Q36.5 e il perfezionamento continuo tra ricerca e sviluppo

17.10.2024
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BOLZANO – Il quartier generale di Q36.5 nella città altoatesina è circondato da pendii e alberi, tra i quali si incastrano nuvole grigie pesanti e piene di pioggia. La stanza in cui sono riuniti i giornalisti è la più grande dello store ed è ricca di capi d’abbigliamento e collezioni differenti. Dal kit utilizzato dal team professional (in apertura foto Moises Aguilera), alle giacche invernali, passando per pantaloni di diversa conformazione e utilizzo. Da anni il marchio bolzanino ha come obiettivo quello di realizzare prodotti in grado di offrire ai ciclisti la miglior performance possibile. Il nome Q36.5 ha una duplice “composizione”. La prima è la “Q” della parola latina quaerere” ovvero ricercare. La seconda parte, ovvero 36.5, rappresenta l’obiettivo della ricerca dei tecnici nel realizzare questi capi. E’ stato studiato infatti che la temperatura corporea ideale per il corpo umano, grazie alla quale è possibile avere le migliori prestazioni sportive, è 36,5 gradi centigradi. 

La ricerca e lo sviluppo di Q36.5 sono andati sempre in questa direzione. Dalla maglietta estiva alla giacca più pesante per l’inverno. L’obiettivo è garantire all’utente finale il giusto clima e la corretta temperatura per performare al meglio una volta salito in sella. 

I test di Q36.5 non riguardano solamente l’abbigliamento ma anche le scarpe
I test di Q36.5 non riguardano solamente l’abbigliamento ma anche le scarpe

Il mondo di ricerca e sviluppo

Dietro una porta a vetri scorrevole si accede a delle scale che portano agli uffici di Q36.5. Qui si lavora alla ricerca della qualità, del gusto e della tecnica che contraddistinguono questo marchio. Un mondo che abbiamo deciso di esplorare insieme a Manuel Cazzaro, Product Manager, Production Manager & R&D Assistant di Q36.5. 

«Ovviamente per noi è un pallino – racconta – ogni prodotto ha una tecnicità e cerchiamo di mantenere più stabile possibile la temperatura nel corso dell’attività sportiva. Il nostro obiettivo è di dare un’offerta ampia a livello di collezione ma con determinate scelte specifiche per coprire i diversi range di temperatura. I capi devono essere il più versatili possibile, in modo da adattarsi a diverse condizioni, senza però esagerare. Ad esempio, per la stagione invernale abbiamo due giacche termiche in grado di coprire qualsiasi temperatura. Il fulcro è l’adattabilità a diverse condizioni». 

Grazie alla collaborazione con Eurac è stato possibile studiare e perfezionare nuovi tessuti
Grazie alla collaborazione con Eurac è stato possibile studiare e perfezionare nuovi tessuti
La vostra ricerca parte quindi dai tessuti?

Esattamente, in questo abbiamo incentrato gran parte della ricerca e dello sviluppo. Q36.5 ha un’esperienza più che trentennale e collaboriamo con diverse realtà per lo sviluppo di tessuti che sono proprietari e a nostro uso esclusivo. La ricerca e lo sviluppo sono la nostra “ossessione” e già dal 2015-2016 siamo partiti con un’analisi completa della catena di vestizione. La combinazione di diversi capi per formare l’outfit utilizzando e combinando diversi parametri.

Quanto è importante per voi l’appoggio a istituti esterni?

Per anni abbiamo collaborato con l’Eurac, un centro di ricerca privato qui nella provincia di Bolzano. Loro hanno progettato una camera termoclimatica che si chiama Terra X-Cube nella quale si possono effettuare diversi test. Si stabiliscono i parametri: altitudine, pressione, temperatura, ecc… Riusciamo anche a replicare la velocità del vento. In questo modo fissiamo una serie di parametri di azione del ciclista: riscaldamento, salita, discesa, spinta. Il tutto grazie a dei sensori di temperatura e umidità i quali, alla fine del test, ci forniscono le performance di ogni singolo capo

Q36.5 ha come obiettivo la ricerca e l’innovazione al fine di migliorare la performance
Q36.5 ha come obiettivo la ricerca e l’innovazione al fine di migliorare la performance
In modo da avere prodotti che rispecchiano il famoso standard di 36,5 gradi centigradi?

