Orsini e quello stop a 26 anni che fa male

12.01.2021
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Si può lasciare il ciclismo a 26 anni? A quanto pare sì. Ed è quel che è successo ad Umberto Orsini,  ex tricolore junior, ex azzurro e professionista per tre stagioni alla Bardiani CSF Faizanè. Il suo addio ricorda le difficoltà che stanno vivendo molti nostri corridori, che tra Covid e carenza di squadre inevitabilmente si trovano in difficoltà. E rischiano di fermarsi. Ci è andato molto vicino Manuel Bongiorno, per esempio, salvatosi in corner con una Continental. Ragazzi che sicuramente non sono degli assi, questo va detto, ma che non sono riusciti a mostrare il loro potenziale.

Umberto Orsini, nella sua Toscana…
Orsini, nella sua Toscana…
Umberto, che cosa è successo?

E’ successo che a 26 anni la Bardiani non mi ha rinnovato il contratto. Non sono riuscito a trovare una squadra con proposte idonee ed ho fatto questa scelta di vita.

A che età hai iniziato a correre?

Da G1, a sei anni. L’ho fatto perché mi appassionavo a vedere mio zio, Andrea Tafi, vincere. Ammiravo le sue imprese. Volevo farlo anch’io.

Quando sei passato?

Sono passato nel 2018 alla Bardiani. Ho fatto il dilettante alla Mastromarco prima e alla Colpack poi. E sono passato che già ero elite.

Allora è vero che questo ciclismo ti chiude la porta in faccia a 26 anni. Perché secondo te?

Eh, bella domanda. Certamente il Covid ha peggiorato le cose. O sei un campione o un corridore da WorldTour, o è davvero difficile andare avanti. Che poi è la mia storia. Io ho avuto dei problemi fisici e non ho sfruttato al massimo le mie possibilità. E in questo ciclismo o ti fai valere subito o, ripeto, si fa dura. Non ti puoi permettere di avere un problema.

Un giovane Orsini tra Moser e suo zio Tafi ai tricolori juniores del 2012
Umberto con suo zio Tafi ai tricolori juniores del 2012
Che problemi hai avuto?

Io sono stato male a settembre, il momento peggiore vista la stagione. Durante la Tirreno-Adriatico (foto in apertura, ndr) ho iniziato ad avere dolore al ginocchio. Tendinite. Ero anche partito bene cogliendo una bella fuga, poi il dolore, che avevo già avuto, è riemerso in modo importante e di fatto mi sono dovuto fermare lì. Ho provato con biomeccanici e dottori. Chi mi diceva fosse un problema muscolare e chi di posizione in bici. Ho rinforzato la muscolatura e ho provato diverse posizioni, ma non è mai cambiato nulla. Non sono riuscito a venire a capo del problema, magari sono io che sono fragile.

Senti di aver commesso degli errori? C’è qualcosa che non rifaresti?

Bah, io rifarei tutto – ci pensa un po’ Orsini – no, non ho rimpianti.

Ma quindi ce l’hai un po’ con il ciclismo?

Un po’ sì. Mi sarei aspettato di più da me e soprattutto dall’ambiente: non ho trovato quel che sognavo da piccolo.

Orsini, in maglia Colpack, in azione a Capodarco
Orsini, in maglia Colpack, in azione a Capodarco
Cosa intendi per ambiente?

I giovani non sono tutelati. Passano e sono lasciati da soli, non sono seguiti e perdono passione.

De Candido ci diceva che a farli passare troppo giovani (juniores) si correva qualche rischio. Di contro però, se si guarda all’estero sembra esserci la situazione opposta: ragazzi molto liberi. Forse i dilettanti italiani sono troppo seguiti e coccolati?

Io ho corso nella Colpack e quel team è organizzato come quelli dei pro’, ma ci sentivamo come una famiglia. Nonostante ci si giocava il posto per ogni gara: c’era da sudarselo, in corsa e negli allenamenti. Però eravamo più coesi e correvamo con passione. Nel mondo dei pro’ non hai quell’appoggio anche morale, magari un corridore di 35 anni ne ha meno bisogno. In tanti non maturano e restano come quando sono passati. Ma questo succede non solo alla Bardiani, sia chiaro.

Che cosa ti resta di questa tua avventura nel ciclismo? 

Mi poterò dietro le amicizie fatte in questi anni, le persone che mi hanno aiutato e la forza che mi ha dato questo sport per il futuro, per come potrò affrontare i problemi. Saprò stringere i denti e ce la metterò tutta.

E cosa vorresti fare?

Sto cercando lavoro. In questo momento andrebbe bene qualsiasi cosa. Magari sarebbe bello restare nell’ambiente. Io ho un diploma da ragioniere.