Regole UCI: aziende nel caos. Ma ecco le prime reazioni

17.07.2025
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Qualche settimana fa, il 12 giugno per la precisione, l’UCI ha reso pubbliche alcune nuove e importanti regole che entreranno in vigore dal prossimo gennaio. Norme che puntano alla sicurezza, ma che impattano su una cospicua parte dei materiali utilizzati dai professionisti. Le modifiche riguardano manubri, ruote, rapporti, gomme, telai (qui potete rileggere nello specifico il tutto).

Vi avevamo già accennato nell’editoriale di lunedì quale problema enorme rappresenti questa svolta improvvisa per le aziende. Stavolta, quindi diamo voce proprio ad alcune di loro: quelle che per prime hanno avuto il coraggio di farsi sentire.

Decathlon e Van Rysel, ad esempio: un’enorme parte dei manubri già prodotti non sarà più omologata secondo i regolamenti UCI. In teoria, non si potranno nemmeno utilizzare in una gran fondo sotto l’egida della Federazione e di riflesso dell’UCI. Prendiamo anche l’ultima bici Factor, per esempio, vista al Tour, con forcella e carro molto ampi: sarà fuori norma. E la lista dei brand coinvolti è lunga.

Jean Paul Ballard CEO di Swiss Side durante la presentazione delle nuove ruote Ultimate e Classic a Lille alla vigilia del Tour
Jean Paul Ballard CEO di Swiss Side durante la presentazione delle nuove ruote Ultimate e Classic a Lille alla vigilia del Tour

Già a Lille il clima era teso

La querelle è esplosa in pieno giugno. Molte aziende si erano organizzate, anche in vista del Tour de France, per presentare i propri nuovi prodotti, approfittando della visibilità garantita dalla corsa francese.

A una di queste presentazioni eravamo presenti anche noi. Ricordate le ruote Swiss Side? Ebbene, al netto della qualità indiscutibile, una parte delle nuove ruote, tra cui le Ultimate (quelle di fascia più alta), non potrà essere utilizzata da gennaio. Parliamo dei modelli da 85 e da 68 millimetri, quando il nuovo limite imposto è 65. Daniele Cerafogli, del marketing team di Swiss Side, non aveva nascosto il disappunto, specie per le tempistiche con cui l’UCI aveva comunicato i cambiamenti. Oltre allo sviluppo praticamente vanificato, questi modelli erano già entrati in produzione.

Il grafico presente nella lettera che Swiss Side ha inviato all’UCI. In pratica più le linee hanno un valore di yaw basso e più la ruota è stabile. Si nota come quella da 68 mm sia più efficiente
Il grafico presente nella lettera che Swiss Side ha inviato all’UCI. In pratica più le linee hanno un valore di yaw basso e più la ruota è stabile. Si nota come quella da 68 mm sia più efficiente

Le prime lettere

Proprio ieri, Swiss Side ha inviato una lettera all’UCI, firmata dal CEO Jean Paul Ballard. Una lettera lunga, dettagliata, in cui sono elencate le criticità: danni economici, produzione già avviata, impossibilità di essere pronti a inizio 2026.

Secondo Swiss Side, una ruota con profilo più alto ma progettata con un determinato disegno (profondità e larghezza del canale) è più sicura in termini di stabilità e guidabilità rispetto a una ruota con profilo più basso. Nel documento è allegato anche un grafico con dati della galleria del vento, che mostra l’impatto del vento trasversale (fino a 15°) sul cerchio.

Nel finale della lettera, a dimostrazione che qualcosa si muova, si legge: «L’UCI, in quanto organo di governo del ciclismo, dovrebbe sempre essere considerato responsabile, obiettivo e inclusivo. Le azioni attuali non sono coerenti con questi valori. Chiediamo pertanto un’urgente riconsiderazione della recente modifica all’attuazione del regolamento».

Davide Guntri di Deda Elementi (qui a colloquio con Maestri): il rapporto con i team è costante sia in termini di performance che di sicurezza
Davide Guntri di Deda Elementi (qui a colloquio con Maestri): il rapporto con i team è costante sia in termini di performance che di sicurezza

La voce delle aziende

Abbiamo sentito Davide Guntri di Deda Elementi, che rappresenta bene i brand che si erano mossi in base a un regolamento poi modificato improvvisamente. Grazie alla sua disponibilità e chiarezza ci ha aiutato ad approfondire l’argomento. In precedenza, anche Gianluca Cattaneo, responsabile dell’azienda lombarda, aveva espresso la sua contrarietà in un post su Linkedin.

Davide, ci sono aziende che si ritrovano con una parte di prodotti fuori norma, già in produzione. E’ davvero così?

No, non una parte: la maggior parte è già in produzione. Parlo di tutti i prodotti presentati a Eurobike, la fiera più importante in Europa e tra le prime al mondo. Ruote da 70 millimetri, manubri da 38 centimetri. Per esempio, noi di Deda abbiamo dovuto fare una frenata improvvisa e ora ci troviamo in difficoltà con tutte le squadre che sponsorizziamo. Avevamo già dei prodotti pronti per la consegna, tipo i manubri. E adesso cosa facciamo?

