Swatt Club batte i pro’ con passione e 100.000 euro di budget

30.06.2025
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GORIZIA – La voce è tremolante, gli occhiali non riescono a nascondere del tutto l’emozione. Carlo Beretta non sa cosa dire, cosa pensare. Il team manager, se così possiamo definirlo, di questa Asd, lo Swatt Club, è travolto da un turbinio di sentimenti. E’ appena successa una cosa gigantesca, inaspettata. Un sogno realizzato: uno dei suoi, Filippo Conca, si è appena laureato campione italiano.

Al via da Trieste avevano un gazebo e un furgone. Tutti, anche i corridori, si davano da fare per scaricare le bici, sistemare le sedie, prepararsi. Di fronte a loro c’era il bus della Polti-Kometa e alle spalle il mare. Tutto scorreva tranquillo. Forse proprio Conca ci era parso quello più serio durante i preparativi. Ma chi avrebbe pensato a quel che sarebbe successo di lì a una manciata di ore?

A fine gara, dopo questa “bomba sportiva”, non potevamo non parlare con Beretta. Capirne di più, intuire come cambieranno le cose da qui a breve. E anche analizzare la gara, perché di fatto se ieri, parlando di squadre, tutti aspettavano la VF Group-Bardiani, la XDS-Astana e la Polti-Kometa, le tre più numerose, ma il team che ha corso meglio ed è stato più attivo è stato proprio lo Swatt Club.

Il team manager della piccola squadra lombarda, Carlo Beretta
Il team manager della piccola squadra lombarda, Carlo Beretta
Carlo, cosa è successo?

Non lo so, credetemi. Non so cosa dire, a livello emotivo è una bomba. Abbiamo avuto tantissimo supporto oggi perché c’erano veramente tanti ragazzi della nostra squadra, i nostri amatori, che sono venuti ad aiutarci, che erano al nostro corner sulla salita, davano l’acqua. C’era una grande motivazione.

Chiaro, questo è un palcoscenico importantissimo per voi…

Sì, ma non era fondamentale. Al via la direttiva era: divertirsi e sorridere. Tutto questo è stato frutto delle ore di lavoro che i ragazzi hanno fatto in bici e della loro serenità, perché se sei sereno come sono loro, va tutto bene. Si sono divertiti tutto l’anno. E oggi (ieri, ndr) hanno dato tutto quello che avevano dentro.

La domanda è: un club, neanche Continental, che batte i grandi… Forse questa cosa un po’ dice che c’è qualcosa che non va benissimo nel ciclismo italiano, no?

Quello si sapeva da tanto, ma non dipende da noi. Noi facciamo le nostre cose e le nostre corse, nel nostro piccolo. L’anno scorso avevamo Hellemose che quest’anno è tornato nel grande ciclismo con Jayco-AlUla e ha dimostrato di andare bene. Il discorso è grande. Alla fine questi ragazzi hanno tutti motore, sono forti e vanno aiutati, compresi e aspettati. Non bisogna più lamentarsi e dire che in Italia non c’è più nessuno. Sono cambiate le generazioni, ma non è detto che non si possa andare forte anche qualche anno dopo. Per molti di loro pedalare è vita, è la cosa più bella del mondo. Semplicemente bisogna lasciarli tranquilli di fare quello che si sentono. L’unica cosa che faccio io nel team è questa: lasciargli il loro spazio, senza pressioni. Per il resto sono loro che si allenano.

Lo Swatt Club si è presentato al via dei campionati italiani con Petitti, Gaffuri, Ginestra, Conca e Carollo
Lo Swatt Club si è presentato al via dei campionati italiani con Petitti, Gaffuri, Ginestra, Conca e Carollo
Come si allenano?

Sono tutti preparati da Gaffuri e da Vergallito. Dai… è incredibile quello che è successo a Conca. Uno come lui non doveva stare qui. Noi arriviamo dagli amatori, non ci dava una lira nessuno e abbiamo fatto un sacco di punti UCI in quelle poche corse a cui abbiamo partecipato. Abbiamo ottenuto anche una vittoria in una gara 1.2 con un danese: Kasper Andersen.

