Per certi versi, quella di Sergio Meris può essere considerata una favola a lieto fine, un esempio per chi nonostante tutto insiste a lavorare, a frequentare il mondo delle due ruote sognando un contratto da professionista pur non essendo più in quella fascia d’età sempre più giovane. Meris ce l’ha fatta quando tanti altri avrebbero gettato la spugna e ha trovato posto in una professional olandese, la TDT-Unibet dell’ex corridore e Youtuber Bas Tietema.
Meris, al suo primo anno da elite, è arrivato al contratto facendo leva sull’arma più semplice e disponibile, i risultati: «Vengo da una stagione buona, con vittorie anche di peso come il Giro del Medio Brenta e la Firenze-Viareggio. Questo a dispetto di piccoli incidenti soprattutto nella prima parte della stagione con una brutta caduta alla Coppi & Bartali che mi aveva procurato fastidi a un ginocchio. Per fortuna mi sono ripreso bene, sommando 4 vittorie e tanti piazzamenti».
Soprattutto quest’estate c’è stata una decisa crescita, a che cosa è dovuta?
Non potendo per questioni di età partecipare al Giro Next Gen, ne ho approfittato per andare in altura a Livigno e rimettermi in sesto. Da lì ho partecipato al Giro del Veneto dove mi sono sbloccato mentalmente vincendo la terza tappa, che poi era la prima per l’annullamento delle altre. Poi sono andato al GP d’Ungheria dove ho sfiorato la Top 10 rimanendo sinceramente deluso, infine la vittoria alla Medio Brenta che per il nostro sponsor era la gara di casa, quindi con un valore maggiore. E da lì è stato tutto un crescendo.
Com’è nato il contatto con gli olandesi?
Alla Coppi & Bartali abbiamo fatto conoscenza, mi avevano detto che mi stavano già seguendo. Poi nella quarta tappa di Brisighella sono andato in fuga con un piccolo gruppo nel quale c’era anche il ceko Toupalik della loro squadra. Siamo stati avanti per tutta la tappa e hanno apprezzato il mio lavoro, anche perché ero già andato all’attacco il giorno prima. Avermi visto all’opera di persona ha sicuramente aiutato, poi al Giro d’Ungheria ho provato più volte a mettermi in luce e continuando a raccogliere risultati, alla fine hanno chiamato il mio procuratore per fare un’offerta formale.
Sono stati quindi loro a fare il primo passo?
Sì, poi chiaramente Luca Mazzanti che mi segue ha preso in mano la vicenda per chiudere il contratto. La cosa curiosa è che tutto è nato attraverso i social: mi ero infatti accorto che su Instagram c’era una squadra che mi seguiva ed erano loro.
E’ chiaro che il tuo passaggio costituisce quasi un “unicum”, di un corridore che ha passato la categoria under 23 e trova spazio fra i professionisti. Come vivi questa situazione e soprattutto come viene vissuta nell’ambiente?
Io credo che sia la miglior dimostrazione che anche quando superi i 22 anni non tutto è perduto, se credi in te stesso e t’impegni a ottenere risultati. Il bello è che da allora in gruppo mi fermano in tanti, mi chiedono come ho fatto e qualche consiglio per riuscirci, per trovare un approdo come ho fatto io.
Tu che cosa rispondi?
A quelli che hanno la mia età o pressappoco, ricordo che noi abbiamo perso un’intera stagione per il covid ed era quella dell’approdo nella nuova categoria, una stagione importante. Quella successiva è stata un’intera rincorsa, solo dopo le cose hanno iniziato a normalizzarsi e questo indubbiamente pesa. Al terzo anno senti che il tempo sta per scadere e c’è tanta pressione che toglie energie mentali. Io posso solo dire che non bisogna mai scoraggiarsi, ma concentrarsi su quello che si fa. Anche se avevo superato la fatidica soglia, ho vissuto la stagione con tranquillità.
Il team BH Bank-Colpack puntava a passare professional…
Questo infatti aveva anche aiutato a inizio stagione nell’approccio con le gare, ma quando si è capito che la cosa non era possibile nei tempi brevi che erano stati preventivati, io ho cercato di non mollare. Per fortuna erano già nati i primi contatti con gli olandesi, ma sapevo che quella possibilità seppur remota dovevo guadagnarmela. A molti dico anche che il nostro è un bell’ambiente, nel quale si sviluppano molte amicizie trasversali, magari parlando può nascere qualche opportunità. L’importante è continuare a crederci e non sentirsi vecchi, soprattutto seguire il proprio cammino arrivando magari a scelte difficili, ma sempre senza rimpianti.
Che cosa sai del team di Tietema?
Non molto, non nego che ha un’aura di mistero che svanirà molto probabilmente con il primo ritiro. E’ tutto in evoluzione, so che hanno ambizioni importanti e vogliono crescere. Io con loro punto a fare più corse possibili, lavorare per gli altri, ma guadagnarmi anch’io le mie chance. E’ un team giovane, con uno staff di gente giovane, che ha una grande visibilità sui social. Insomma, un team al passo con i tempi.