Di solito c’era un confronto tra UCI e brand?

Sì, ma stavolta non c’è stato nessun confronto. Loro hanno deciso e noi lo abbiamo saputo dopo.

Chi ha cambiato le carte in tavola? L’associazione SafeR c’entra qualcosa?

Davvero non lo so. Ma l’iter non doveva cambiare, soprattutto a ridosso della fiera più grande dell’anno o quando tutte le squadre hanno i nuovi manubri montati. Anche le aziende di bici hanno già avviato la produzione per il 2026. Canyon, ad esempio, ha un manubrio che non andrà più bene. Peggio ancora Ridley: tutti i loro manubri saranno fuori norma, dalla squadra WorldTour a quella femminile e development. La perdita economica è notevole. Anche perché non tutti i fornitori accettano di fermare la produzione. Cosa facciamo, rottamiamo tutto?

La sicurezza in primis, ma non si può ridurre alla larghezza di un manubrio o di una gomma, quando ancora i piedini delle transenne spuntano nella careggiata
La sicurezza in primis, ma non si può ridurre alla larghezza di un manubrio o di una gomma, quando ancora i piedini delle transenne spuntano nella careggiata
Parliamo di professionisti, ma un cicloamatore potrebbe comunque usare questi componenti?

Certo, ma l’amatore segue le tendenze dei pro’. E non posso quantificare la perdita, ma potrebbe essere pesante per tutte le aziende coinvolte. Persino quelle che fanno i gruppi.

Ti riferisci al pignone da 10 denti di Sram che manderebbe oltre il limite di sviluppo metrico il set con molte delle sue corone?

Esatto. Le loro cassette sono un monoblocco, non basta togliere un ingranaggio.

Volendo essere maliziosi Shimano e UCI sono molto vicini…

Sembra che Shimano abbia detto all’UCI di fare attenzione, che certe regole avrebbero messo in difficoltà anche altri costruttori di gruppi. Hanno avuto una posizione molto corretta.

Il punto è capire se si tratta di sicurezza reale o solo di facciata…

Esatto. Siamo andati all’estremo. E’ giusto: non puoi far correre un ragazzo alto due metri con un manubrio da 36 centimetri. Però se vogliamo parlare di sicurezza vera, dobbiamo uscire dalla questione materiali. Vogliamo parlare di transenne, curve non messe in sicurezza, spartitraffico… E poi fermi le aziende? E indirizzi fortemente il mercato?

Anche i team dicono di aver ricevuto un questionario UCI pochi giorni prima delle nuove norme…

Immagino! Qualche sera fa ero in pista, a Crema, come presidente della FCI della provincia. Parlando con Ivan Quaranta mi ha raccontato che quando tre anni fa svilupparono con Pinarello il manubrio Most, il loro ingegnere suggerì di lavorare su un manubrio da 35, non da 33 centimetri. «Vedrete che il 33 non andrà più bene», gli disse.

Guntri non nega che certe regole servano. In qualche caso si è andati oltre, come questa piega da 28 cm per la pista (dove il limite è stato portato a 35 cm)
Guntri non nega che certe regole servano. In qualche caso si è andati oltre, come questa piega da 28 cm per la pista (dove il limite è stato portato a 35 cm)
A chi giova questa situazione?

Bella domanda. Quando il nostro direttore mi ha mandato l’estratto della normativa, mi si è gelato il sangue. Mi sono chiesto: «Cos’è successo? Ho sbagliato qualcosa nella lettura delle regole?». Ti viene da pensare di aver perso qualcosa. Leggi e rileggi. Poi vedi la realtà dei fatti. E’ difficile orientarsi tra le regole. Quelle della crono, ad esempio, sono complesse da interpretare anche per noi. E a proposito di crono e di precisione da parte dell’UCI, vogliamo parlare delle dime con cui misurano se una bici è a norma?

Parliamone…

Al Giro dItalia, alcune bici di un team con cui abbiamo un buon rapporto anche se non è nostro cliente, andavano bene per la crono in Albania, ma non a quella di Pisa. Stesse bici, identiche. E poi parliamo di sicurezza: vogliamo discutere della quantità di macchine al seguito? Ci sarebbero tante regole da sistemare prima di agire sui materiali. Perché nella crono esistono tre categorie (1, 2, 3) per altezza dell’atleta e misure del mezzo e su strada no? Basterebbe introdurre lo stesso sistema e risolveresti.

Chiaro, senza vietare certi prodotti. E questo automaticamente sistemerebbe anche il settore femminile, che per assurdo in alcuni casi vede ingrandirsi i manubri oltremodo…

Ripeto: la sicurezza viene prima di tutto. Va bene fare regole che spingano in quella direzione. Però affrontiamola per gradi. Troviamo qualcosa che protegga sotto al casco, dico per dire. E facciamolo con le tempistiche giuste e con dialogo.

Ci sarà una reazione delle aziende? L’UCI dovrà dare delle spiegazioni, no?

So che ad Eurobike Adam Hansen (presidente del CPA, ndr) e un ispettore UCI hanno incontrato i produttori. Spero che venga concessa una deroga per il 2026, perché i tempi sono troppo stretti e in molti non riusciranno a rifare tutto in tempo.