Volpi cambia tutto: «Ecco il mio team giapponese»

12.10.2023
6 min
Salva

Ci vuole davvero grande coraggio per rimettersi in discussione a sessant’anni suonati. Alberto Volpi questo coraggio ce l’ha, tanto da lasciare un posto da diesse in uno dei team di vertice del WorldTour per mettersi alla guida (e usiamo questa frase non a caso, come si vedrà) di un pressoché neonato progetto giapponese, a livello continental. Qualcosa di piccolo che vuole diventare estremamente grande.

Volpi dal prossimo anno sarà il manager del JCL Team Ukyo. E’ una squadra rimodellata quest’anno nel Sol Levante per volontà di Ukyo Katayama, ex pilota di Formula 1 e secondo alla 24 Ore di Le Mans del 1999 (ecco il perché della guida…), che insieme a Seiko Hashimoto, presidente del comitato organizzatore di Tokyo 2020 ha voluto investire su una nuova creatura ciclistica. Obiettivo: farne il veicolo per far crescere il suo Paese anche nel ciclismo su strada, in una Nazione dove l’unico sfogo agonistico di vertice è nella pista e nella velocità in particolare, per il sistema delle scommesse ad essa legato.

«I contatti con Katayama – racconta Volpi che già dalla voce tradisce l’entusiasmo per la nuova avventura e la grande voglia di fare – risalgono al novembre 2022. Con Ukyo ci conosciamo da oltre 15 anni, l’ho anche ospitato sull’ammiraglia Barloworld al Giro d’Italia 2009, nella tappa di San Martino di Castrozza. Lo scorso anno mi parlò di questa idea che aveva avuto e gli sarebbe piaciuto coinvolgermi per la mia esperienza. Abbiamo continuato a sentirci nel corso della stagione, ho visto come ha agito la squadra in questo primo anno. Ukyo mi ha chiarito gli ambiziosi progetti e alla fine mi sono convinto».

Ukyo Katayama, 60 anni, è stato pilota di F1 dal 1992 al 1997. Nel 1999 è salito sul podio della 24 Ore di Le Mans (foto Miguel Bosch)
Ukyo Katayama, 60 anni, è stato pilota di F1 dal 1992 al 1997. Nel 1999 è salito sul podio della 24 Ore di Le Mans (foto Miguel Bosch)
Lasci però una realtà consolidata come la Bahrain Victorious: perché?

Perché dopo oltre 25 anni di ciclismo di vertice, sempre in grandissime squadre, avevo bisogno di nuovi stimoli. Alla Bahrain sono stato benissimo, avrebbero voluto che rimanessi. Mi accorgo però che gli anni passano e avevo bisogno di cambiare qualcosa per avere sempre quel sacro fuoco dentro. Questa è una grande sfida, c’è tantissimo da lavorare perché è qualcosa che va creato praticamente dal nulla.

Su alcuni media abbiamo saputo che la squadra verrà affiliata in Italia, è vero?

No e ci tengo a chiarire la questione perché sono uscite delle inesattezze. Il team continua ad avere la sua affiliazione in Giappone, ma da quest’anno svolgerà buona parte della sua attività in Europa e avrà la sua base in Italia. Precisamente a Colle Brianza, dove sono andato personalmente a visionare una sede adeguata. Ho scelto una confortevole casa dove i ragazzi e lo staff risiederanno per due periodi l’anno. Il primo da febbraio ad aprile e il secondo da agosto a ottobre. Per il resto svolgeranno la loro attività seguendo il calendario asiatico. Il Giro del Giappone sarà l’obiettivo primario, per il team e per chi lo finanzia.

Benjamin Prades, spagnolo di 39 anni, è il più esperto. E’ in Giappone dal 2016 (foto team)
Benjamin Prades, spagnolo di 39 anni, è il più esperto. E’ in Giappone dal 2016 (foto team)
Come sarà composta la squadra?

Parliamo di un team continental che già al suo primo anno ha avuto 11 corridori di cui 3 stranieri. Siamo orientati a mantenere la stessa struttura, con l’esperto australiano Nathan Earle, 35 anni, che resterà al fianco di un gruppo di corridori giapponesi. Sto lavorando però per portare nel team altri 3 corridori europei e non mi dispiacerebbe se fra loro ci fosse anche un italiano. I contatti li sto definendo in queste settimane.

Perché questa struttura internazionale?

E’ una precisa strada che abbiamo intrapreso e che è alla base del progetto. Il team deve servire a far crescere il ciclismo giapponese, portando i migliori prospetti del Paese a affrontare il ciclismo vero, quello che si fa nel Vecchio Continente, ma serve anche il confronto interno, quotidiano, con realtà diverse, culture diverse. Vogliamo che i ragazzi capiscano e imparino che ciclismo significa anche alimentazione corretta, allenamenti mirati, gestione della giornata nelle sue 24 ore vivendo da ciclista. Il team sarà comunque sempre di un massimo di una dozzina di corridori, più un meccanico, un massaggiatore e un accompagnatore.

Il JCL Team Ukyo è è stato reimpostato quest’anno, ma esisteva già dal 2012 (foto team)
Il JCL Team Ukyo è è stato reimpostato quest’anno, ma esisteva già dal 2012 (foto team)
Qual è il progetto alla base del team?

Katayama mi ha spiegato che l’obiettivo è arrivare più in alto possibile: entrare nel futuro come prima squadra giapponese del WorldTour, essere invitati al Tour de France, competere per il podio. Già nel suo primo anno il team ha preso parte al Tour of Oman e al Saudi Tour arrivando addirittura a vestire virtualmente la maglia di leader. Sono primi passi, nel 2024 vedremo di fare qualche altro piccolo passo in avanti, ma è chiaro che le idee restano tali se non ci sono finanziamenti a supportarle.

Stai trovando interesse nella tua ricerca di corridori?

Il mio telefono intanto non smette di squillare per le chiamate dei procuratori che mi stanno proponendo di tutto e di più… Quando poi vai a stringere, è chiaro che è difficile: i corridori di fronte alla chiamata di una professional non hanno dubbi, ma noi per ora siamo una continental e qui poi c’è davvero da mettersi in gioco in toto. Trovare gli elementi giusti, sia ciclisticamente che dal punto di vista umano non è facile, ma sono ottimista.

Masaki Yamamoto, laureatosi quest’anno campione nazionale dopo il 2° posto a cronometro (foto team)
Masaki Yamamoto, laureatosi quest’anno campione nazionale dopo il 2° posto a cronometro (foto team)
Parlavi di due periodi dei ragazzi in Europa. Anche tu però dovrai trasferirti per un periodo in Giappone…

Sicuramente. Sto cercando un diesse che segua la squadra in tutto il suo cammino, ma io come general manager sono il garante del team di fronte a Ukyo e all’intera proprietà. Vorrò esserci, vedere tutto, capire il più possibile di questa realtà. Già nei prossimi giorni partirò per il Giappone per conoscere gli sponsor e le strutture a disposizione in loco.

C’è anche il problema della lingua…

Masuda, che con i suoi 39 anni è il più anziano del gruppo, è stato con me alla Cannondale nel 2013. Parla bene inglese e anche un po’ italiano, nel gruppo fa da traduttore, ma abbiamo anche un factotum che parla bene italiano e ci aiuterà nei periodi qui. Anche a questo serve la multinazionalità del team, per uscire da certi schemi e comunicare il più possibile. Ma è tutto in divenire, intanto abbiamo stretto un rapporto con la Subaru Italia, che tramite la casa madre giapponese fornirà le auto del team e l’assistenza. Il progetto va avanti e vuole andare molto lontano.