Si pensa tanto al modo per limitare la velocità delle biciclette, ma nessuno si è reso conto che la velocità da limitare è anche quella dei processi di formazione dei corridori. Gli allievi hanno già un agente che li segue. Gli juniores sono l’anticamera del professionismo. I devo team sono l’anticamera del WorldTour. E i numeri si restringono drammaticamente (almeno in Italia) perché il numero delle squadre si va erodendo progressivamente ogni anno (in apertura, immagine photors.it della Coppa Città di San Daniele).
I devo team, a ben vedere, rischiano di essere fumo negli occhi. Se non sfondi, smetti. Se ti va bene, ti prende qualche altra continental. Ma se nel frattempo sei anche diventato elite, il destino è segnato. Si potrebbe obiettare che se non sfondi dopo quattro anni da U23, forse non sei nato per fare il corridore. Ma se nel mezzo ci sono stati problemi fisici che ti hanno tenuto fuori dalle gare, ecco che la logica si inceppa.


Dentro o fuori
Sarebbe utile che queste poche righe le leggessero i genitori dei ragazzi che corrono in bici. Sia quelli che vedono nei giovani corridori l’occasione per veder aumentare le risorse, sia quelli che ne hanno a cuore il futuro e si chiedono come gestirli.
A 17 anni sei nel meccanismo, forse anche a 16. A 18 ti consigliano di mollare la scuola e iscriverti a un corso online, così riesci a gestire meglio l’allenamento e la maturità. Poi magari diventi professionista che ne hai 19 e siccome non hai paura di niente, molli i freni e porti in gruppo la tua quota di disordine. Infine a 23 anni risiedi probabilmente in un posto dove si pagano meno tasse.
Se volete divertirvi a incrociare i nomi dei corridori, le loro scelte e gli agenti che li rappresentano, noterete che lo schema è abbastanza ripetibile. Ciascuno, giustamente, ha individuato la sua ricetta e la offre ai propri assistiti. Sulla ricetta c’è scritta anche la percentuale di riuscita?


Le regioni fantasma
Sarebbe utile disporre di un’informazione in più rispetto a quella offerta sul sito dell’UCI, che riporta l’elenco degli agenti abilitati. Sarebbe interessante infatti avere accanto a ciascun agente il numero dei corridori seguiti. E’ vero che se guadagni sulla percentuale, è fisiologico cercare di aumentare il numero dei… contributori. Forse però non è nemmeno salutare per il movimento che si creino alte concentrazioni sotto lo stesso ombrello, escludendo di fatto chi a 17 anni non ha un agente, ha dello sport una concezione ancora relativa e pensa prima a finire la scuola e poi a buttarsi a capofitto sui pedali.
In tutto questo, avete fatto caso che sono ormai spariti i corridori calabresi, sono pochissimi i pugliesi e i laziali, mentre non ci sono quasi più siciliani, che pure negli ultimi anni hanno vinto fior di corse? Questo perché al Sud non ci sono squadre né corse e le società del Nord e i talent scout non si prendono neppure la briga di andare a vedere il poco che c’è. Tanto ci pensano i procuratori a passargli i corridori, che importa da dove vengono? Loro fanno il proprio interesse e il proprio lavoro, poco da aggiungere. Ma così si rinuncia a una fetta importantissima di popolazione e ad atleti potenzialmente fortissimi. A chi tocca fare sì che il meccanismo non sia occasionale o predatorio?