Bacchettando il ricorso agli elicotteri sul Gran Sasso e parlando di parità e ambiente, l’Unione Ciclistica Internazionale ha scritto un’altra pagina nella sua raccolta di ipocrisie.
«Questo fatto – fa sapere con un comunicato il governo centrale del ciclismo – costituisce un vantaggio che va contro i principi di fair play e le disposizioni regolamentari per garantire la parità di trattamento per il trasferimento delle squadre ai loro alberghi. Inoltre, l’uso di un elicottero da parte di alcuni corridori per questo scopo va contro il principio della riduzione dell’impronta di carbonio, come indicato nelle specifiche degli organizzatori dell’Uci WorldTour. L’Uci adotterà le misure e le sanzioni necessarie per garantire che tale pratica non si verifichi in futuro. L’Uci condanna fermamente questo comportamento che va contro i principi di fair play ed equità, valori fondamentali dello sport».
La parità
Cominciamo dalla parità. Ci sono parità e fair play nel fatto che ad esempio, preparando il Giro, la Jumbo Visma, la Ineos oppure la Soudal-Quick Step abbiano potuto pagarsi così tanti giorni di ritiro dall’inizio dell’anno? Ci sono squadre che i ritiri li lasciano alla discrezione e alle tasche degli atleti?
Si può considerare equo far correre i team professional nello stesso gruppo dei WorldTour, esponendoli spesso a figure barbine? C’è parità nella possibilità di mettere a punto l’assetto da crono spendendo una fortuna in galleria del vento? Ci sono corridori di squadre più piccole che a malapena ricevono la bici prima del Giro.
C’è parità nel fatto che basti avere un mucchio di soldi e si possano portare il WorldTour e il campionato del mondo in qualsiasi angolo, compreso il deserto del Qatar? E’ segno di equità il fatto che si spremano risorse ovunque, per mantenere in piedi la sede di Aigle che ha i costi di una reggia?
La funivia intasata
Gli elicotteri di Campo Imperatore appartengono a una società di cui si serve l’organizzazione del Giro e che, a pagamento, potevano trasportare gli atleti a valle. La storia del ciclismo è piena di leader portati via in elicottero, perché di colpo si è ritenuto di stigmatizzarne l’uso?
Dopo la deludente tappa sul Gran Sasso, le squadre hanno portato via i loro atleti con le ammiraglie. I pochi che si sono azzardati a scendere con la funivia, fra loro Bettiol, si sono fermati davanti alla fila dei tifosi. Rispetto al passato infatti non era stata prevista una corsia preferenziale per la gente del Giro. Passino i giornalisti che, come chi scrive, hanno impiegato un’ora per raggiungere il Quartier Tappa ai piedi del monte, forse nei confronti degli atleti occorreva un altro riguardo, che i team più ricchi hanno ritenuto di pagare, avendone la possibilità.
La parità dei salari
C’è parità nel fatto che con il solo stipendio di un Pogacar o di Evenepoel si possa pagare l’intera stagione di una professional? Altre leghe dello sport professionistico hanno da tempo previsto un tetto ai compensi o comunque hanno trovato il modo per distribuire diversamente i talenti più forti nelle varie squadre. Nel ciclismo della parità, i più ricchi comprano tutto e gli altri si arrangino.
Il problema sorge quando qualcuno se ne accorge e sicuramente vedere andar via i primi della classe su un elicottero anziché nell’ammiraglia potrebbe aver fatto storcere il naso a qualcuno: a chi non è dato di saperlo, visto che i piccoli sono abituati ai privilegi dei grandi. Forse allora c’è da pensare che uno squadrone che non abbia fatto ricorso all’elicottero si sia lamentato con l’Unione Internazionale?
Ambiente e ciclismo
E poi l’ambiente, punto molto caldo che sta a cuore a tutti. Dopo aver stabilito multe e squalifiche per chi butta borracce e carte di barrette fuori dai luoghi preposti, adesso si parla degli scarichi degli elicotteri. Perché invece non parlare del numero sconsiderato di veicoli che seguono le corse? Quante ammiraglie? Quanti auto e mezzi che non c’entrano nulla con la corsa?
C’è parità ed è ecologico che ci siano squadre con il camion cucina, il camion officina e il camion ristorante, oltre chiaramente al pullman, mentre ce ne sono altre che hanno il camion officina e il pullman e ad averli si sentano anche ricche?
Insomma, bacchettando il ricorso agli elicotteri l’UCI non ha fatto un gesto necessariamente sbagliato, ma che stride terribilmente con la realtà dei fatti e l’evidenza di uno sport in cui i soldi hanno da tempo scavato un solco incolmabile fra i soggetti che ne fanno parte. Non prendere atto di questo e colpire una delle manifestazioni della disparità è il chiaro segno che non si abbia il minino interesse nell’appianarla. Conta solo che nessuno se ne accorga.