E’ il plantare di idmatch e lo abbiamo visto in anteprima ad Eurobike, ma all’IBF di Misano abbiamo approfondito ulteriormente l’argomento. Ci siamo presi un po’ di tempo per lavorarlo e capire al meglio le sue caratteristiche.
Lo abbiamo provato nella misura L2 e dopo che lo abbiamo adattato e calzato per la prima volta non è stato più abbandonato. Entriamo nel dettaglio del plantare.
Più di un plantare
Non si tratta di un plantare personalizzabile, perché il Footbed di idmatch è un sostegno vero e proprio. Si sviluppa su tre misure differenti, aspetto che segue la filosofia della larghezza delle selle di Selle Italia. Le stesse misure di Footbed indicano un arco plantare che appoggia in una maniera specifica. Ci sono i colori che semplificano il riconoscimento della tipologia di appoggio.
Il plantare con il supporto bianco è specifico per un piede che ha un’arcuatura ridotta, con una superficie ampia di contatto con la calzatura.
Quello con il supporto grigio è il medio ed è anche il più diffuso. Ha una distribuzione ottimale dell’inserto in senso longitudinale.
Idmatch Footbed per il piede cavo è quello con il colore nero. E’ specifico per chi ha un arco plantare pronunciato ed ha una volta longitudinale molto alta e pronunciata.
Il plantare più adatto
Per questo c’è il misuratore idmatch, che tramite il contrasto di calore che si genera in fase di appoggio, permette al biomeccanico di capire l’ampiezza dell’arco plantare. Il problema delle misure (lunghezza) non esiste, perché il Footbed si taglia sulla punta senza alcun problema, semplicemente con una forbice, adattandosi facilmente a qualsiasi forma di scarpa.
E’ costruito con un materiale morbido e traspirante, gradevole quando il piede è appoggiato sopra e che non genera alcun tipo di attrito. Quest’ultimo fattore è importante per limitare in modo esponenziale la crescita del calore all’interno della calzatura. E poi si adatta molto bene alla scarpa, senza arricciarsi una volta inserito.
Supporto anche dietro
Il posteriore di Footbed non è piatto. I due lati, fino al punto mediano del piede, ha una sorta di spoiler (aggettivo che permette di capire al meglio il design) che sostiene, riempie la scarpa e supporta il piede, adattandosi e senza creare pressioni. Davanti non ha protuberanze e le dita del piede si muovono liberamente; è utile per chi sta in sella tante ore.
Li abbiamo provati, ecco i nostri feedback
Parlare e scrivere di plantari è un argomento sempre delicato, perché è un ambito dove la soggettività regna sovrana. Spesso ci si chiede, a giusta ragione se è necessario dotarsi di un plantare custom. Bisogna partire dal presupposto che un prodotto di qualità e fatto a regola d’arte è costoso talvolta ha bisogno di una fase di adattamento non banale.
Poi ci sono i plantari come idmatch Footbed, che hanno il compito di coprire quella fascia di prodotti che creano principalmente un sostegno utile alla pedalata. Non sono invasivi, sono gestibili da qualsiasi tipologia di utente e hanno un giusto rapporto tra la qualità ed il prezzo (59 euro di listino). Sono in grado di cambiare la qualità della pedalata, ma anche una volta scesi di sella e tolte le scarpe da ciclista, non “obbligano” ad utilizzare un plantare custom per le scarpe di tutti i giorni. Il piede è libero, durante e dopo l’attività in bici.
Non adottano la soluzione del riempimento delle “zone vuote” del piede, di conseguenza non creano pressioni sulla pianta del piede, ma creano un supporto longitudinale nella zona mediana e posteriore. Anche per questo motivo il piede gode di una ottima libertà.
Non modificano il volume
Uno dei vantaggi di Footbed è quello che non modifica (o lo fa in minima parte, impercettibile) il volume interno alla scarpa. Un fattore che deve trovare una considerazione primaria, in quanto dover cambiare la misura della calzatura per colpa di un plantare con uno spessore non adeguato non è cosa buona.