Alla fine, zitto zitto com’è nel suo stile, Carlos Rodriguez è arrivato quarto al Criterium du Dauphiné. Lo spagnolo è un regolarista, ma di una sostanza potremmo dire alla Indurain, tanto per restare nella penisola iberica e scomodare un gigante. Una sostanza e un rendimento che non hanno lasciato indifferente neanche Carlos Sastre, che un Tour lo ha vinto: quello del 2008.
«Non ci sono molti corridori spagnoli di altissimo livello oggi – ha detto Sastre ad Europa Press – ma quelli che ci sono, sono davvero molto bravi. Penso a Carlos Rodriguez e a Juan Ayuso. Sono corridori combattivi, che entrano bene in gara e, nonostante siano giovani, hanno già esperienza. Non ho dubbi che lotteranno per darci di nuovo grandi gioie».
Avanti così
Dopo il suo ormai classico avvicinamento al Tour de France, il corridore della Ineos Grenadiers era andato al Delfinato con lo scopo di rifinire la preparazione. E forse ha reso anche meglio di quel che lui stesso si aspettava. Tanto che dopo la vittoria ottenuta nella tappa finale a Plateau des Glières (nella foto di apertura) è stato più loquace del solito.
«E’ una vittoria che aiuta molto a rafforzare la mia fiducia – ha detto Rodriguez – nell’ultima tappa abbiamo fatto un buon lavoro di squadra, stavo molto bene. In generale concludo questa gara in buona forma e con grande ottimismo per il futuro. Il buon lavoro fatto nella salita finale ha detto di una Ineos che funziona alla perfezione, tutto è andato secondo i programmi. La preparazione è stata buona».
Tra l’altro si parla non poco del grande feeling tra lui e Laurence De Plus, mentre Pidcock, altro capitano designato della Ineos Grenadiers al Tour, dal Giro di Svizzera non ha lanciato grandi segnali di amicizia. «Sono io quello che deciderà come voglio che sia il mio Tour», le sue parole.
L’erede di Sastre
Ma torniamo a Carlos Rodriguez. «Nel caso di Carlos – ha ripreso Sastre – l’anno scorso è stata un’esperienza unica per lui. Quest’anno arriva al Tour appunto con quell’esperienza che è stata estremamente importante, gli ha mostrato molte cose. Carlos è stato colui che è rimasto più vicino a Vingegaard e Pogacar e magari si è avvicinato ancora un po’».
In qualche modo i due Carlos si somigliano: entrambi amano andare di passo, non sono esplosivi, vanno molto forte a crono. Forse Rodriguez è un po’ più scalatore di Sastre, ma oggi poi queste etichette – cronoman, scalatore – contano poco quando si parla di classifica nei grandi Giri. Bisogna andare forte su tutti i terreni.
«Rodriguez è completo e come detto si è avvicinato a Vingegaard e Pogacar e per questo credo che in un modo o nell’altro potrà esserci», riferendosi presumiamo al podio. E ancora: «E’ emozionante vederlo in azione».
Podio possibile?
Davvero quindi Carlos Rodriguez può puntare al podio del Tour? Facciamo “due conti”. Da inizio anno ha mostrato grande solidità. La sua preparazione non ha avuto intoppi e tutto è filato secondo programma. E’ stato un crescendo rossiniano: trentunesimo al Gran Camino, ventottesimo alla Parigi-Nizza, secondo ai Paesi Baschi, primo al Romandia. E quarto al Delfinato.
Di certo Carlos Rodriguez fa parte della schiera di atleti subito alle spalle dei due ultimi dominatori del Tour. Come si è visto anche al Delfinato la lotta con Roglic è stata quasi alla pari. Molto simili in salita: più esplosivo Roglic quando stava bene, ma più solido Carlos alla distanza.
Lo spagnolo ha pagato qualcosa contro il tempo: ì deve crescere ancora un po’. Al Delfinato ha ceduto un minuto allo sloveno, ma solo nella crono aveva già perso 1’02”(abbuoni esclusi entrambe le parti).
E a proposito di Roglic, chi era sul posto ha notato che la defaillance dello sloveno indirettamente abbia dato un grande impulso a Rodriguez, rimasto del tutto stupito dalla controprestazione della Bora-Hansgrohe. «Sono stati fortissimi per tutta la settimana non immaginavamo di batterli», ha detto Carlos ai suoi. Un tarlo di ottimismo che chi lo conosce, assicura, ha messo in cascina pensando al Tour.