PALMA DE MAIORCA (Spagna) – Restiamo nel mondo Red Bull-BORA, ma stavolta non parliamo di scalatori, gregari o leader chiamati a vincere Grandi Giri e classiche. Si parla di velocisti, nello specifico di Jordi Meeus.
«Dovete parlare con Jordi?», ci chiede con un pizzico di stupore Giulio Pellizzari. Alla nostra risposta affermativa, il marchigiano prosegue: «Ah, Jordi è il numero uno. E’ simpaticissimo. Abbiamo legato tanto e mi chiede di insegnargli qualche parola d’italiano».
Meeus dunque. Sprinter belga, classe 1998, alto oltre un metro e novanta, capo rasato e un sorriso grande quanto la sua statura. In casa Red Bull è chiaro che i velocisti non stiano vivendo un momento storico particolarmente favorevole. Con tutti quei campioni da corse a tappe, trovare spazio e soprattutto treni dedicati non è semplice (in apertura foto Instagram – @friesooo).


Jordi vs Danny
In più c’è l’altra ruota veloce, Danny Van Poppel, campione nazionale olandese in carica, che non ha certo contribuito a distendere gli animi a rendere la vita più facile a Meeus.
«Non accetterò più di fare l’ultimo uomo se non per uno sprinter di primissimo livello», aveva dichiarato a WielerFlits, l’olandese.
Non proprio una mano tesa insomma, tanto più che si guarda ad una nuova stagione. A smorzare i toni ci ha pensato però lo stesso Meeus: «Non la prendo sul personale – ha detto il gigante di Lommel, Fiandre orientali – non credo di mentire quando dico che le probabilità di vittoria sono maggiori quando Philipsen o Kooij escono dalla ruota dell’ultimo uomo rispetto a quando lo faccio io. Penso che in squadra ci sia spazio per due sprinter. A volte c’è anche la tripla attività. Ci saranno molte gare e avremo modo di dividerci gli spazi. Non sono il più veloce del gruppo. Io sono uno che parte lungo, che rimonta da dietro: è così che ho vinto la maggior parte dei miei sprint».
E così la Red Bull-BORA ha previsto due calendari differenti per i suoi velocisti. E ha inserito due ultimi uomini: per Meeus è arrivato Arne Marit dalla Intermarché-Wanty, mentre per Van Poppel ecco lo spagnolo Haimar Etxeberria.
Ma questa querelle è utile sia per capire che aria tira in squadra, sia per conoscere meglio Meeus. E già dalle parole di replica di Meeus si intuisce che Pellizzari lo aveva descritto bene. Appoggiati a un tavolino alto, iniziamo a chiacchierare con il re dell’ultima Binche–Chimay–Binche.


I programmi di Meeus
Si parte proprio dal calendario. «Non ho ancora un’agenda ufficiale – ci dice Meeus – ma dovrei iniziare in Portogallo con la Volta ao Algarve. Poi farò l’opening Weekend in Belgio, quindi Le Samyn. A seguire Nokere Koerse, Dwars door Vlaanderen, Scheldeprijs e due classicissime monumento come Gand-Wevelgem e Parigi-Roubaix. Per i Grandi Giri non so ancora. Per ora sono nella lista lunga del Tour de France, poi vedremo».
Secondo le informazioni raccolte a Palma, al Giro d’Italia la Red Bull dovrebbe puntare su Van Poppel, quindi a seconda delle scelte, Meeus potrebbe trovare spazio al Tour oppure alla Vuelta. Il Tour però non è da scartare a priori, neanche se ci sono già due leader quali Lipowitz ed Evenepoel, perché un corridore con le caratteristiche di Jordi sa essere anche un ottimo uomo squadra. Un bestione per la pianura o se c’è da fare a spallate.


Uno sprinter tra gli scalatori
Come dicevamo, per uno sprinter non è semplice emergere in una corazzata come la Red Bull-BORA. Se in certe corse fatica a trovare spazio un corridore come Aleksandr Vlasov, figuriamoci una ruota veloce. Di certo Meeus non parte con lo status di un Merlier o di un Jonathan Milan.
«E’ esattamente così – spiega Meeus – penso che il nostro team stia andando sempre più in direzione delle classifiche generali e dei Grandi Giri, soprattutto ora che oltre agli scalatori si è aggiunto anche Remco Evenepoel.
«Abbiamo molti compagni forti per le corse a tappe. Ma io sono un tipo di sprinter che non ha bisogno di un treno intero. Questo credo sia un punto a mio favore. Merlier o Milan necessitano di più uomini per come sono fatti, ma penso che se capita il giorno perfetto posso vincere anche contro di loro. Non è facile, ma può succedere».
Allenarsi con gli scalatori, però, porta anche benefici. Migliora la resa quando il dislivello aumenta e crea legami forti e inaspettati, come quello con Pellizzari, appunto. «Giulio – dice Meeus con il sorriso stampato sul volto – è troppo simpatico. Abbiamo legato molto nei ritiri in quota. Abbiamo anche provato ad allenarci insieme, ma appena iniziava la salita se ne andava! E’ sempre bello stare con lui: è gioioso, ride, porta allegria. In ritiro tutto questo fa davvero la differenza. Abbiamo passato tante ore a giocare alla PlayStation, a FIFA. E poi mi insegna l’italiano. Mi strillava contro quando per dire gnocchi dicevo “gonocci”!».


Meeus e le classiche
Meeus però non è soltanto uno sprinter. Cresciuto a pane e pavé, fiammingo nel fisico e nel DNA, sa districarsi bene su più terreni. Non si arriva ottavi alla Roubaix per caso.
«Penso di poter fare sia sprint che classiche – conclude – non sono il più veloce di tutti, ma so di avere un buon motore. Per questo mi concentro su alcune classiche veloci e sugli sprint. La gara dei miei sogni? La Roubaix».
Per chi è cresciuto con il mito di Tom Boonen non potrebbe essere altrimenti. «Con gente come Mathieu Van der Poel e ora anche Tadej Pogacar è difficilissimo, ma sono già entrato nella top 10. E’ una corsa dove può succedere di tutto, in qualsiasi momento. E tu devi essere pronto a cogliere eventuali occasioni. Serve anche fortuna. Il mio obiettivo è arrivare un giorno sul podio. E magari provare a vincere».