Lo aveva detto sin dall’inizio del suo mandato: «Ho intenzione di andare alle radici del movimento e lavorare con i più giovani, convocando anche gli allievi ai raduni azzurri»: L’idea di Daniele Pontoni ha preso piede ed è diventata parte integrante del nuovo assetto delle squadre azzurre, tanto che anche Dino Salvoldi, neo responsabile degli juniores, ha intenzione di guardare anche all’attività degli allievi di secondo anno.
I due si sono confrontati nel corso della due giorni voluta dalla Fci per “assemblare” i nuovi tecnici di ogni disciplina ciclistica: «Sono stati due giorni molto proficui – ha affermato il tecnico friulano – nei quali abbiamo confrontato le nostre esperienze e le abbiamo messe a disposizione. Posso dire di aver imparato molto».
Pensavi che la tua idea prendesse così piede?
Ne ero sicuro e la metterò subito in pratica, già dal miniraduno di questa settimana in Friuli, dove ho convocato un paio di allievi del primo anno. Ho infatti deciso di ampliare il mio raggio d’azione tanto è vero che non è improbabile che anche qualche esordiente venga nel gruppo per vivere un’esperienza.
Quali sono gli obiettivi di questi raduni?
Al di là dell’aspetto tecnico, voglio insegnare ai ragazzi il vero valore della maglia azzurra. Non è scontata, non basta essere amico di questo o quello o tesserato per questo o quello. La nazionale bisogna guadagnarsela con il sudore e il rispetto. Si conquista anche, anzi soprattutto in base al comportamento. Nella prima parte della stagione nelle categorie giovanili lavoreremo con un ampio mazzo di ragazzi, poi stringeremo le fila per le gare che contano.
Questi ragazzi così giovani potranno prendere parte ai raduni ma non alle gare delle categorie superiori, come invece avviene in altri sport come ad esempio l’atletica. Secondo te è un bene o un male?
Io sono convinto che da questo punto di vista il regolamento sia giusto e guardi alla crescita dei ragazzi. Bisogna arrivare ai grandi eventi quando si è pronti, quando si sono fatti tutti i passi prestabiliti, bisogna crescere per gradi. Se corri troppo ti lasci dietro qualcosa ed è difficile poi recuperarlo.
Che cosa faranno i ragazzi in questi miniraduni?
Sono incontri di massimo 36 ore. Avremo modo di conoscerci e affrontare una giornata sul campo, divisi in gruppi di lavoro, con i più giovani che magari potranno allenarsi insieme alle donne junior, ma è tutto in divenire. Quel che conta è che stiamo lavorando per venire incontro alle esigenze dei ragazzi. Dopo quello in Friuli – chiarisce Pontoni – ci saranno altri incontri in Liguria, Veneto e Centro Italia. Chiamerò sempre ragazzi della regione e di quelle limitrofe per non imporre trasferte troppo lunghe.
In questi raduni si procederà anche al lavoro sulle basi? Ad esempio agli europei è venuto fuori il tema della corsa con la bici in spalla…
Mi sono anche fatto sentire con i ragazzi, avevo detto loro che era fondamentale caricarsi la bici e non spingerla nel fango, perché la sporchi di più e alcuni ci facevano addirittura perno, perdendo così ancor più tempo… Sono basi fondamentali, che vanno apprese proprio a quell’età e su cui batterò molto, perché devono entrare a far parte degli automatismi di un corridore.
Quanti ragazzi chiamerai fra esordienti e allievi?
Dai 2 a 4 per ciascun raduno, non di più, in modo da poter lavorare bene e rendere quelle poche ore davvero istruttive. Ma questo è solo il primo passo, a fine stagione agonistica rimetteremo mano a tutto il sistema su aspetti che stiamo studiando.