Ayuso contro Frigo, scontro fra due rabbie diverse

29.08.2025
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Sul traguardo di Cerler, Ayuso si tappa le orecchie. Dite pure tutto quello che vi pare, io non voglio starvi a sentire. Lo spagnolo è arrivato alla Vuelta con i favori del pronostico, messo dentro al posto di Pogacar, quasi a sottolineare che con Tadej non avrà più a che fare. Leader con Almeida, difficile dire se con qualche diritto di prelazione. Sta di fatto che ieri ad Andorra, sul primo arrivo in salita nemmeno troppo crudele, Juan è tornato in hotel con quasi 12 minuti di passivo. Poche gambe o la voglia di prendere le distanze dalla coppia e fare la sua corsa nonostante tutto?

Nella fuga con Ayuso viaggiava anche Marco Frigo, alla Vuelta per puntare alle tappe
Nella fuga con Ayuso viaggiava anche Marco Frigo, alla Vuelta per puntare alle tappe

La Bahrain rinunciataria

Non parlate, non vi sento. Così Ayuso ha attaccato sulla prima salita e ha fatto un’ora da solo, prima che lo raggiungessero gli altri fuggitivi. Ha pedalato con loro, girato con loro, condiviso con loro la fatica. Ma quando mancavano 9 chilometri all’arrivo e al suo fianco c’era soltanto Marco Frigo, Ayuso si è scosso e l’ha lasciato lì.

«Ho trovato il peggiore con cui andare in fuga – ammette Frigo – sappiamo tutti che corridore sia Ayuso. Quando ho visto attaccare lui e Vine, ho capito che saremmo potuti arrivare. Dietro era chiaro che la Bahrain Victorious non avrebbe tirato fino all’ultima salita, per poi mettere la vittoria in palio, sapendo che il suo uomo in maglia è vulnerabile. Questo ci ha dato fiducia sul fatto di arrivare. Bisognava essere in fuga e penso che sia stata una delle giornate più dure per esserci. Detto in gergo ciclistico, la salita iniziale l’abbiamo ben spianata».

Il gruppo ha lasciato andare: la Bahrain non aveva interesse a cucire sulla fuga
Il gruppo ha lasciato andare: la Bahrain non aveva interesse a cucire sulla fuga

500 metri di sforzo inutile

Nel gruppetto all’attacco, quando sulla penultima salita Jay Vine ha provato l’allungo, Frigo deve aver pensato che l’australiano avrebbe rifatto quel che gli era riuscito ieri ad Andorra. Attacco in cima alla salita, discesa da kamikaze e scalata finale in testa fino al traguardo.

«In realtà poteva essere pericoloso – conferma il vicentino della Israel Premiertech – che lui andasse avanti e dietro rimanesse un gruppetto con Ayuso che non collaborava. Per questo ho deciso di andargli dietro e in un attimo in discesa e poi nella valle avremmo potuto guadagnare un minuto. Ovviamente poi abbiamo capito che lavorava per Ayuso e in quel momento m’è venuta anche la frustrazione di aver fatto 500 metri a tutta per prenderlo e non è servito a niente».

Quando la vittoria di Ayuso era al sicuro, Almeida ha fatto il forcing: con lui Vingegaard e Ciccone
Quando la vittoria di Ayuso era al sicuro, Almeida ha fatto il forcing: con lui Vingegaard e Ciccone

Cinque chili di differenza

Ayuso ha attaccato e Frigo l’ha seguito. La salita finale andava avanti a gradoni su cui i cinque chili di differenza fra Ayuso e Frigo (65 lo spagnolo, 70 l’italiano) rischiavano di trasformarsi in un altro step difficile da sormontare.

«Sono sincero – spiega Frigo – quando ha attaccato ai piedi della salita, io stavo bene e per questo sono riuscito a tornare sotto. Anche quando tiravamo, mi sono messo a collaborare perché credevo di stare bene e avevo buone sensazioni. Però alla fine, forse lui un po’ ha bleffato, non lo so. Sta di fatto che quando ha fatto il secondo attacco, mi ha lasciato lì. Ho cercato di prendere il mio ritmo e per un po’ sono riuscito a tenerlo a tiro, però pian piano mi stavo spegnendo. Ho visto che stava entrando García e sapevo che poteva darmi una mano, però intanto Ayuso è diventato imprendibile. C’è da dire che probabilmente lì davanti, dopo Pedersen, io ero quello più pesante. Nella salita c’erano dei punti in cui si poteva respirare, ma quando tirava in su, diventava bella ripida e ovviamente il mio peso e la mia altezza non mi hanno aiutato…».

L’amarezza di Frigo

Dice e sottolinea di voler tenere la testa sulla Vuelta, senza nulla che porti via la concentrazione. Anche il mondiale e l’europeo, se ci saranno, si affronteranno dopo la corsa spagnola. Dopo la cronosquadre in cui per una protesta pro Palestina la squadra è stata rallentata, la sera Marco avrebbe avuto voglia di mollare. Lo ha detto ai microfoni di Andrea Berton e lo ripete ora qui con noi.

«Superare quello che è successo nella cronosquadre – dice – è stato pesante, sono sincero che la pietra sopra non ce l’ho ancora messa. Proprio perché forse è stata l’escalation di una situazione che forse mi portavo avanti da un po’ e mi ha messo davanti alla realtà com’è. Per metterci la pietra sopra ci vorrà del tempo oppure bisognerà prendere altre decisioni. Però intanto devo concentrarmi ed è quello che sto provando a fare e che probabilmente oggi sono riuscito a fare meglio di ieri. Pensare che sono qui alla Vuelta e concentrarmi su me stesso, sui sacrifici che ho fatto per avere questa gamba e non sprecarla solo perché ci sono persone che ignorano la situazione e il fatto che la nostra squadra sia una realtà privata».

Dalla cronosquadre, non sono stati giorni facili per Frigo, che spiega perché
Dalla cronosquadre, non sono stati giorni facili per Frigo, che spiega perché

Domenica si riprova

E se di Vuelta si deve parlare, l’analisi riparte brevemente dal secondo posto dietro Ayuso. Per capire se un secondo posto è la più grande delle beffe o comunque va bene.

«Ho già fatto secondo anche l’anno scorso – ricorda Frigo – dietro a Ben O’Connor in forma strabiliante. Io conosco bene le mie potenzialità e fare secondo dietro Ayuso è comunque un buon risultato, segno che la gamba c’è. Magari bisogna giocarla in un modo diverso, su una salita finale meno ripida in cui la pendenza non mi sfavorisca. Oggi tanti scalatori che erano in fuga me li sono messi dietro, quindi su un finale un po’ meno pendente o con un arrivo in pianura, avrei potuto giocarmela diversamente».

Ha appena… disegnato la tappa di domenica a Estación de Esquí de Valdezcaray e c’è da scommettere che lo troveremo davanti ancora una volta. Per stasera intanto è arrivato il momento di rispondere ai messaggi da casa, dopo che per quasi un’ora il telefono in questa valle che conduce all’hotel è rimasto isolato dal mondo.