Skerl: il cammino al CTF è finito, ora è tempo di WorldTour

22.10.2024
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Il rapporto tra il CTF Victorious e la Bahrain Victorious ha creato un canale di collaborazione e lavoro reciproco sempre più forte negli anni. Tanti ragazzi sono passati dal team continental friulano alla formazione WorldTour. Nel 2023 sono due quelli arrivati nel professionismo grazie a questo binomio: Alberto Bruttomesso e Nicolò Buratti, mentre l’anno precedente era toccato a Fran Miholjevic. A fine 2024 saranno tre i corridori che arriveranno nel mondo dei grandi: Daniel Skerl, Max Van Der Meulen e Zak Erzen. 

Daniel Skerl dopo tre anni saluta il CTF e passerà professionista (photors.it)
Daniel Skerl dopo tre anni saluta il CTF e passerà professionista (photors.it)

Al lavoro per il futuro

Daniel Skerl, velocista triestino dalle origini multietniche, si è guadagnato questa occasione con la fatica e l’impegno messo nei tre anni corsi alla corte di Renzo Boscolo. Un segno di grande fiducia nelle sue potenzialità e qualità. Skerl continuerà il cammino iniziato al CTF Friuli nel 2022 (in apertura la vittoria al GP Misano 100, foto ufficio stampa CTF). Con lui ha lavorato a stretto contatto Andrea Fusaz, preparatore del team friulano, che se lo ritroverà anche alla Bahrain Victorious

«Skerl – spiega Fusaz – ha raccolto più nel 2023 che in questa stagione, a livello di risultati. Quest’anno ha avuto diversi intoppi che gli hanno impedito di essere al meglio. Ha iniziato con un problema al ginocchio, mentre in primavera alcuni malanni lo hanno rallentato. Poi, come abbiamo fatto spesso con i ragazzi che sapevamo sarebbero passati professionisti l’anno dopo, lo abbiamo fatto correre in gare differenti da quelle nelle sue corde. Un modo per abituarlo a ciò che troverà nel mondo dei professionisti. Nel 2023 abbiamo fatto lo stesso con Alberto Bruttomesso. Questi ragazzi hanno corso in appuntamenti diversi per aumentare la loro cilindrata e i giri del motore».

Qui alla Ronde de l’Oise nella quale ha vinto una tappa e la classifica di miglior giovane
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Skerl nei suoi tre anni non ha ottenuto risultati di grande rilievo…

Anche da junior ha vinto meno del previsto, ma da under 23 ha fatto una crescita a livello di numeri molto importante ma costante. Nel 2024 sapevamo che avremmo dovuto lavorare di più sul piano mentale e fisico. Skerl dovrà crescere ancora, soprattutto negli sforzi prolungati e lo farà sicuramente. Penso che potrà dire la sua negli sprint, ha le caratteristiche giuste. 

Quindi i suoi dati vi hanno spinto a fare questo salto?

A numeri non deve invidiare nessuno, poi l’atleta si vede anche nei momenti di gara, come gestisce la pressione e la vita fuori dalla bici. Il ragazzo ha 21 anni, dovrà trovare il suo equilibrio per avere la giusta serenità e confidenza nei propri mezzi. Poi c’è da dire una cosa. 

Skerl nel 2024 si è messo alla prova su terreni diversi e più impegnativi, una antipasto di quanto troverà nel WT (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
Skerl nel 2024 si è messo alla prova su terreni diversi e più impegnativi, una antipasto di quanto troverà nel WT (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
Quale?

Che il salto di categoria è sempre un passo al buio. Tanto dipende dalla personalità del corridore e se sente o meno la pressione. Nel momento in cui si entra in una nuova dimensione non è facile. Lo stesso si può dire per Milan: al secondo anno da professionista si vedeva potesse fare ciò che ha fatto quest’anno. Solo che oltre al fisico e alla forza serve una maturazione mentale e psicologica. Le risposte dall’atleta devono arrivare anche dalla testa oltre che dalle gambe. 

Sappiamo che al CTF difficilmente si lavora con i quarti anni, questo ha influito sul passaggio di Skerl?

Abbiamo ritenuto il ragazzo pronto per passare con i professionisti. Il nostro percorso di crescita prevede che dopo due anni di lavoro si hanno due opzioni: o hai capito e assimilato il nostro metodo oppure no. Ci sono dei valori e dei principi che vogliamo trasmettere e se non riusciamo, o non vengono assimilati, è inutile insistere. Poi ci riserviamo di attendere un anno in più perché ci possono essere complicazioni o rallentamenti. Ma diciamo che tre anni, di default, vanno bene.

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Quindi era impensabile lasciare Skerl un anno in più negli U23?

Sì, perché il rischio è di avere ridondanza nel sistema di allenamento e di crescita. Noi nel 90 per cento dei casi tiriamo fuori il massimo dall’atleta in tre anni. Considerando che Skerl ha fatto un percorso lineare con noi, abbiamo pensato fosse giunto al termine. 

Meglio quindi farlo passare e proporgli un cammino come quello di Bruttomesso?

Sì. Crediamo sia meglio entrare con i giusti passi nella categoria superiore, dove non ci sono livelli al di sopra. I ragazzi arrivano nel professionismo e fanno le gare che servono loro per crescere. Questo permette loro di fare la giusta crescita fisica e mentale: acquisiscono dimestichezza, fiducia e i movimenti da fare in gruppo.