CAMISANO VICENTINO – Il nuovo Abus AirBreaker nasce in Italia, nello specifico a Camisano Vicentino all’interno di Maxi Studio, la medesima azienda dove ha preso forma GameChanger, il casco aero dell’azienda tedesca. Maxi Studio è stata acquistata da Abus nel 2021.
Entriamo nello specifico del nuovo casco, anche grazie al Product Manager Lukas Tamajka. Rispetto alla versione precedente, la 2.0 ha un design molto simile, ma al tempo stesso differente. Vuole essere efficiente sotto il profilo aerodinamico e massimizzare (ancora di più) la ventilazione, configurarsi al meglio con gli occhiali (le forme di questi ultimi sono cambiate moltissimo negli ultimi anni), essere un riferimento per qualità.


L’alta gamma di Abus è Made in Italy
«Un nuovo casco è il risultato di un insieme di fattori. Io non sono un ciclista professionista – ci dice Tamajca – non lo sono stato, ma sono un disegnatore di caschi che si affida a diversi specialisti per lo sviluppo del prodotto. Gli specialisti sono i corridori in attività ed i performance manager dei team supportati, ai quali chiedo cosa serve e di cosa hanno bisogno. Quello è il punto di partenza. Oggi si tiene conto (anche) del posizionamento nel mercato e di conseguenza del parere del reparto marketing, ma non si prescinde dalla qualità finale e dalla qualità delle materie prime.
«Un casco significa sicurezza – prosegue Tamajca – protegge la testa, non un dettaglio. Il nuovo AirBreaker 2.0 è stato rivisto, aggiornato, migliorato dove possibile, ma il progetto originale non è stato stravolto. Il DNA AirBreaker è ben visibile. Potrei riassumere i punti chiave del progetto in quattro passaggi: ventilazione, aerodinamica e sicurezza, cura maniacale di ogni dettaglio, inclusa la produzione».




La produzione italiana è sinonimo di passione
Tamajca racconta che la prima volta che è stato in Italia, all’interno di Maxi Studio, e si è trovato a contatto con i designer, non è rimasto colpito soltanto dallo studio necessario alla progettazione e la realizzazione di caschi da bici.
«Ho percepito passione – dice – la volontà di creare qualcosa a favore della sicurezza, la ricerca del miglioramento e naturalmente del buon gusto nei termini dell’estetica. Questa passione è un valore aggiunto? E’ molto di più: è il valore che fa la differenza».


I punti chiave di AirBreaker 2.0
Il nuovo AirBreaker 2.0 si basa su una struttura portante composta da una gabbia anteriore annegata nel mold EPS, sull’inserto (Aero Blade) in carbonio superiore/posteriore, oltre “all’iconica stella” sul retro che funge principalmente da estrattore. Non in ultimo dai punti di ancoraggio interni dove si innesta il sistema di ritenzione (la gabbia ed il rotore sono prodotti in Svizzera da un’azienda partner).
Inoltre, sono da considerare anche le fibbie laterali anti sfarfallamento e le imbottiture interne Made in Italy, che ora diventano flottanti (completamente diverse rispetto alla versione precedente e usate nella versione standard senza Mips, mentre la ACE adotta Mips Air Node e la chiusura magnetica delle fibbie).








Rispetto alla versione precedente
AirBreaker 2.0 ha mantenuto un impatto estetico del tutto accostabile alla versione precedente, eppure le diversità ci sono e sono importanti. Anteriormente c’è una svasatura centrale e sono state aggiunte le due bocche laterali. Queste ultima sono fondamentali per aumentare la ventilazione in punti molto critici in fatto di termoregolazione. Inoltre, la rientranza centrale bene si abbina a modelli di occhiali dotati di frame particolarmente rialzato.
Sono stati aggiunti due inserti laterali che fermano le aste degli occhiali. Non è variato il numero di asole d’ingresso per l’aria, mentre è cambiata (aumentata) la superficie di ogni singola feritoia. La sezione posteriore è più arrotondata ed è stato eliminato il piccolo spoiler, lasciando completamente libero il punto di estrazione dell’aria.


Alcuni numeri e dettagli
Il nuovo Abus AirBreaker è molto leggero: 205, 210 e 220 grammi dichiarati nelle rispettive taglie, S, M (quella usata da noi) ed L. Il peso ridotto? E’ un vantaggio a patto che il casco sia fatto ad hoc, grazie a materie prime di qualità assoluta e senza compromessi. Qui non manca nulla di tutto questo.
Due i prezzi di riferimento: 349 e 299 euro, con e senza Mips. Otto le combinazioni cromatiche disponibili, tre delle quali con il Mips integrato.




I nostri feedback
Il fitting è del tutto accostabile alla versione AirBraker della prima generazione. Ovvero un casco impercettibile una volta indossato, con una calzata profonda e particolarmente avvolgente, soprattutto nella sezione temporale dietro le orecchie ed in particolare su tutta la zona occipitale. Il comfort è stato ulteriormente migliorato. Grazie alle imbottiture, migliorate e più stabili, soprattutto nella parte frontale e laterale. AirBreaker 2.0 sfrutta anche una ventilazione maggiore sulla fronte e una combinazione ottimale con occhiali che hanno forme al pari di mascherine. Le due bocche laterali (aggiunte) funzionano tanto e bene, sono un altro valore aggiunto del 2.0.
Non in ultimo le fibbie, uno dei punti chiave di Abus da quando ha introdotto questo tipo di accessorio. E’ vero, non sfarfallano quando si prende velocità, rimangono perfettamente aderenti al viso e non si inzuppano di sudore, ma soprattutto non presentano i passanti in materiale plastico (e non è poca cosa). E poi c’è la cura del dettaglio, a nostro parere migliorata una volta di più ed in ogni settore del casco.












In conclusione
Un casco Abus è qualcosa che va oltre i numeri, i dati, le performance evidenziate dai protocolli. Il nuovo AirBreaker 2.0 ha il merito di non discostarsi in modo eccessivo dal “vecchio” modello, simbolo di comodità e versatilità d’impiego. E’ molto leggero e nonostante questo mette sul piatto dei valori di sicurezza che sono diventati un riferimento e dove il Made in Italy non è un dettaglio.
Cosa comporta il Made in Italy nel caso del nuovo casco Abus? Cura del dettaglio e qualità, elevati standard di sicurezza e produttivi, la capacità di combinare tecnologie macchinari all’avanguardia alla manodopera super specializzata. Macchine e tecnologie completano un processo produttivo che vede le maestranze ancora al centro.