E oggi (sempre ieri, per chi legge)? Oggi non era una 1.2, e le polemiche incalzeranno. Già ci si chiede dove vedremo questa maglia tricolore…

Oggi è assurdo, una giornata che rimarrà nella storia. Non so neanche l’anno prossimo cosa dobbiamo fare per andare avanti. Conca ha iniziato la stagione e doveva fare solo gare gravel. Filippo mi ha chiesto se poteva fare una corsa in Austria e io gli ho detto: «Certo che puoi farla». Gli ho dato la possibilità, sapevamo che poteva fare l’italiano, ma non sapevo a che punto fosse. Io spero che trovi una squadra: allo Swatt Club non serve Conca, è sprecato. Il mio obiettivo era riportarlo dove era prima, perché è lì che deve stare.

Potrebbero portartelo a breve, non essendo pro’ è svincolato. Nel calcio diremmo un parametro zero…

Io spero che vada via. E come lui Gaffuri e gli altri ragazzi. Questo è l’obiettivo. Non ho la struttura per sostenerli. Io voglio solo aiutare quelli che non aiuta nessuno, che sono lasciati a piedi. Quelli che hanno potenziale, chiaramente. Filippo Conca ha un palmarès importante. Ha dei numeri spaventosi (ieri anche Quinziato, il suo manager, ci aveva detto di valori estremamente alti sui 10′, ndr). Non è questo il suo posto, lo ripeto.

Filippo Conca (classe 1998) sul podio con la maglia tricolore
Filippo Conca (classe 1998) sul podio con la maglia tricolore
Questa vittoria cambierà qualcosa nella tua squadra?

Andrò avanti con le mie idee. Abbiamo deciso da un giorno all’altro di fare una squadra club che facesse delle gare UCI. Gli sponsor che abbiamo, Giant, Cadex, Pirelli, Shimano, Lazer, ci hanno dato una mano, ma era più per il mondo gravel. Ma io non ho voluto abbandonare la strada perché appunto può dare una mano importante: lo abbiamo visto con Hellemose. Lì hanno davvero la possibilità di dimostrare quello che valgono.

Carlo, hai parlato di “fare la gara col sorriso”, però anche tatticamente avete fatto un garone, forse il migliore di tutti. In avvio c’erano nella fuga Lorenzo Ginestra e Francesco Carollo e nel finale il contrattacco di Gaffuri e quello di Conca…

Non ho sentito cosa gli ha detto Giorgio Brambilla, il diesse (ex corridore e anche lui giovane, è un classe 1988, ndr), in ammiraglia. Sicuramente qualcosa gli avrà comunicato, ma le tattiche migliori ti vengono quando sei a 200 battiti al minuto: un cenno di intesa col tuo compagno che, se come te crede nella stessa idea, ti capisce e tutto diventa più facile.

Come è organizzato lo Swatt Club?

Siamo pochissime persone. Anche oggi (ieri, ndr), tra feed zone e supporto logistico, erano tutte persone amiche, gente del club, gente che lavora dal lunedì al venerdì e ci dà una mano nei weekend. Noi siamo un gruppo di amatori, di amici, che vive per questa passione. E questa gente quando viene dà il 180 per cento e magari tutto viene più facile.

La festa degli Swatt iniziata ieri dopo il podio. Sarà interessante capire come evolverà questa realtà da qui in poi
La festa degli Swatt iniziata ieri dopo il podio. Sarà interessante capire come evolverà questa realtà da qui in poi
Il vostro budget quant’è?

Penso che arriveremo a 100.000 euro, se lo oltrepassiamo lo facciamo di poco. Abbiamo 16 corridori (7 stranieri, ndr), abbiamo fatto poi 23 giorni di gara in tutto, non tantissimi. Gli sponsor ci aiutano a coprire tutte queste spese. Noi vendiamo l’abbigliamento sul nostro sito e-commerce, vendiamo tanti body bianchi come quelli che avete visto in gara. Fortunatamente ne vendiamo veramente tanti e tutto quello che incassiamo viene riversato sul team. Non so per quanto sarà sostenibile, ma almeno per quest’anno tutto quello che si poteva fare l’abbiamo fatto.

Sei il manager dell’anno, insomma. Davide che batte Golia…

No, no… Se un manager vedesse il nostro conto bancario e le nostre entrate-uscite ci direbbe: «Voi non siete normali». Entra 10 ed esce 10. Però noi vogliamo fare così per adesso, perché viviamo per questa passione.

Cosa ti passa ora per la testa?

Non so neanche io cosa pensare, cioè è una follia. Voglio solo aspettare tutti i miei amici tifosi che erano sul percorso e stare con loro. L’unica cosa che ci rimarrà saranno le emozioni e l’aver atteso questa giornata da novembre.