La Trevigiani di De Candido, vecchi sistemi per crescere bene

12.11.2025
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Se per un allenatore di calcio entrare a stagione in corso è sempre un impegno gravoso e complicato, figurarsi quando si parla di ciclismo, a maggior ragione di quello giovanile. Ma Rino De Candido (a sinistra nella foto d’apertura) a oltre 70 anni, ne ha viste di tutti i colori e non si spaventa certo per questo. L’ex cittì della nazionale juniores è stato chiamato in fretta e furia all’UC Trevigiani Energiapura Marchiol quando la frattura fra società e il diesse Rocchetti è diventata insanabile.

Il quartetto che ha preso parte al campionato italiano della cronosquadre, finendo 6° a 2'54" dalla #Technipes Emiliaromagna
Il quartetto che ha preso parte al campionato italiano della cronosquadre, finendo 6° a 2’54” dalla #Technipes Emiliaromagna
Il quartetto che ha preso parte al campionato italiano della cronosquadre, finendo 6° a 2'54" dalla #Technipes Emiliaromagna
Il quartetto che ha preso parte al campionato italiano della cronosquadre, finendo 6° a 2’54” dalla #Technipes Emiliaromagna

Il suo lavoro non poteva che essere parziale in questo 2025, chiuso con una doppia vittoria (i primi successi della stagione) grazie a Riccardo Perani che poi ha lasciato la squadra al pari di altri e su questo torneremo. Il bilancio di De Candido è comunque abbastanza positivo: «La Trevigiani è una delle società più vecchie d’Italia, ha una storia che rappresenta anche una responsabilità. Io non mi aspettavo questa opportunità – ricorda – un giorno è squillato il cellulare e dall’altra parte mi hanno chiesto se ero disponibile ad affrontare una situazione che era diventata difficile. “Tu saresti la persona giusta per riuscire a risolverla”, mi hanno detto e così d’improvviso mi sono ritrovato a lavorare per ricostruire un po’ il gruppo e ripartire. Proprio come l’allenatore di calcio, quando entra in una squadra a metà campionato crea sempre un po’ di scompenso, perché i corridori erano abituati diversamente».

Come ti sei posto di fronte a questo impegno?

Io voglio portare in società qualcosa di innovativo, che ha a che fare davvero con una società continental su tutti i punti di vista. il presidente mi ha dato l’incarico ed è favorevole a questa situazione e pertanto io mi sto muovendo in questa direzione.

Un momento della riunione d'inizio mese, prima presa di contatto per i tanti nuovi elementi della Trevigiani con De Candido e lo staff
Un momento della prima presa di contatto per i tanti nuovi elementi della Trevigiani con De Candido e lo staff
Un momento della riunione d'inizio mese, prima presa di contatto per i tanti nuovi elementi della Trevigiani con De Candido e lo staff
Un momento della prima presa di contatto per i tanti nuovi elementi della Trevigiani con De Candido e lo staff
Sono tutti ragazzi molto giovani, tra i 18 e i 22 anni. Tu che hai lavorato sempre con i giovani li trovi diversi rispetto a come erano un po’ di tempo fa?

Tantissimo, ma è cambiata tutta la mentalità a livello ciclistico di tutto l’ambiente. Oggi i ragazzini sanno tutto su tutto, partono con un bagaglio di informazioni che in passato non era neanche pensabile. Pertanto devi essere molto schietto con loro, veritiero, concreto nel dirgli le cose come stanno esattamente e come dovrebbero essere per fargli raggiungere gli obiettivi che loro vogliono. Viviamo con questa mentalità sfrenata di voler arrivare subito all’ambito professionistico, col paradosso che a 22 anni si sentono già vecchi, trascurati.

Un sistema che a te non è mai piaciuto molto…

Io dico sempre che le cose vanno un po’ ponderate, magari ci sono dei ragazzini che a 17-18 anni sono già fisicamente formati, ma mentalmente non sono ancora maturi per fare quel salto e sappiamo bene che bisogna saper tenere con la testa prima ancora che con le gambe… Certi non riescono a sopportare questi stress, queste situazioni lontani da casa. Io dico che ci vuole pazienza, magari un annetto o due ancora che facciano le cose con più passione e tranquillità e non buttarli dentro subito in un vortice che ti tritura e consuma.

