I giorni di Federico Savino scorrono tra allenamenti, recupero e qualche risata insieme ai compagni di squadra nel clima ancora estivo del Belgio. Il toscano si trova nell’appartamento messo a disposizione dalla Soudal-QuickStep insieme ad altri quattro compagni del devo team: Pesenti, Favero e i due spagnoli Munoz e Zafra. Dopo aver corso la Muur Classic Geraardsbergen i cinque atleti saranno al via anche della Grote Prijs Stad Halle, nella quale Savino partirà con il numero uno visto il successo del 2024.
«L’estate belga – ci dice Savino – probabilmente finirà presto e domenica correremo sotto l’acqua. In questi giorni tra una corsa e l’altra ci stiamo allenando ma senza trascurare il recupero. Abbiamo avuto anche il modo di visitare Gent, il nostro compagno Viktor Soenens ci ha fatto da guida. Se avremo tempo andremo anche a Brugge, spostandoci in treno c’è da capire se riusciremo a incastrare un giro tra i vari impegni».


Innanzitutto, come sta andando questo periodo di gare?
Abbastanza bene, ho avuto un calo fisico a metà stagione dal quale mi sono ripreso. Una volta ripartito la mia condizione è migliorata fino alla vittoria al West Bohemia, corsa dove ho ritrovato anche ottime sensazioni e prestazioni. Anche alla Muur Classic sentivo di avere una buona gamba, poi ho forato all’inizio del muro di Geraardsbergen e la corsa è scivolata via, capita.
La vittoria al West Bohemia ha dato qualcosa in più?
Mi mancava il successo in una corsa a tappe. In questi anni ho vinto una gara di un giorno (la Stad Halle, ndr) e una tappa al Circuit des Ardennes, quindi sono felice di aver fatto anche questo ulteriore passo. L’anno scorso al West Bohemia avevo raccolto un bel terzo posto, quindi sapevo che corsa aspettarmi.


Raccontaci…
Il percorso è duro ma non abbastanza per scavare grandi distacchi, ci si gioca la vittoria sul filo dei secondi e degli abbuoni. Per questo la prima tappa ero partito con l’idea di andare in fuga e vincere tutti i traguardi volanti, e così ho fatto. Il prologo iniziale era andato bene, quindi sapevo di avere ottime chance per prendere la maglia.
L’hai presa senza più mollarla.
E’ una corsa tattica e molto nervosa, sapevo dove e come farmi trovare pronto. Nei giorni successivi mi sono mosso bene e ho conquistato una bella vittoria finale.


Un successo che ti mancava e che può servire al Federico del futuro?
In questi due anni, il terzo è in corso, nel devo team della Soudal-QuickStep ho capito di essere un corridore che può essere competitivo su percorsi mossi e nervosi. Tra Francia e Belgio mi sono sempre trovato bene, così come al West Bohemia. Prediligo molto le gare ricche di sali e scendi, nelle quali non è facile rifiatare.
Rispetto a quando sei partito per il Belgio ti senti diverso?
Tecnicamente no. Al mio ultimo anno da juniores sapevo di avere determinate caratteristiche e le ho migliorate nel corso di queste stagioni. Sono cresciuto, questo sicuramente. Per il resto rimango un corridore che ha voglia di attaccare, mi rivedo molto nell’atleta che ero. Probabilmente l’aspetto in cui sono migliorato maggiormente è sugli sforzi brevi, tra i 5 e i 10 minuti.


Crescita che può portarti a fare il salto nel WorldTour il prossimo anno?
Ne sto ancora parlando con il team. Ci sono diversi aspetti da considerare e sui quali dobbiamo confrontarci. Sicuramente non ho paura di fare un altro anno tra gli under 23. La squadra non mi mette fretta, hanno le idee chiare e si fidano di me. Ho il pieno sostegno e non mi sento di voler anticipare i tempi. Ho già avuto modo di correre con i professionisti.
E cosa ne dici?
Che il salto è grande, molto. L’idea per il 2026 potrebbe essere quella di rimanere un altro anno tra gli under 23 (sarebbe il quarto e l’ultimo, ndr) e fare ancora più esperienze con la formazione WorldTour. Sarebbe un modo per “alleggerire” il salto e arrivare ancora più pronto. Il rischio è di bruciarsi e non ne vedo il motivo. E poi c’è il discorso nazionale.


In che senso?
Con le nuove regole UCI che impediscono agli atleti professionisti di correre con le nazionali under 23 c’è un incentivo in più nel restare nella categoria. Se pensiamo che questa restrizione si allargherà anche alle prove di Nations Cup allora la cosa diventa molto limitante. Restare tra gli under mi darebbe modo di fare ulteriori esperienze e di provare ad arricchire il mio palmares.
Cosa manca?
Una vittoria importante. Ma basterebbe iniziare a vincere con più frequenza, insomma voglio passare nel WorldTour ritagliandomi anche più spazio per me. La Soudal sta cambiando molto, l’addio di Evenepoel rivoluzionerà il team. Si punta tanto su Paul Magnier e sul costruire una squadra giovane capace di stargli intorno. Vorrei farne parte, vero, ma senza rinunciare alle mie ambizioni personali.