese c’è Attilio Viviani, del  Team Corratec-Selle Italia. I due infatti sono entrambi velocisti ed entrambi hanno un certo feeling con la pista. Attilio che ha un occhio tecnico al pari del fratello Elia, ci aiuterà quindi a conoscerlo meglio.

Jackson e Viviani hanno corso “relativamente molto”, insieme in questa stagione tra Francia, Cina e Malesia. Relativamente perché è chiaro che un atleta neozelandese che corre con un team kiwi non batta troppo il calendario europeo. E viceversa Attilio in relazione ad Oceania e Asia.

Attilio Viviani sulle strade del Langkawi… ora sta correndo in Turchia
Attilio Viviani sulle strade del Langkawi… ora sta correndo in Turchia

Sprinter e pistard

Jackson è uno sprinter possente, alto 189 centimetri per 75 chili. E’ un neozelandese di Wellington, classe 2000. Stradista emergente, è anche un ottimo pistard tanto da aver conquistato l’oro nell’inseguimento a squadre juniores nel 2018 e di giungere quest’anno quinto nell’eliminazione fra gli elite.

La strada per lui era la via dell’allenamento per la pista, ma dopo le 5 vittorie e le 14 top ten di questa stagione forse qualcosa sta cambiando. E sta cambiando anche perché la sua squadra, la Bolton Equities Black Spoke, non se la passa bene. Per il 2024 infatti passerà dallo status di professional a quello di continental. Jackson pertanto è oggetto (prezioso) di mercato, anche se per ora sembra che resterà in quel team. Ma andiamo da Attilio Viviani…

Attilio, innanzi tutto dicci come stai tu? E che stagione stai mettendo in archivio?

Direi una stagione di alti e bassi, dovuta a problemini fisici e cadute. Però ogni volta che non inciampavo in questi problemi ritrovavo sempre buone sensazioni e buoni risultati. Io comunque sto bene. Mi sono mancati alcuni risultati di rilievo in cui speravo tra Cina e Malesia. Ho subito un bel colpo di jet lag nei primi giorni al Taihu Lake che poi mi hanno spento abbastanza per il resto della trasferta. Ero sempre là, ma per un motivo o per un altro – anche di gambe in certi giorni, quindi niente scuse – non riuscivo mai a fare una volata come volevo. Mi è mancata lo sprint perfetto, quell’occasione che certe volte ti viene e altre ti crei.

Però hai vinto una corsa in estate e tutto sommato la costanza di rendimento è stata buona…

Sì, dai… Resta il fatto che ero sempre presente (17 piazzamenti nei primi dieci, ndr) e molto spesso con dei buoni valori in volata.

Hai corso parecchio in giro per il mondo: sono “diverse” le volate in Paesi lontani come quelli dell’Asia?

Quest’anno ho girato tanto. Sono partito presto in Argentina e finirò con una classica di un giorno ad Hong Kong attorno al 20 ottobre, appena dopo questo questo Giro di Turchia. Diciamo che tutte le volate hanno la loro storia, sono sempre più caotiche e poco ordinate, quindi oltre alle gambe ci vuole una buona dose di fortuna e un posizionamento ottimale, che sia in Asia o in Europa. Però possiamo dire che l’elemento caos in Asia viene un po’ accentuato: basta poco per trovarsi nel punto giusto, così come per ritrovarsi a sprintare per la ventesima posizione.

Capitolo Jackson: partiamo dal personaggio col capello lungo! Che tipo ti sembra?

Personaggio in bici come fuori dalla bici, dato questo capello lungo e rasato allo stesso tempo e i baffi. Non lo conosco personalmente, però a pelle mi sembra uno con le carte in regola sia in bici che fuori. Non conquisti cinque corse in due settimane così a caso. Lui ha vinto la classifica generale e due tappe al Taihu Lake, una tappa al Langkawi e una ad Hainan, dove il livello è buono.

Jackson a quanto pare sembra abile anche sui percorsi un po’ più impegnativi
Jackson a quanto pare sembra abile anche sui percorsi un po’ più impegnativi
E tecnicamente com’è? Fa volate corte o lunghe? In progressione o “secche”? Tu che hai un certo feeling con la pista, riconosci in lui le doti da pistard?

Viene dalla pista e lo si vede. Infatti è esplosivo, ma allo stesso tempo lucido nei finali, analizza e agisce in “tempo zero” nell’ultimo chilometro. L’occhio del pistard non gli manca. L’ho visto muoversi molto bene. E lo conferma il fatto che ha vinto volate di testa con un bel leadout, da dietro anticipando, e testa a testa come per esempio contro Zanoncello al Langkawi.

Cercate la sua ruota ormai, nel senso che un riferimento, o ognuno cerca di fare la propria volata?

Sicuramente in due settimane fare quello che ha fatto lui non passa indifferente, quindi direi di sì: io come altri credo, lo guardavamo in modo diverso negli ultimi chilometri. 

E’ un velocista puro o tiene anche un po’ in salita?

Difficile dirlo. In Asia è tutto un po’ amplificato e complicato: la distanza dalla routine europea, il jet lag…  sono cose che pesano tanto sulla prestazione, almeno per quanto mi riguarda. Jackson ha dimostrato di tenere bene nella tappa che ha vinto a Langkawi. Adesso bisognerebbe capire se era in una giornatona al top o se gli è venuto facile perché fa parte delle sue caratteristiche. Fatto sta che quel giorno, che era impegnativo, ha vinto. Quindi complimenti a lui!