Borgo e la maturazione passo dopo passo insieme al CTF

10.11.2024
6 min
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Uno dei corridori che ha fatto passi da gigante al suo primo anno da under 23 è Alessandro Borgo (in apertura photors.it). Il passaggio di categoria sembra non averlo sofferto, o comunque si è adattato in maniera molto rapida. Con il CTF Victorious si è messo subito alla prova in gare di alto livello, uscendo spesso nei chilometri finali quando le gambe contano. Delle prime risposte che fanno sperare in un talento pronto a sbocciare, ma servono pazienza e i passi giusti. Per questo il corridore veneto rimarrà per un altro anno nel team CTF Victorious. Intanto si gode gli ultimi giorni di vacanza, anche se la voglia di ripartire è tanta. 

«Sono tornato dalle Canarie venerdì 1° novembre – racconta – e ora mi godo gli ultimi giorni senza far nulla. Mi sono fatto i miei 9 giorni di vacanza nei quali ho riposato e mi sono rilassato. Penso sia meglio partire per qualche giorno, così da staccare la testa, fare un bagno al mare, divertirsi. Cose normali, che un ragazzo di 19 anni fa in estate e che io mi sono goduto ora, a stagione conclusa. Tra poco si comincerà a fare un po’ di attivazione muscolare, con palestra e uscite in bici leggere. In questi giorni ho fatto anche una pedalata in gravel, giusto per godermi il panorama».

Nelle corse di inizio stagione Borgo (il primo a sinistra) ha fatto fatica ad adattarsi alla distanza
Nelle corse di inizio stagione Borgo (il primo a sinistra) ha fatto fatica ad adattarsi alla distanza

Step di crescita

Nel 2023 Alessandro Borgo ha fatto passi da gigante, arrivando a giocarsi tanti risultati importanti. Il suo ultimo anno da junior ci aveva regalato un corridore sul quale riporre buone aspettative, ma il passaggio di categoria è sempre complicato. Borgo ha attutito il colpo alzando il proprio livello mese dopo mese. Abbiamo così deciso di individuare insieme a lui dei momenti chiave della stagione, attraverso questi raccontiamo il suo primo anno da under 23. 

«Partirei dal ritiro di gennaio – spiega Borgo – perché era il primo confronto con i miei compagni. Avevo dei dubbi su quello che sarebbe potuto essere e non sapevo bene cosa aspettarmi. Fin da subito ho capito di non essere lontano dal loro livello. In gara mi è servito un periodo di adattamento alla distanza, direi che è la cosa che ho sofferto di più. Ero abituato a fare 130 chilometri e sono passato a farne 170.

«Ricordo che ero al Memorial Polese – prosegue – una gara nazionale che passa vicino a casa mia (Pieve di Soligo, ndr). La pioggia ci aveva accompagnato tutto il giorno, faceva freddo, ma la corsa non era impegnativa a livello altimetrico. Ero riuscito a rimanere con i migliori, ma nella volata finale ero pieno di crampi. Ho subito pensato che fosse tutto troppo, ma la squadra è stata brava a tranquillizzarmi e a farmi capire che faceva parte del processo di adattamento».

Pietre e vento

Da metà marzo la svolta, almeno dal punto di vista dei risultati, con un doppio appuntamento in Belgio che ha mostrato un Alessandro Borgo diverso, più pronto e già competitivo. 

«Tra i due piazzamenti in Belgio, Youngster e Gent U23 – dice – considero più importante il primo. E’ stata l’unica e vera gara corsa con un clima da Classica del Nord. In 180 chilometri avremo fatto 400 metri di dislivello, eppure siamo arrivati tutti divisi. Quel giorno era la prima volta che correvo con tanto vento. Avevo però una buona condizione e quella mi ha salvato, ci ho creduto parecchio e questo mi ha aiutato molto nel crescere e acquisire consapevolezza. Se guardo all’ordine d’arrivo vedo che c’è tutta gente che nel 2025 correrà nel WorldTour, compreso il campione del mondo Behrens (che quel giorno ha vinto, ndr).

«Dopo il quinto posto della Gent – continua Borgo – e il quattordicesimo all’europeo ho capito che correre al Nord può fare per me. Proprio alla prova continentale ne ho avuto conferma. A 80 chilometri dall’arrivo, al primo vero settore di pavé, sono rimasto con un gruppo di quindici. Gli stessi che poi si sono giocati la vittoria. Ricordo che uscito dal settore mi sono guardato intorno e ho visto corridori di grande spessore: Teutenberg, Pedersen, Christen e tanti altri. Ho pensato: «Se ci sono vuol dire che sono le mie strade».

A San Daniele, senza watt

L’ultimo episodio è legato alla Coppa Città di San Daniele, dove Borgo ha conquistato un ottimo terzo posto alle spalle della coppia della Visma Lease a Bike Development composta da Nordhagen e Huising. Nonostante prima avesse ottenuto la sua prima vittoria da under 23 il corridore veneto ha scelto questo come ultimo momento chiave della sua stagione. 

«La corsa era lontana dalle mie caratteristiche – analizza visto che erano previsti 2.400 metri di dislivello e nel finale era prevista la doppia scalata del Monte di Ragogna. Una salita di 2,7 chilometri e 10 per cento di pendenza media, non esattamente il mio terreno. Era l’ultima corsa, e si disputava vicino a casa, quindi ero motivato. Nel finale, prima della doppia salita, ho preso il computerino e l’ho messo in tasca. Mi sono detto: «Ora vado su per quello che riesco, ascoltando il mio corpo». Grazie a quella mossa ho capito tante cose, la prima che ho imparato a conoscermi bene e credo sia fondamentale. La seconda, invece, che su salite da dieci minuti posso provare a rimanere con i migliori. Se avessi dovuto guardare i watt magari mi sarei demoralizzato o avrei mollato prima. Invece con la forza della mente ho tenuto botta».

Roberto Bressan (a sx) e Fabio Baronti (a dx) sono state due figure importanti per Borgo nella stagione 2024
Roberto Bressan (a sx) e Fabio Baronti (a dx) sono state due figure importanti per Borgo nella stagione 2024

Le parole di Bressan

Nel mezzo della sua stagione 2024 Borgo ha preso parte anche al Giro Next Gen. Per un corridore al primo anno tra gli under 23 è sempre un banco di prova importante, in grado di fare da spartiacque. Nel caso del ragazzo del CTF Victorious la forza è arrivata da fuori. 

«Al Giro Next Gen – conclude nell’analisi della sua stagione – sono andato perché Stockwell era caduto alla Corsa della Pace fratturandosi la clavicola. E’ stato difficile perché pochi giorni dopo la fine della corsa avrei avuto l’esame di maturità. Mentalmente ero provato, stanco, anche affaticato. Nella seconda tappa, quella più adatta a me, ho preso più di 10 minuti. Volevo tornare a casa e lì è intervenuto Roberto Bressan, il team manager del CTF. Mi ha fatto capire quanto fosse importante tenere duro, finire la corsa e portare a termine quella esperienza. Pochi giorni dopo il nostro colloquio, a Zocca, ho ottenuto un quarto posto. Lo devo ringraziare, perché mi ha fatto capire quanto sia importante non arrendersi mai».