Riccardo Perani e Roberto Fabbro, i due elementi che si sono messi più in luce nella stagione
A destra Riccardo Perani e Roberto Fabbro, i due elementi che si sono messi più in luce nella stagione
Riccardo Perani e Roberto Fabbro, i due elementi che si sono messi più in luce nella stagione
Riccardo Perani e Roberto Fabbro, i due elementi che si sono messi più in luce nella stagione
L’unica vittoria è arrivata proprio in extremis alla fine della stagione, con Perani che tra l’altro l’anno prossimo non ci sarà. E’ una stagione da giudicare negativamente o secondo te è anche normale, considerando anche che c’è stato un cambio in corso d’opera?

Io non la trovo del tutto negativa. Abbiamo fatto due vittorie con Perani, poi abbiam fatto sei secondi posti con Fabbro, un bel velocista giovane e questo mi rinfranca perché onestamente non avevo la squadra per riuscire a tirar le volate o fare altre cose di un certo livello. Dovevamo arrivare a fine anno e devo dire che verso la fine hanno cominciato a muoversi come team. Se guardiamo la Trevigiani di alcuni anni fa, capisco anch’io che sono mancate le vittorie, ma dobbiamo anche capire che io l’ho presa a metà anno e secondo me c’era qualche ragazzino che non aveva quelle potenzialità per poter ambire a un livello elevato.

Tu hai sempre lavorato con i giovanissimi, c’è tra questi ragazzi qualcuno che ha colpito la tua attenzione e ha delle potenzialità?

Del gruppo di quest’anno ne sono rimasti solo due: Cafueri che sta facendo ciclocross e Fabbro. Abbiamo già preso altri quattro bei ragazzini juniores che possono dare molto se gestiti con calma, anche perché hanno la scuola. I più grandi sono passati, ora c’è un livellamento abbastanza generale tra quelli che sono rimasti. Non c’è il Finn o l’Agostinacchio, ma credo che gestendoli in un modo corretto e giusto come intendo io riusciremo a  tirarne fuori qualcosa di buono a livello di risultati.

Samuele Massolin è uno dei tanti elementi della Trevigiani che non è stato confermato per il 2026
Samuele Massolin è uno dei tanti elementi della Trevigiani che non è stato confermato per il 2026
Samuele Massolin è uno dei tanti elementi della Trevigiani che non è stato confermato per il 2026
Con la riunione che avete fatto a inizio mese, inizia da lì il tuo vero lavoro?

Esattamente, abbiamo dei ragazzini che sono appena passati e poi altri corridori che ho preso da altre squadre. Voglio dare una mia impostazione a tutto quello che è la preparazione, che vengano coinvolti tutti in maniera molto forte, che ci sia un bel gruppo anche con lo staff, come chi curerà l’alimentazione. Poi avremo un mental coach per come riuscire a cogliere gli obiettivi e tutta una serie di tecnici.

Parlando con alcuni dei ragazzi che venivano dalla Trevigiani che hanno fatto la stagione quest’anno, dicevano che sono rimasti colpiti dal rapporto che avevano con te, estremamente professionale e meno amicale. Secondo te è il sistema giusto per introdurli verso il mondo del ciclismo di oggi?

Ma tu pensi che uno junior che va in un devo team venga trattato in maniera amichevole? Lì sono professionali al massimo, ti danno tutte le opportunità per emergere, ma hai due anni di tempo, se ci sei bene, altrimenti torni indietro. Non ci sono sconti e non credo che questo sia un sistema “amichevole”. Io presumevo che con ragazzi di 21-23 anni ci fosse più professionalità, invece ho visto che qualcosa non andava. Se ambiscono a passare professionisti, serve quella professionalità giusta per farlo. Mi auguro che cambiando squadra ci riescano, ma ci vuole un’altra mentalità sicuramente.