Esatto. Dal 2020 la nostra collaborazione si è allargata anche a Core, la quale con i suoi sensori sviluppati all’Università di Vergata ci ha dato una grande mano nella crescita e nello sviluppo. Utilizziamo un sensore modificato rispetto a quello che viene comunemente venduto, dedicato proprio alla ricerca. L’algoritmo sviluppato da Core permette di calcolare la temperatura interna del corpo. A noi come Q36.5 interessa l’heat flux ovvero il flusso di calore che esce dal corpo dell’atleta. Si tratta di un dato interessante, perché più un capo è traspirante maggiore sarà questo numero.

Ci sono altri parametri rilevanti?

Noi ne usiamo diversi. Grazie a Core riusciamo ad avere un confronto rapido con: temperatura, tempi di asciugatura e tanti altri dati che entrano a far parte dell’analisi finale. 

I continui test con i corridori del team professional hanno permesso lo sviluppo di materiale sempre nuovo (foto Moises Aguilera)
I continui test con i corridori del team professional hanno permesso lo sviluppo di materiale sempre nuovo (foto Moises Aguilera)
Ad esempio?

Q36.5 si focalizza molto sul cooling convettivo ovvero quanto un capo permette un effetto di raffreddamento del corpo attraverso il tessuto. C’è una prima fase di carico del sudore, quindi il prodotto si bagna e assorbe liquidi. La cosa importante sono i tempi di asciugatura, che devono essere molto rapidi. E’ un dato fondamentale per la ricerca, al fine di avere un capo in grado di assorbire calore e di dissiparlo velocemente, senza far raffreddare eccessivamente il corpo dell’atleta. 

La collaborazione con Core vi ha permesso di realizzare tessuti nuovi?

I nostri esami mensili ci permettono di avere uno sviluppo continuo, grazie al confronto tra analisi vecchie e nuove. In questo modo non dobbiamo sempre andare nella stanza termoclimatica. Oltre allo sviluppo dei tessuti nuovi la collaborazione con Core ci ha mostrato come il corpo umano sia perfettamente simmetrico. Ci sono diversi studi che dimostrano come la produzione di calore e di sudore del corpo sia perfettamente pari tra la parte sinistra e quella destra.

Questa è una delle maglie “specchiate” dove si studiano e confrontano le risposte tecniche dei vari tessuti
Questa è una delle maglie “specchiate” dove si studiano e confrontano le risposte tecniche dei vari tessuti
Che porte vi ha aperto questa scoperta?

Creando delle maglie con due tessuti diversi, perfettamente simmetriche, possiamo andare ad analizzare il peso del capo prima e dopo l’utilizzo e soprattutto con una serie di sensori Core mettiamo in evidenza subito le differenze tra un tessuto e l’altro. Così da modificare alcuni tessuti e scartarne degli altri. Si tratta di una nuova forma di sviluppo più “leggera”. 

Quali sono i prodotti più difficili da realizzare?

Tutti sono molto complessi, perché un capo estivo può essere estremamente leggero e viene usato dai professionisti. Ma questo non può andare bene per gli amatori perché non producono gli stessi watt e il medesimo sforzo. Dall’altro lato il capo invernale è molto ricercato e ad esempio noi ci siamo discostati già da molti anni dal tradizionale soft shell trilaminato o altri tessuti come il Gore-Tex.

Nei prodotti invernali, come le giacche, sono state scelte una serie di combinazioni di vari tessuti
Nei prodotti invernali, come le giacche, sono state scelte una serie di combinazioni di vari tessuti
Che tipo di tessuti utilizzate?

Le soluzioni che stiamo andando a sviluppare negli ultimi anni prevedono una combinazione di vari tessuti a sé stanti. Un esempio lo si trova nella nostra giacca Gregarius, nella quale l’indirizzamento della membrana verso l’interno ci permette di evitare uno strato di colla, e di avere un tessuto estremamente leggero. Un’altra novità è il tessuto Air Insulation, realizzato al 100 per cento in poliestere. Un materiale naturalmente idrofobo, in grado di caricare meno sudore. La sua struttura molto alta, con questa rete aperta crea uno strato d’aria tra la pelle, il corpo e lo strato esterno del capo. Si crea un cuscinetto in grado di isolare termicamente il ciclista, perché alla fine l’aria è il miglior heat retainer che esista.

Q36.5 quanto è lontana da raggiungere effettivamente l’ottenimento di questo range di temperatura nelle ricerche e nello sviluppo dei suoi prodotti?

Dipende. La cosa bella è che la ricerca non si ferma mai. Anche i capi che sono attualmente in collezione vengono rinnovati per cercare di dare al cliente il miglior prodotto possibile.