Prima l’annuncio di Alessandro Borgo, poi quello di Jakob Omrzel, così la Bahrain Victorious ha comunicato che i due atleti del devo team sono stati promossi nella formazione WorldTour. Il tutto è avvenuto nei giorni del mondiale africano, al quale entrambi hanno preso parte. Da un lato Borgo ha corso da protagonista aiutando Lorenzo Finn a conquistare il titolo iridato under 23. Mentre, dall’altra parte, Jakob Omrzel si è giocato le sue carte chiudendo la corsa al quattordicesimo posto.


Stesso destino
Due volti giovani e promettenti si stanno per affacciare nel mondo dei grandi, con due cammini e storie altrettanto differenti. Insieme ad Alessio Mattiussi, diesse del team Bahrain Victorious Development abbiamo parlato del percorso fatto da entrambi, analizzandone similitudini e differenze.
«Alessandro Borgo – racconta Mattiussi – ha fatto un percorso più canonico all’interno della categoria under 23, dimostrando progressi costanti all’interno delle due stagioni. Ha ottenuto ottimi risultati e anche quando è andato a correre con i professionisti ha dimostrato di poter stare in quel gruppo. Su Jakob Omrzel vi faccio una domanda: «Come fai a tenere under 23 uno che ha vinto il Giro Next Gen e che, a valori e risultati, ha fatto vedere ottime cose anche tra i professionisti?».


Partiamo da Borgo?
Credo che la performance al Tour de l’Avenir ci abbia dimostrato una crescita impressionante dal punto di vista fisico e atletico. Il salto nel WorldTour per lui arriva nel momento giusto, è pronto per andare alla ricerca di quel qualcosa in più. Di qualche sfida.
Quale?
Borgo ama le sfide. Vi faccio un esempio: quando ha vinto la Gent U23 quest’anno, la prima cosa che ci siamo detti era che si deve puntare a quella dei grandi. Nella categoria under 23 avrebbe ancora qualche sfida da cogliere, come cercare di vincere una tappa al Giro Next Gen o all’Avenir, ma quelle che può trovare dall’altra parte fanno più gola.


Dove vorresti vederlo all’opera?
In Belgio. Non è un caso che appena arrivato nel nostro devo team, lo scorso anno, sia andato forte proprio in quelle gare. Vento, pavé, fango, fatica, insomma dove c’era da lottare è emerso il suo talento. Borgo si alza l’asticella delle sfide da solo, tra i professionisti potrà trovarne di davvero appetibili.
Passiamo a Omrzel?
Lui è un corridore da corse a tappe, ama le salite lunghe e si trova bene su quelle distanze. Poi arrivano le gare di un giorno come Capodarco, dove il percorso esigente fa emergere comunque le sue qualità. Al Val d’Aosta ha fatto fatica, ma è stato più un discorso mentale dopo quello che è successo (la scomparsa di Samuele Privitera, ndr).


Che corridore è lo sloveno?
Intelligente e sveglio. Non è uno scalatore con caratteristiche esplosive come Widar, però basta ricordare l’azione che gli ha permesso di vincere il Giro Next Gen. L’ha vinto l’ultimo giorno a Pinerolo, ma le basi le ha gettate nella quinta tappa (a Gavi, ndr) quando è entrato nell’azione con Tuckwell e ha guadagnato due minuti.
Hai fatto l’esempio di Widar, per Omrzel non sarebbe stato meglio fare come il belga? Vincere e poi affermarsi tra gli under 23?
Per lui vale lo stesso discorso di Borgo, tra i professionisti le sfide sono più grandi e una corsa a tappe di categoria WorldTour è stimolante per un ragazzo come lui. Senza dimenticare che al Giro di Slovenia (corsa 2.1, ndr) è arrivato quarto nella generale. Personalmente mi ha stupito il suo miglioramento tra il Giro di Slovenia e il Giro Next Gen.


Quali sono i suoi margini?
Il 2025 è stato il primo anno nel quale ha inserito dei ritiri in altura e ha iniziato a curare gli allenamenti al massimo. Comunque non dimentichiamoci che può sempre fare come ha fatto Nordhagen, ovvero venire a fare qualche gara tra gli under.
Omrzel sembra essere mentalmente più sensibile, visti anche alcune situazioni che ha vissuto…
E’ un ragazzo con i piedi per terra e che ascolta molto, conosce i passi da fare e sa dove vuole arrivare. Lo scorso anno, da junior, aveva fatto una stagione di grande livello ma non si era montato la testa. Il 2025 lo ha affrontato con la voglia di mettersi alla prova e con la giusta sicurezza.


Anche lui è molto determinato, gli ultimi due giorni del Giro Next Gen sapeva di poter vincere.
Il momento in cui mi ha impressionato maggiormente è stato alla partenza dell’ultima tappa, a Pinerolo. Sul van mi ha guardato e ha detto: «Oggi vinciamo». Ha le idee veramente chiare su quello che vuole ottenere. Sarà comunque un cammino ponderato.
Può ambire a vincere una Grande Giro in futuro?
Le corse a tappe di tre settimane sono il sogno di tutti i corridori, ma fare ventuno giorni a quel livello è difficile anche solo per la mente. Omrzel ha quella mentalità e le gambe possono seguirlo, a mio modo di vedere al Giro Next Gen se fossimo andati avanti ancora qualche giorno sarebbe emerso ancora di più.